Don Tiziano Vimercati scrive al neo sindaco Borella: “Una poltrona ambita ma non comoda quella del primo cittadino”

Il parroco ha scritto una lettera al nuovo amministratore della città, ricordando la ricchezza culturale e spirituale di Lissone e la necessità di guardare ai bisogni di poveri e di chi vive ai margini perché non vengano considerati un peso.
Lissone. “Non è una poltrona comoda, anche se ambita, quella di sindaco di Lissone”. Inizia così la lettera di augurio e di benvenuto che il parroco della comunità pastorale, don Tiziano Vimercati, ha scritto al nuovo primo cittadino all’indomani dell’insediamento di Laura Borella. “A lei auguriamo buon lavoro perché sappia realizzare i buoni propositi che sicuramente porta nel cuore e custodisca la città facendola crescere nella bellezza e nell’ospitalità, favorendo l’orgoglio dei cittadini di farne parte”. Una lunga missiva nella quale il parroco mette nero su bianco le priorità sociali e umane che il nuovo sindaco dovrà perseguire, “raggiungendo l’equilibrio tra il sogno e la concretezza della vita del singolo cittadino, nella sua cruda realtà”.
Valorizzare cultura e associazionismo
All’avvocato Borella don Vimercati affida “la ricchezza spirituale, culturale, di associazionismo, di solidarietà e volontariato che deve essere valorizzata perché è l’anima della città”. Al nuovo sindaco il parroco della comunità pastorale di Lissone chiede “un’attenzione privilegiata in favore dei poveri, ricordando che ciascuno di loro ha un nome e un cognome, proprio come i ricchi e potenti”. E la necessità di “aiutare chi vive ai margini, chi non ce la fa e che deve essere aiutato, e non considerato un peso o una scocciatura”.
Un consiglio e una raccomandazione
Infine un consiglio e una raccomandazione alla nuova amministrazione. “Il cittadino è sicuramente contento quando vede che nella sua città si realizzano cose belle e grandi, ma alla fine poco importa se non si risponde ai suoi legittimi e sacrosanti desideri e diritti”.
E la raccomandazione: “che riconsegni la città migliore di come l’ha trovata” e che ricordi che “Lissone non è proprietà del sindaco e neanche dell’amministrazione. La città non diventa migliore se ci si preoccupa solo dei pur necessari e urgenti bisogni materiali”.