Monza, incendio nel carcere : 46 detenuti evacuati, un agente intossicato

A gettare nel caos la casa circondariale brianzola, un detenuto, di origini marocchine, che ha dato fuoco ad un materasso.
Monza. E’ di 46 detenuti evacuati, e un agente intossicato, il bilancio dell’incendio divampato ieri nel carcere di Monza. A gettare nel caos la casa circondariale brianzola, un detenuto, di origini marocchine, che ha dato fuoco ad un materasso.
Prima le fiamme, poi il fumo che si spande velocemente nell’intera sezione. Il personale di Polizia Penitenziaria dopo aver domato l’incendio, con grande coraggio ha evacuato l’intera sezione portando i detenuti al cortile passeggi prima che la situazione potesse degenerare. Un agente, è stato condotto in ospedale per un principio di intossicazione, è stato dimesso con una prognosi di 2 giorni.
“A seguito è stata fatta una perquisizione dove è stato rinvenuto un telefonino di proprietà di un detenuto di nazionalità sudamericana. La sezione limitrofa, sfruttando la situazione d’emergenza, ha colto l’occasione per creare ulteriore caos sbattendo stoviglie e tegami contro le sbarre. Si continuano a susseguire gli eventi critici alla circondariale di Monza, solo qualche giorno fa, vi è stata una rissa che ha visto coinvolti una decina di soggetti, in uno scontro con bastoni e lamette tra due nazionalità contrapposte sudamericani contro marocchini, da indiscrezioni, sembrerebbero siano stati furti di vestiti e scambio di terapia. In entrambe le situazioni, i detenuti avevano assunto alcol. Tale bevanda creata clandestinamente dai detenuti con frutta messa a macerare per alcune ore con l’aggiunta di farmaci” a dare la notizia è Leo Beneduci, segretario generale dell’O.S.A.P.P. (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) che aggiunge: “Le carceri italiane sono allo sbando, territori in cui le regole penitenziarie restano chimere, al netto dei soliti vuoti proclami. L’Amministrazione Penitenziaria non ha una linea gestionale che tuteli il personale, applicando le norme vigenti.
Non bastano più i proclami o le parole di circostanza. Vicinanza, solidarietà e l’augurio di una pronta guarigione al collega coinvolto da parte dell’O.S.A.P.P.”