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Monza, Ville Aperte apre le porte del “Castello”: la natura e l’arte che non ti aspetti!

Abbiamo seguito la visita guidata a Villa Torneamento e al suo ampio parco. Costruita nel Settecento, oggi sede di un istituto scolastico, ha subito numerose modifiche, ma conserva una bellezza affascinante.


Monza. Si chiama Villa Torneamento perché nel Cinquecento i nobili vi convenivano per esercitarsi e fare tornei con le armi. Ma tutti la chiamano il “Castello” per le sue mura merlate, le quattro torrette frontali e gli stemmi araldici dal forte stile medievale. Tutte cose, queste ultime, che, in realtà, risalgono a meno di 100 anni, quando l’ultimo degli eredi della famiglia Brambilla, decise di apportare queste modifiche al complesso monumentale.

Anche in queste apparenti contraddizioni e giochi di parole continua a scorrere nei secoli il fascino di questa imponente Villa di delizia, posta in via della Taccona, nel quartiere San Fruttuoso di Monza. Oggi è sede dell’Istituto scolastico paritario Padre di Francia, guidato dalle nove suore della Congregazione religiosa delle figlie del Divino Zelo che ancora vi vivono, ma dal ‘500 in poi ha cambiato proprietà e stili architettonici più volte.

Noi di MBNews siamo andati a scoprire Villa Torneamento, normalmente chiusa a visite guidate. E lo abbiamo fatto grazie a Ville Aperte, la manifestazione, quest’anno giunta alla edizione numero 20, che dal 17 settembre al 2 ottobre apre le porte di ben 180 siti artistici e culturali a Monza, in Brianza e fino alle province di Lecco, Como e Varese.

IL VALORE DELL’ARTE

L’ingresso da via della Taccona rende ancora parzialmente l’idea di quanto avevano in mente la famiglia nobiliare Della Croce quando verso la metà del 1700 riuscì, dopo una difficile trattativa con i Padri Barnabiti, ad avere il permesso di costruire la rilevante strada che porta fino al cortile anteriore di Villa Torneamento.

La facciata principale, con i suoi balconcini in ferro battuto a motivi floreali e le piccole ondulature in stile barocco, ha ancora il sapore originario e si inserisce in un impianto ad U che nel Settecento era piuttosto diffuso nell’Europa centro-settentrionale. Più di qualcosa, però, stona subito, anche all’occhio di chi non è esperto di storia dell’arte.

L’ingresso della Villa, infatti, è anticipato da un portico ad esedra e colonne in stile classico, che poco si adattano al resto dell’edificio. Sono il frutto della volontà di Giovanni Brambilla, che all’inizio del 1800 acquistò dai Della Corte l’odierno “Castello” per sole 27mila lire compresi gli arredi, e dei progetti dell’architetto Giuseppe Balzaretto.

Sempre restando agli ambienti esterni, lasciano piuttosto interdetti i corpi laterali e, soprattutto, nella parte posteriore l’edificio, ad un solo piano, oggi destinato a teatro, che dall’ampio parco occlude la visione dell’intera facciata. Si tratta di interventi che risalgono alla metà del Novecento e sono frutto del riadattamento della Villa al suo uso scolastico, voluto dalla Congregazione religiosa delle figlie del Divino Zelo che ne divenne proprietaria nel 1951.

UNA SALA DA BALLO SORPRENDENTE

Cambiamenti importanti hanno riguardato anche gli spazi interni. La necessità di creare le aule ha comportato modifiche ai soffitti e alle parete. Anche quello che era il vestibolo al piano terra è poi diventato l’attuale cappella delle suore, pur conservando la volta dalle forme neogotiche.

Mentre l’originaria Cappella palatina fatta costruire dai Della Corte, che seguivano le funzioni religiose dalle balconate ancora presenti, è ormai usata come deposito e biblioteca. Ma ha comunque una bellezza tutta particolare con l’altare in marmo policromo che ancora si erge in mezzo a scatole ed oggetti vari.

Superare la soglia d’ingresso della Villa, però, introduce il pubblico della visita guidata di Ville Aperte verso alcuni, veri, tesori. Prima, infatti, si sale il monumentale scalone d’ingresso, che è dominato da diversi riferimenti alla natura e da un quadro del Montalto con protagonista Santa Cecilia a mettere insieme musica e spiritualità.

Arrivati al termine delle scale e attraversata un’alta porta in legno, si entra nell’antica sala da ballo. Lo sguardo sorvola gli arredi, che non sono quelli originari, per soffermarsi sugli affreschi barocchi delle pareti, sui numerosi ornamenti, sulle balconate da cui, sfruttando la doppia altezza dell’ambiente, i musicisti allietavano le feste dei nobili.

E si riesce quasi ad immaginarli che danzano in questa sala dove, contrapposti sulle due pareti principali, ci sono i colorati affreschi di Giovan Battista Gariboldi che ritraggono, in uno sfarzo di riferimenti alle virtù, la vittoria dell’imperatore romano Aureliano su Zenobia, regina di Palmira e il trionfale ritorno a Roma, dove dall’Oriente arriverà anche il culto del dio Sole.

Tralci di fiori e figure allegoriche abbelliscono porte e finestre, mentre la natura nelle sue varie forme viene esaltata anche da quattro tele in cui sono rappresentate donne dai portamenti nobili, ma vestite da contadine, uno dei “giochi” del Settecento e Ottocento, le cui testimonianze in qualche modo sono arrivate fino ad oggi.

LA BELLEZZA DELLA NATURA

Dopo tanta bellezza, offuscata purtroppo da alcune pesanti crepe alle pareti della sala da ballo, che meriterebbe investimenti per un doveroso restauro, la visita guidata a Villa Torneamento, che grazie a Ville Aperte sarà replicata sabato 1 ottobre alle 17.30, prosegue nell’ampio parco posteriore.

Regno oggi dei giochi dei bambini che frequentano l’Istituto scolastico Padre di Francia, non delude le attese. Frutto di uno stile paesaggistico all’inglese che ricorda quello dei Giardini della Villa Reale di Monza, questo ampio spazio, con il suo andamento ondulato, le piante autoctone e quelle provenienti dall’estero, le sequoie e le querce americane, richiama abbastanza l’ozio spirituale e fisico e il riposo che i nobili venivano a cercare da queste parti.

A testimonianza delle abitudini che furono, nel parco c’è ancora un tempietto classicheggiante, probabilmente una sala lettura dell’epoca, che oggi è nascosto da una vistosa impalcatura per ovviare alle sue condizioni piuttosto precarie.

Quando si va via da Villa Torneamento e si torna su via della Taccona e alla Monza di oggi, si ha l’impressione di aver fatto un piccolo viaggio nel tempo. Che nel suo inesorabile passare non annulla la bellezza, ma lascia segni che l’incuria dell’uomo trasmette anche agli occhi e al cuore di chi oggi guarda con mente curiosa ad un passato ormai lontano.

 

 

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