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Cani, restituzioni post lockdown. Enpa Monza e Brianza: “Nuova frontiera dell’abbandono”

14 giugno 2022 | 12:02
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Cani, restituzioni post lockdown. Enpa Monza e Brianza: “Nuova frontiera dell’abbandono”

“Non posso tenerlo”: è boom di cessioni di cani dopo la Pandemia. L’Enpa sta ricevendo in queste ore tantissime telefonate a seguito dell’uscita sui media di dati sugli abbandoni dei cani in Italia post lockdown.

Non posso tenerlo“: è boom di cessioni di cani dopo la Pandemia. L’Enpa sta ricevendo in queste ore tantissime telefonate a seguito dell’uscita sui media di dati sugli abbandoni dei cani in Italia post lockdown. Proprio qualche giorno fa anche Barbara Zizza, referente Leidaa Monza e Brianza, aveva comunicato che ultimi giorni era stata contattata da parecchi proprietari di cani, soprattutto Pitbull e American staffordshire terrier, che non vogliono più il loro compagno a 4 zampe.

“Per quel che ci riguarda, il fenomeno della cessione è sicuramente la nuova frontiera dell’abbandono. Se già lo scorso anno era del 17%, quest’anno è ulteriormente aumentato e si attesta attorno al 30%.All’origine della scelta di rinunciare al proprio animale ci sono eredità, problemi economici, problemi di salute e adozioni inconsapevoli” spiegano i volontari di Enpa.

Problemi economici, di salute, eredità e adozioni inconsapevoli

“Nel primo caso è molto frequente che quando muore l’umano che si prende cura di un animale, i suoi eredi, al di là del grado di parentela, non vogliano prendersi cura di lui e ci si rivolge ad associazioni e volontari per ridare l’animale. Da sempre Enpa fa campagne di sensibilizzazione con i propri adottanti per invitare le famiglie a pensare al futuro del proprio animale in caso di necessità”.

Ma sono tante le cessioni anche per problemi economici, in particolare per non riuscire a farsi carico delle spese veterinarie. “Spesso quando si prende un cane o un gatto si pensa solo ai costi dell’alimentazione dell’animale ma non si prendono in considerazione tutte le spese che prendersi cura di un amico a quattro zampe può comportare. Farmaci, spese veterinarie sono costi molto importanti da affrontare se sopraggiunge una malattia. Sono tutte eventualità che andrebbero messe incontro prima di adottare un animale” sottolinea l’ente.

Sul tema delle adozioni inconsapevoli si apre poi la parentesi “razze”: “Spesso la vera motivazione sta nel fatto che le persone, soprattutto ragazzi, acquistano o prendono da amici cuccioli di razze che devono essere accudite più di altre o con esigenze particolari. Si segue troppo spesso “la moda” di una determinata razza” aveva spiegato Zizza.

Lo scorso anno dopo aver ricevuto diverse segnalazioni allarmanti su cessioni e abbandoni da diversi volontari sul territorio l’Enpa ha lanciato un sondaggio a tutte le sue Sezioni per definire l’entità del fenomeno, capire chi cede il proprio animale e quali sono le motivazioni. Ecco cosa è emerso.

Chi cede il proprio cane o gatto e perché?

Dal sondaggio è emerso che tra le cause principali della cessione lo scorso anno: Il 62% delle Sezioni indica la morte dei proprietari anziani e nessun parente disposto a prendersi cura dell’animale, il 53% indica come causa il ricovero dei proprietari mentre, dato molto alto, il 53% delle Sezioni riferisce cessioni dovute all’aggressività dell’animale. Dove per aggressività però, in alcuni casi, sono incluse anche piccole lesioni come graffi o contusioni che bastano per giustificare l’allontanamento dell’animale. In questo caso il caldo sicuramente non sta aiutando (statisticamente favorisce l’aumento di aggressività negli animali) ma anche l’adattamento alle nuove routine familiari che portano stress ad umani ed animali. Sulla cessione degli animali incide anche la crisi economica, segnalata dal 45% delle sezioni, e, ancora, si dà via l’animale per l’arrivo di un bambino in famiglia (33%). Si aggiunge anche il cambiamento delle abitudini post covid, e quindi il ritorno al lavoro e i trasferimenti di città. (Domanda con risposta multipla)

Da quanto erano in famiglia i cani ceduti? Erano animali presi durante il lockdown?

La cosa interessante è che ben il 44%, sono cani che erano in famiglia da 2-5 anni, dunque non sono stati presi durante la pandemia per avere compagnia, fare le passeggiate o quant’altro.  Ci chiediamo: siamo ancora in grado di dare affetto se dopo 5 anni diamo via un animale domestico? Significativo anche che il 23%, di cani ceduti avevano più di 5 anni, probabilmente quelli legati alla morte o alla malattia del proprietario. Il 24% invece erano arrivati da un anno o meno, quindi in piena crisi pandemica. Sicuramente il ritorno alla normalità ma anche le adozioni via internet non hanno aiutato. Si continua a scegliere un animale da compagnia come fosse una borsa, scegliendolo in base ad una foto online senza considerare la compatibilità della personalità dell’animale con le routine familiari.
“Gli animali sono esseri senzienti – afferma Carla Rocchi, Presidente nazionale Enpa – e quando li accogliamo nelle nostre famiglie dobbiamo farlo con amore sì, ma anche con consapevolezza. Prendere un cane o un gatto oggi per riportarlo dopo un anno o meno è solo un atto sconsiderato. Le adozioni consapevoli e le sterilizzazioni sono la vera arma contro abbandoni e cessioni”.