La Re Tech di Usmate come la fenice: punta a risorgere dalle sue ceneri per ottobre

La ristrutturazione del capannone divorato dalle fiamme a gennaio è iniziata: salvi i 19 posti di lavoro per detenuti e soggetti fragili
Oggi, 25 agosto, per la Re Tech Life di Usmate Velate è una data da segnare sul calendario. Sono iniziati con un sopralluogo tecnico i lavori di ristrutturazione del capannone divorato dalle fiamme lo scorso 26 gennaio, quando andarono in fumo migliaia di bancali di prodotti elettrici ed elettronici. L’attività è una cooperativa senza fini di lucro che rigenera prodotti elettronici impiegando detenuti e persone disabili, mentali o fisiche, in arrivo dalla provincia di Monza e dal Milanese. “Fermarsi, per noi non significa perdere fatturato – hanno spiegato il presidente Giorgio Biella e il braccio destro Fiorenzo Risari – ma disperdere esseri umani e non poter garantire loro un’occupazione. Al momento dell’incendio erano 23 i lavoratori, oggi siamo a 19, grazie a tre assunzioni effettuate a inizio estate. Guardiamo avanti, abbiamo in programma progetti grandi e per farli andare in porto chiuderemo la ristrutturazione entro la metà di ottobre. Per allora saremo tornati all’operatività dei tempi prima dell’incendio”.
ECOLOGIA E SOCIALE
Nel frattempo l’attività si è contratta ed è proseguita tra il magazzino di Ronco Briantino e l’ala meno danneggiata del capannone di Usmate, rimessa a nuovo in poche settimane. La fenice che risorge dalle ceneri è diventata il simbolo della cooperativa, non solo per via del rogo di gennaio, ma anche perché la mission è proprio quella di restituire alla vita ciò che è un po’ “stropicciato”. Le persone, innanzitutto, ma anche gli apparecchi elettronici che vengono ritirati da donatori, rigenerati e rivenduti (in gran parte all’estero). Oppure smontati a mano, riciclati pezzo per pezzo dove possibile e infine smaltiti nella sezione Raee. Un circolo virtuoso dal punto di vista ambientale che punta sul riuso. “Dai rifiuti noi traiamo prodotti – spiega il direttore tecnico Alberto Biella – da tre computer destinati al macero siamo in grado magari di crearne uno funzionante e di venderlo”.
ATTIVITA’ E COMMITTENTI

È lui, 49 anni, l’Archimede del team, che smonta qualunque genere di apparecchio rincorrendo l’evoluzione dei tempi. Per ogni articolo che la moda sforna, come i monopattini elettrici, c’è un business plan da fare: come si smonta, come funziona, come si può recuperare o smaltire. Per non parlare dei telepass: un milione all’anno da smontare, privare della batteria al litio e smaltire, per conto di Autostrade. Tra i clienti importanti c’è stata anche Ubi Banca che ha approfittato del programma di Re Tech per la pulizia certificata dei computer dai dati, un giochino che può agire su oltre 400 computer in contemporanea, uno dei più grandi d’Italia, sostengono in azienda.

L’INCENDIO DI GENNAIO
Da oggi, sul rogo che scoppiò a gennaio propagandosi in pochi minuti, per ottobre potrebbe calare definitivamente il sipario. Anche se le cause non sono state chiarite, malgrado le analisi dei Vigili del Fuoco. L’ipotesi più probabile è che tutto sia partito da una batteria al litio di qualche apparecchio. Sono parti pericolose; la Re Tech del dopo incendio sembra sarà dotata di qualche accorgimento specifico, come aree dedicate, per lo stoccaggio. E in azienda anticipano quello che pare sarà un tema di domani: la sicurezza della strada con l’aumento delle auto elettriche e delle batterie. “Mia moglie a casa le ha radunate tutte per sbarazzarsene, non ne vuole più vedere in giro dopo quell’incendio”, ha raccontato il patron Biella.
