Monza, consegnate le onorificenze al merito della Repubblica e le medaglie d’onore ai cittadini deportati

La premiazione si è svolta oggi pomeriggio, 2 giugno, presso la sede della prefettura in occasione del 76° Anniversario della Repubblica Italiana.
Monza. “L’aspetto che accomuna i premiati è dato dal riconoscimento del valore delle attività che hanno svolto da parte del Presidente della Repubblica e da tutti i cittadini. – apre così la cerimonia consegna delle Onorificenze dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, conferite dal Presidente della Repubblica a otto cittadini della provincia di Monza e Brianza il prefetto di Monza e Brianza Patrizia Palmisani – L’attribuzione di queste onorificenze è oggi ancora più premiante perché tutti i valori che ci sono stati tramandati dai nostri predecessori tramite la Costituzione, libertà e democrazia su tutti, non possono essere dati per acquisti ma vanno riaffermarti ogni giorno tramite i nostri gesti. Questa provincia si è particolarmente distinta per solidarietà umana espressa durante la crisi pandemica. Un lavoro di squadra che ci ha permesso di affrontare e arginare la crisi. La stessa solidarietà messa in campo con i cittadini ucraini. Ognuna delle persone insignite ci ha dato qualcosa e tra loro c’è anche chi ha sacrificato la propria vita per dare a noi la possibilità di essere qua.” – conclude Palmisani.
Ieri, 2 giugno presso la sede della Prefettura di Monza in via Montevecchia 18, sono state consegnante le medaglie all’onore e ai cittadini deportati e internati nei nazisti tra il 1943 e il 1945 e le Onorificenze dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, conferite dal Presidente della Repubblica a otto cittadini della provincia di Monza e Brianza. A premiare, insieme al prefetto Palmisani, anche i sindaci di Monza Dario Allevi, di Sovico Barbara Magni, di Meda Luca Santambrogio, di Bellusco Mauro Colombo, di Cesano Maderno Maurilio Longhin, Seregno Alberto Rossi, di Macherio Mariarosa Redaelli, di Barlassina Piermario Galli, di Lesmo Roberto Antonioli, il Presidente del Consiglio Comunale di Arcore Laura Besana e gli assessori dei Comune di Usmate Velate e di CogliateMarcello Ripamonti e Oriano Campi.
Ecco le 18 le medaglie d’Onore
Edoardo Canzi, nato a Sovico il 4 novembre 1911 si sposò nel maggio del 1940 con Rita Resnati e pochi giorni dopo fu arruolato. Nel gennaio del 1941 fu inviato sul fronte albanese e nel 43 fece rientro in Italia. Tornato a combattere, fu catturato dai soldati tedeschi e internato in uno Stalag ad Amburgo.
Diventò socio attivo dell’“Associazione Nazionale Combattenti e Reduci” della comunità sovicese e gestore fino alla pensione della sede dell’Associazione dove era soprannominato in dialetto “Duarden di Cumbatenti”.
Si spense nella sua casa di Sovico il 26 ottobre 1983, dopo una lunga e sofferta malattia.
La medaglia è stata ritirata dalla figlia Maria Rosa Canzi

Luigi Colombo, nato ad Albiate nel 1915, Luigi ‘Gino’ Colombo lì ha sempre abitato, morendovi a soli 61 anni.
Da sempre attivo in Parrocchia, in varie associazioni e nelle cooperative locali, nel dopoguerra ha rivestito per molti anni il ruolo di consigliere comunale.
Richiamato alle armi alla fine del 1940, fu destinato alla campagna di Libia e insignito della croce al Valor Militare. Alla firma dell’armistizio si trovava a Verona: venne catturato immediatamente e poi internato in Germania per essere liberato nel 1945.
La medaglia è stata ritirata dalla figlia Enrica Colombo

Angelo Malacrida, nacque a Sovico il 5 ottobre 1922 da una famiglia di contadini, e lì crebbe con i suoi 7 fratelli e sorelle.
Ricevuta la chiamata alle armi per il servizio militare, fu assegnato al Battaglione di fanteria.
Verso la fine della guerra e la sconfitta della Germania nazista, in un giorno che Angelo Malacrida definì poi “benedetto”, un soldato tedesco aiutò lui ed altri italiani a tornare a casa attraversando la foresta nera a piedi; se non fosse andata così sarebbe stato fucilato.
Al suo ritorno sposò, il 25 Aprile del 1949 Vittorina Mariani e divenne padre di Antonio e poi di Maria Luisa.
La medaglia è stata ritirata dalla figlia Maria Luisa Malacrida

Carlo Vittorio Sironi, nacque a Triuggio il 21 novembre 1921.
Chiamato alle armi il 12 gennaio e 1941 fu catturato dai tedeschi l’8 settembre 1943, all’indomani della firma dell’armistizio, e così venne deportato in Germania e internato in un lager. Da lì non fece mai ritorno a casa.
Morì il 2 maggio 1945 ad Attendorn, dove avvenne la prima sepoltura. Ora riposano presso il Cimitero Militare Italiano d’Onore di Francoforte sul Meno.
La medaglia è stata ritirata dalla nipote Patrizia Sironi

Luigi Cattaneo nasce a Meda 1923. La chiamata alle Armi arrivò all’età di 19 anni, quando fu arruolato come carrista presso l’autocentro di Cantù.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre fu arrestato e inviato in Germania dove fu internato in uno Stalag nella Bassa Sassonia. Si spense il 15 giugno 1944 e oggi riposa nel cimitero italiano d’onore di Amburgo.
La medaglia è stata ritirata dalla nipote Maria Rosa Pozzoli.

Leonardo Cazzaniga, nacque a Meda il 13 novembre dell’anno 1919. Fu catturato, in seguito all’Armistizio dell’8 settembre, dai soldati tedeschi della Wehrmacht. Immediatamente fu deportato in un campo che si trovava a Gorlittz, in Polonia.
Morì il 24 dicembre del 1943 all’interno del campo di concentramento.
La medaglia è stata ritirata dal nipote Camillo Cazzaniga

Alessandro Rho, nacque a Meda nel 1915 e all’età di 20 anni fu arruolato.
Richiamato alle armi nel 1940, nel febbraio del 1941 fu mandato a combattere in Albania, e poi successivamente a Rodi. Nel 1943 prestò servizio nuovamente in Albania dove fu catturato dai soldati della Wehrmacht. Fu poi internato in uno Stalag a Meppen.
Fece rientro in Italia del 1945 e l’anno dopo sposò Celestina Borgonovo Dal matrimonio nacquero i figli Adolfo, Maria Alice e Nicoletta.
Si spense all’età di 60 anni a causa di un infarto.
La medaglia è stata ritirata dalla figlia Nicoletta Rho

Enrico Viganò, nacque a Meda il 16 aprile del 1920.
Dopo la firma dell’armistizio, fu catturato dai tedeschi il 13 settembre 1943 a Trieste. Fu poi internato nello Stalag III/B di Furstenberg, in Germania. Liberato nel 1945 riuscì a fare ritorno a Meda nel luglio dello stesso anno.
Si sposò nel 1953 con Renata Tagliabue, dalla quale ebbe due figli, Francesco e Claudio.
I problemi di salute lo accompagnarono fino alla sua morte, avvenuta il 24 novembre 1997 a Meda.
La medaglia è stata ritirata dal figlio Francesco Viganò

Angelo Galli, nacque nel 1914 a Pontirolo Nuovo, in Provincia di Bergamo.
Allo scoppio della guerra mondiale fu arruolato nell’esercito e mandato nei Balcani, dove combatté per tre anni.
Dopo l’armistizio fu internato in un campo di lavoro nei pressi di Berlino.
Dopo la Liberazione raggiunse finalmente il confine italiano e da lì il Comitato di rimpatrio lo aiutò a tornare a casa.
Sposatosi con Maria, dalla loro unione nacquero Enrichetta, Silvana e Nanda.
Si spense nel 1973 a causa delle conseguenze delle malattie contratte durante la guerra.
La medaglia è stata ritirata dalla figlia Ernesta Fernanda Galli

Giovanni Giovagnini, detto Giannino, nacque nel 1907.
Fu fatto prigioniero il 9 settembre 1943 a Firenze, ed essendosi rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, fu rinchiuso in uno stammlager nei pressi della cittadina tedesca di Ohligs.
Al tempo era già sposato con Margherita Mazzi e avevano una figlia di nome Mirella.
Conosceva il tedesco e divenne uno dei portavoce dei prigionieri, insieme all’amico Onofrio Canepa di Genova.
Per questo vennero entrambi accusati di incitare gli altri prigionieri a non collaborare con i tedeschi e a rifiutare la Repubblica di Mussolini. Prima di essere divisi Canepa consegnò a Giannino il suo orologio affinché lo recapitasse ai genitori al termine della guerra.
Quell’oggetto simboleggia oggi l’amicizia e la speranza, ed è ancora conservato come uno straordinario ricordo di famiglia.
La medaglia è stata ritirata dal nipote Giuseppe Mendicino
Luigi Panzano, nacque il 21 giugno del 1920. Nel 1942 Luigi Panzano fu riassegnato in Grecia. Catturato il 10 settembre del 1943, fu deportato in Germania e internato fino alla liberazione da parte degli americani a metà dell’aprile 1945. Nel 1957 sposò Rocchina Iatesta ed ebbe due figlie. Nel 1962 si trasferì a Bovisio Masciago, dove si reinventò come falegname.
Si spense il 20 ottobre 1980 a San Giovanni Rotondo.
La medaglia è stata ritirata dalla figlia Lucia Panzano

Ambrogio Perego, nato a Seregno il 23 luglio del 1911dal luglio 1931 al settembre 1933 effettuò il servizio di leva. Nel 1935 fu richiamato alle armi, partecipando alle operazioni militari in Africa Orientale con la Divisione “Gavinana”. Rientrò in Italia all’inizio del 1937. Nel 1944 fu catturato dai tedeschi e deportato nel campo di Berlino Wittenau. Riuscì a tornare a Seregno nel mese di maggio 1945, come testimoniato da una comunicazione per assistenza ai reduci e deportati ricevuta dal Comitato di Liberazione Nazionale.
Dopo la guerra si sposò con Alessandrina Riva, con la quale ebbe i due figli Antonio e Mariaemma. Si spense a Seregno il 29 giugno 1981.
La medaglia è stata ritirata dalla figlia Mariaemma Perego

Flavio Sala, nacque a Seregno il 20 dicembre 1917. Partito per il servizio di leva nel maggio 1937, fu poi richiamato in servizio per lo scoppio della guerra e assegnato al 5° Reggimento Motorizzato. Si sposò con Maria nel febbraio 1942, mentre era di stanza a Caserta. Nel 1943 prestava servizio in Grecia, quando fu fatto prigioniero dai Tedeschi ed internato nel campo di prigionia a Kiel. Fu liberato dagli alleati.
Si spense nel gennaio 2010.
La medaglia è stata ritirata dal figlio Franco

Rosa Beretta, nacque a Monza il 17 aprile del 1924, e visse a Cascina Marelli. Fu arrestata il 12 marzo 1944. Il 5 aprile 1944 fu poi trasferita a Mauthausen e poi inviata a Birkenau. Il 30 agosto 1944 fu poi trasferita a Ravensbruck e poi il 16 settembre in un sottocampo di Buchenwald.
Fu tra quelli che riuscirono a rientrare a casa, il 17 luglio 1944. Qui si sposò con Mario Rizzatti, che aveva vissuto anch’egli la drammatica esperienza dell’internamento, in un campo ad Hannover.
Rosa Beretta si è spenta nel 1989, all’età di 65 anni.
La medaglia è stata ritirata dalla figlia Augusta Rizzatti

Gerolamo Plati, nacque a Barzio il 24 maggio del 1915. Fu chiamato alle armi nel 1936 e dopo un primo congedo nel 1937, fu richiamato in servizio nel 1939.
Prese parte alle operazioni di guerra sul fronte russo dal 20 luglio 1942 al 10 febbraio 1943. Fu fatto prigioniero dall’esercito tedesco a Vicenza e internato in Germania. Nel 1945 fece ritorno a casa dove si sposò nel 1949.
Si spense l’8 giugno del 1999.
La medaglia è stata ritirata dalla figlia Renata Plati

Tonino Rossicone, nacque a Scanno, in provincia dell’Aquila il 14 novembre 1914. Dopo essere stato istruttore paramilitare, fu successivamente richiamato alle armi nell’aprile 1935. Prese parte alla Campagna d’Africa in Eritrea negli anni 1938/39. Il 15 febbraio 1941 fu promosso al grado di Sergente e nell’ottobre 1941 con il proprio reparto giunse in Grecia in zona di guerra. Il 19 luglio 1942 sposò Carbone Tarsilla. L’8 settembre 1943 fu catturato dai tedeschi e trasferito in Germania.
Riuscì a tornare a casa nel mese di agosto del 1945.
Si spense il 29 Agosto 1979 a Scanno.
La medaglia è stata ritirata dal figlio Gaetano

Salvatore Savoldelli, nacque a Clusone il 6 luglio 1923. Fu fatto prigioniero di guerra e deportato in Germania dal 22 settembre 1943 all’11 novembre 1945.
Durante la guerra Salvatore Savoldelli subì un trauma causato dai bombardamenti e divenne epilettico e per questo per un certo periodo fu rinchiuso nel manicomio di Seriate.
Si spense il 29 marzo 1974 a causa di un tumore al fegato.
La medaglia è stata ritirata dalla figlia Rosa Franca

Giuseppe Zulian, nacque l’11 dicembre 1912. Dopo la leva, fu richiamato alle armi nel mese di dicembre del 1941, Nel mese di gennaio del 1942 fu poi trasferito a Belgrado, dove dopo la firma dell’armistizio fu fatto prigioniero dalle truppe tedesche.
Fu internato in un campo di concentramento in Westfalia. Ricoverato per una grave forma di pleurite si spense il 10 agosto del 1944.
Il luogo di prima sepoltura è il cimitero dei prigionieri italiani nella città di Stucken Brock. Ora riposa nel Cimitero militare italiano d’onore di Ojendorf.
La medaglia è stata ritirata dal nipote Claudio

Onorificenze dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana
Tre i cittadini insigniti
Hafez Haidar, nato in Libano si è trasferito in Italia nel 1978. Si è laureato a Milano in Lettere Moderne e specializzato in Archivistica, Paleografia e Diplomatica con il massimo dei voti.
E’ stato Candidato al Premio Nobel per la Pace negli anni 2017 e 2020 dall’Associazione dei Giuristi e Costituzionalisti dell’Ambiente e dalla Suprema Corte Internazionale per l’Ambiente (ICEF), nonché al premio Nobel per la Letteratura nell’anno 2019 dall’Università di Pavia e da numerose Associazioni Letterarie.

Mietta Meroni, medico, in pensione dal 2018, ha lavorato per anni nel reparto di Nefrologia e Dialisi presso l’azienda ospedaliera di Vimercate.
È stata altresì responsabile dell’Ambulatorio di Dietetica Medica nonché dirigente medico responsabile della gestione del Centro di Patologie della Nutrizione dell’Ospedale di Sesto San Giovanni (MI).
Nel 2020, in piena emergenza covid, è tornata in servizio aderendo ad una richiesta della Croce Rossa Italiana. La dottoressa Meroni ha ripreso la propria attività lavorativa con grande spirito di abnegazione, con l’intento di vincere la guerra contro il coronavirus ed è stata assegnata all’Ospedale Giovanni XXIII di Bergamo, una delle città più colpite dalla pandemia.

Giuseppe Russo, Vice Dirigente e Coordinatore presso il Commissariato Distaccato della Polizia di Stato di Sesto San Giovanni si è sempre distinto sia in ambito lavorativo, nella lotta contro la criminalità, sia in ambito cittadino, con opere compiute a favore della cittadinanza e in particolare nei confronti delle persone più in difficoltà. Essendo insegnante di sport da contatto e difesa personale, ha rivolto tali attività a favore delle donne, alcune delle quali vittime di maltrattamenti e violenze di genere e a favore dell’aggregazione di realtà giovanili “difficili”.
