Monza, intervista a Lorenzo Catelani (LabMonza): “Più servizi e opportunità, anche in periferia”

6 giugno 2022 | 09:43
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Monza, intervista a Lorenzo Catelani (LabMonza): “Più servizi e opportunità, anche in periferia”

La classe 2000 scende in politica: giovani, intraprendenti e con le idee chiare. Ecco le nostre interviste ad alcuni giovanissimi candidati al consiglio comunale di Monza.

Monza. Hanno vent’anni o poco più. Vengono da esperienze diverse, militano in partiti o in movimenti diversi, ma hanno tutti una cosa in comune: sono candidati al consiglio comunale di Monza in queste elezioni amministrative alle porte. Eccoli qui, ragazze e ragazzi classe 2000 (circa) con la passione per politica, un elemento forse in controtendenza rispetto alla vulgata che disegna la generazione Z, la loro, come annoiata, svogliata, disinteressata alla cosa pubblica. Quindi, la domanda è lecita: perchè hanno scelto di candidarsi? E quali sono le loro priorità per la città di Monza? Come MBNews abbiamo voluto dare la palla direttamente ad alcuni di loro con una serie di interviste. Ecco Lorenzo Catelani, classe 2003, candidato nella lista civica di LabMonza a sostegno di Paolo Pilotto sindaco.

Lorenzo, la prima domanda è d’obbligo. Perché hai deciso di candidarti?
Credo fortemente che mettersi di prima mano in gioco sia un’occasione da prendere al volo quando si presenta, poiché diviene momento di apprendimento e possibilità di cambiare i fattori contingenti: da una parte si può coltivare la propria passione, che non coincide assolutamente con la teoria politica, piuttosto con il voler migliorare e risolvere le problematiche della propria città, mossi da un sincero affetto verso di essa; dall’altra, è irripetibile la possibilità di superamento quelle condizioni e sentimenti di ansia che i giovani, riguardo a tematiche quali l’ambientalismo, i diritti civili, le problematiche sociali e non da ultimo, la guerra, avvertono, e per cui soffrono, ma che tendono a nascondere fino all’implosione. Se ho deciso di candidarmi è perchè reputo essenziale che ognuno si interroghi su cosa possa fare per i propri concittadini, perché ognuno possa esprimere i propri dubbi, le proprie ansie e venga ascoltato e che si recuperi quella necessaria e ormai deteriorata dimensione comunitaria che costituisce il nucleo stesso della città: la candidatura non vuol dire solo delegazione di funzioni amministrative, vuol dire rappresentanza e in quanto tale non può escludere l’elemento partecipativo.

Quale valore aggiunto pensi possano portare dei giovani in consiglio comunale nella città di Monza?
La componente giovanile, ho avuto modo di notare, non è sempre ben accetta in diversi ambiti istituzionali, soprattutto quando questa tende a uscire da quei binari sociali imposti, che prevedono, in un’ottica di partecipazione politica, un moderno cursus honorum che li porterebbe a candidarsi quando non si possono più definire giovani: ebbene questo non è per nulla il caso, anzi, vi è una grande necessità di menti giovani, fresche e soprattutto capaci di pensare fuori dagli schemi tradizionali per restituire alla città la sua dimensione comunitaria. Due sono i valori che i giovani potrebbero restituire a Monza: un nuovo modo di affrontare i problemi, secondo bisogni e necessità diverse, non esclusive, bensì inclusive, vista la grande partecipazione giovanile nelle varie forme di associazionismo e movimentismo, e il ritorno, sociale, culturale e lavorativo che una generazione risvegliata da esempi di coetanei attivi in primo piano produrrebbe nel segno di un interesse sincero verso una città che altrimenti non si sentirebbe propria, o, in altri termini, non si vivrebbe realmente.
Se venissi eletto in consiglio comunale quali sarebbero le tue priorità?
Personalmente ritengo che siano due le questioni di cui Monza dovrebbe occuparsi in principio, per costruire un modello di città sostenibile, inclusivo, duraturo e partecipato: una revisione del Piano Generale del Territorio, con conseguenti azioni rispetto alla disastrosa situazione monzese sul piano ambientale e, conseguentemente, sanitario e sociale; il rilancio delle zone periferiche, finora considerate alla stregua di complessi residenziali cosiddetti “pollaio”, privi di servizi e opportunità, tutti fortemente accentrati in quella che si può definire “l’isola d’oro” del centro. Un programma che combini e sovrapponga, secondo un principio di intersezionalità, questi due cofattori garantirebbe di recuperare il territorio, assicurare maggior sicurezza sotto il profilo dell’urbanistica e della mobilità e rilanciare con capillarità ogni zona della città, moltiplicando ed espandendo, piuttosto che ridurre e concentrare, opportunità e servizi, la cui assenza comporta una triste migrazione verso il polo milanese: Monza ha tutte le potenzialità e le carte per poter essere attrattiva sia ai suoi cittadini, sia allo stesso hinterland, sia a tutta l’Europa, ma è necessario agire con celerità e attenzione affinché si muova con uniformità verso il futuro, piuttosto che stagnare nel presente.