Da Milano alla Mecca in bici per costruire una scuola per profughi siriani: il sogno del lissonese Sandro Rabat

In bicicletta da Milano alla Mecca inseguendo il sogno di poter realizzare una scuola per bambini rifugiati siriani , al confine con la Turchia. Sandro Rabat , ventisettenne studente di medicina, lissonese per metà siriano, amante dei viaggi e (soprattutto) della vita, ha provato a costruire quello che sembrava essere un sogno, macinando chilometro dopo chilometro. Oltre 3400 alla fine i chilometri che ha coperto in un mese e mezzo in sella alla sua bicicletta: partenza il 28 febbraio scorso, arrivo alla Mecca il 15 aprile.
Come è nata l’impresa
“Avvicinandosi il periodo sacro del Ramadan ho voluto far coincidere il mio viaggio alla Mecca con l’elemosina, che viene richiesta ai fedeli musulmani. E così ho iniziato a raccogliere proprio durante il mio viaggio i primi fondi per realizzare la scuola”, racconta.

L’obiettivo fissato prima della partenza era ambizioso: 100.000 euro da destinare alla sua associazione, Amal (che significa “speranza”), fondato nel 2019 proprio per poter concretizzare il suo progetto. In realtà alla fine del viaggio gli euro raccolti sono stati 27.000, “ma questo non mi spaventa. Si tratta solo dell’inizio, non intendo fermarmi proprio adesso”.
Ora che è tornato Sandro Rabat dovrà affrontare gli esami del secondo anno di medicina alla Statale di Milano, e l’iter burocratico per dare corpo giuridico alla sua associazione.
Un mese e mezzo in sella
Il viaggio di Sandro è iniziato in Italia, puntando verso sud fino a Brindisi , poi il volo verso il sud della Giordania . “In Italia ha incontrato tanta solidarietà, soprattutto al Sud. La gente mi accoglieva in casa propria offrendomi vitto e alloggio. Poi arrivato in Arabia le cose sono decisamente cambiate . Non ho incontrato anima viva per chilometri”.
Sandro Rabat in bici verso la Mecca
Ogni giorno Sandro sta a stare in sella al massimo otto o nove ore , sotto un sole cocente, con temperature che superavano i 40 gradi . “Dovevo bere circa 7 litri di acqua al giorno per non disidratarmi. È stata dura, ma l’idea di percorrere tutto il percorso in bicicletta mi ha permesso di capire, almeno in parte, cosa provano ogni giorno i rifugiati, costretti a coprire distanze senza alcuno sostegno. Ho voluto aiutare i rifugiati vivendo come loro , anche se solo per un mese e mezzo”.
I prossimi passi del progetto
Ora che è tornato sta cercando di creare contatti con altre onlus che operano nel campo dell’istruzione . “La mia associazione non può operare direttamente in Turchia. È necessario quindi che rete con altre realtà che già devono fare su territorio turco. A questo punto mi occorre anche l’aiuto di volontari che possiedono competenze specifiche per poter portare avanti il mio progetto. Non voglio vanificare la generosità di chi mi ha sostenuto, e il mio sacrificio nel portare a termine la missione prefissata di raggiungere la Mecca. Voglio che la scuola che ho in mente sia qualcosa che contiene nel tempo”.
Come fare al sogno di Sandro
A chi gli chiede il perché di un’impresa tanto ardita, Sandro Rabat risponde così: “Ho incominciato a viaggiare nel 2017, in uno dei periodi più bui della mia vita. Senza destinazione puntai alla Siberia. Fu il primo viaggio, durato sette mesi, durante i quali scoprii una parte di me stesso insieme e quella parte del mondo nascosta agli occhi della gente. Una volta arrivato in Malesia ho sentito dentro di me la necessità di rendere utile al mondo, seguendo il mio cuore , e così sono arrivato in India, a servizio dei bambini oncologici. Da lì è nato tutto”.
Chiunque può sostenere il progetto solidale di Sandro Rabat anche solo con una piccola donazione. Le specifiche per le offerte sono disponibili sul suo profilo Instagram (Sandro_Rabat), dove ha pubblicato e salvato oltre 900 storie del suo viaggio verso la Mecca.