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Morta per soccorrere un centauro, Associazione “2NOVE9”: “Per evitare altre tragedie, ecco cosa fare”

11 aprile 2022 | 18:18
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Morta per soccorrere un centauro, Associazione “2NOVE9”: “Per evitare altre tragedie, ecco cosa fare”

L’associazione: “”Per evitare altre tragedie simili, è opportuno che gli utenti della strada vengano informati correttamente, dobbiamo lavorare tutti sulla percezione del pericolo”

Vania Giglio è morta per aiutare il prossimo. La donna di 43anni è scesa dalla sua auto per prestare soccorso ad un giovane centauro 26enne quando, all’improvviso, è stata travolta da un’auto sulla A51. La sua vita si è spenta poco dopo all’ospedale Niguarda di Milano. L’incidente è avvenuto intorno a mezzanotte e mezza tra il 9 e il 10 aprile, nel tratto compreso tra Lambrate e Gobba, in direzione Nord.
Secondo una prima ricostruzione il centauro, avrebbe urtato un’auto guidata da un 31enne. Vania, notato lo schianto, si sarebbe fermata a prestare soccorso venendo purtroppo investita da una vettura che, dato il buio, non si sarebbe accorta di nulla.
“Per evitare altre tragedie simili, è opportuno che gli utenti della strada vengano informati correttamente, dobbiamo lavorare tutti sulla percezione del pericolo. In caso di incidente stradale occorre immediatamente allertare il 112, meglio ancora se lo facciamo tramite l’APP 112 (Where ARE U)  che consente in pochi secondi l’esatta localizzazione del luogo del sinistro. Allertare i soccorsi vuol dire adempiere ai nostri doveri civici ed etici. Se siamo rimasti coinvolti non possiamo rimanere fermi in mezzo alla carreggiata con il nostro veicolo se marciante, dobbiamo invece metterci al riparo alla prima piazzola di sosta disponibile, avendo cura di occupare la parte delimitata dalla segnaletica orizzontale se presente, in alternativa occorre accostarsi il più possibile con il paraurti posteriore al guard rail di inizio piazzola. – spiega Roberto Cancedda, presidente di 2NOVE9 Associazione Vittime incidenti stradali – APS –  Se non possiamo guadagnare un posto più sicuro (in quanto il veicolo non è più marciante), dobbiamo necessariamente mettere in funzione i dispositivi luminosi (quattro frecce) se funzionanti. Se le condizioni di sicurezza lo consentono, dobbiamo metterci al riparo dietro la barriera o guard rail in mezzo alla carreggiata o a bordo strada. Se siamo in terza corsia sarà meno rischioso porci dietro il guard rail accanto alla nostra auto piuttosto che attraversare tutte le corsie fino a superare anche quella di emergenza. In caso di dubbio o incertezze dobbiamo rimanere in auto con la cintura di sicurezza allacciata”.
Ovviamente, come spiegato dall’Associazione: “Quanto sopra previa analisi del luogo dell’incidente: ad esempio alcune delle modalità di riparo sopra descritte non possono essere utilizzate su un cavalcavia.
 Tutto questo perchè un veicolo in transito in tangenziale a 90 km/h impiega, in condizioni ottimali, oltre 100mt per arrestare la sua corsa. Se il conducente non ha la piena visibilità o è distratto nulla potrà essere fatto per evitare un impatto almeno da 130 mt di distanza. Più la velocità è elevata e più lo spazio di frenata necessario crescerà in maniera esponenziale. E’ importante riuscire a trasferire queste informazioni in maniera corretta ai cittadini che spesso non sono preparati ad affrontare situazioni di emergenza simili: a volte l’istinto, l’amore e l’altruismo ci spingono a compiere alcune azioni che risulteranno non essere corrette o, peggio ancora, ci porteranno a mettere a repentaglio la vita degli altri, oltre che la nostra”.
Alle persone coinvolte l’associazione augura una pronta guarigione, mentre si stringe alla famiglia della 41 enne scomparsa.