Vero Volley Monza, dalla vittoria della CEV Cup agli obiettivi in Superlega: intervista al capitano Thomas Beretta

Dopo una grande stagione che ha visto il trionfo della CEV Cup, per la Vero Volley Monza maschile è tempo di guardare al futuro, pur guardando al passato con orgoglio: nella lunga intervista rilasciata alla nostra testata, Thomas Beretta, il capitano, ci ha raccontato tutto questo e molto altro.
Monza. Manca ormai meno di un mese all’inizio della nuova stagione per la formazione maschile della Vero Volley Monza. Il 2 ottobre, infatti, i ragazzi allenati da mister Eccheli scenderanno in campo contro la Sir Safety Susa Perugia, in trasferta, al PalaBurton, alle ore 18. In previsione di quella importante data, che darà il là alla cavalcata che vedrà impegnata la squadra brianzola, in un’intervista esclusiva a MBNews, Thomas Beretta, capitano della formazione maschile, ha fatto il punto della situazione. Tra passato, presente e futuro, il 32enne, militante nei rossoblù ininterrottamente dalla stagione 2015/16, ha analizzato punto per punto i trionfi della passata stagione, gli obiettivi della nuova, ma non solo.
LE DICHIARAZIONI
Sono passati ormai quasi sei mesi da quel 23 marzo che vi ha regalato un trionfo incredibile con la conquista della CEV Cup. Che ricordi ed emozioni hai ancora di quel giorno?
È passato molto tempo, per me è stata la prima volta che ho alzato una coppa con questo club. È stato molto emozionante e ci tenevamo in una maniera incredibile a vincere, soprattutto per via della sconfitta nella finale della CEV Challenge Cup di quattro stagioni fa. Nel doppio confronto di marzo contro Tours non è andato nulla storto, anzi abbiamo dominato in entrambe le gare. Dopo la vittoria per 3 set a 0 in casa dell’andata ci bastava vincere 2 set in trasferta in Francia. Ci aspettavamo molto dai nostri avversari, perché era una squadra forte, e ricordo che prima della partita c’era molta tensione, ma l’abbiamo gestita bene e siamo riusciti ad avere la meglio in modo netto in entrambi i match.
Arrivare a giocare finali europee non accade a tutti in carriera. Tu ne hai disputate addirittura due con questo club, ed entrambe da capitano. Che sensazioni si provano a scendere in campo in una finale europea in cui vincere significa a tutti gli effetti poter sollevare un trofeo?
I tornei, diversamente da un campionato, sono una cosa a sé, soprattutto nella fase a eliminazione diretta. Ho fatto in tutta la mia carriera tre finali europee e ne ho vinta una, quindi si può dire che prima di quella dello scorso marzo arrivavo solo da delusioni. Il secondo posto in realtà è un grande risultato, ma quando sei lì che puoi arrivare primo, e non ce la fai, lo percepisci come una delusione. Quando arrivi alla finale hai tutta la carica che deriva da tutti i periodi di allenamento che hai svolto per arrivare a quel momento: vale per noi come per gli altri; poi il livello delle finali è sempre altissimo e logicamente mentalmente ci arrivi pronto automaticamente. Di sicuro, come dicevo prima, c’era tensione, e questa è una cosa comune a tutti: dai più giovani ai più grandi è irrimediabile sentirne la presenza in una gara di tale importanza.

Nelle due finali che hai disputato con questo club, tralasciando il risultato, hai notato delle differenze a livello personale e di squadra?
Arrivando appunto dalla sconfitta nella CEV Challenge Cup, ma più in generale anche da quella in nazionale, di sicuro posso dire che tali sono servite, e molto, a livello personale, per arrivare pronto a quest’ultima, perché conoscevo già il sapore della sconfitta e mi sentivo molto pronto, anche per aiutare la squadra, da capitano, nei momenti di difficoltà.
In campionato avete chiuso lo scorso anno al settimo posto, cosa ne pensi di questo risultato? Che obiettivi vi siete fissati per la nuova stagione?
L’anno scorso puntavamo, in campionato, a qualcosa in più. È normale avere grandi ambizioni, ma devo anche dire che il nostro obiettivo primo era quello di arrivare a vincere la CEV Cup, cosa che siamo riusciti a fare. Tornando al campionato, abbiamo fatto le prime partite bene, poi abbiamo avuto una leggera flessione, ma siamo riusciti a rientrare nella cerchia di squadre che si qualificano ai playoff, che a livello nazionale è sempre la cosa più importante. Lì abbiamo giocato contro una Lube che in quel momento preciso non era stellare, anche se il suo valore è altissimo, e infatti è la squadra che ha vinto il campionato. Potevamo fare di più forse, ma avevamo giocato i play-off due giorni dopo aver vinto la finale in Francia, e dopo quella con la vittoria avevamo scaricato tutta la tensione che avevamo addosso e pure la stanchezza si era fatta un po’ sentire. Tutto sommato credo che l’anno scorso il nostro l’abbiamo fatto.
Il ritiro pre-campionato è iniziato da poco e la squadra non è ancora al completo a causa del Mondiale, come Galassi con l’Italia e Fernando Kreling con il Brasile, che ambiente hai ritrovato nello spogliatoio? Cosa ne pensi dei nuovi innesti?
Quest’anno abbiamo avuto un bel cambiamento, ma sono convinto degli acquisti della squadra. Sono giocatori esperti, forti, da Maar fino a Fernando Kreling, che sta facendo mondiali incredibili. Non l’abbiamo ancora conosciuto fino a oggi, ma onestamente non ha nulla da dimostrare. Sappiamo del suo valore e della sua qualità, come quella di tutti i componenti, nuovi arrivati e non. Lo spogliatoio è fantastico e quest’anno sarà anche uno scoprirsi a vicenda. Avendo solo il campionato senza impegni europei possiamo fare molto bene.
Nella pallavolo, diversamente da altri sport come il calcio in cui a volte è il singolo a decidere una partita, l’elemento chiave per la vittoria è il gioco di squadra. Cosa cerchi di trasmettere da capitano ai tuoi compagni?
Il mio ruolo da capitano è quello di creare lo spogliatoio e il gruppo e fare in maniera che ci sia armonia tra tutti. Da giocatore di 32 anni mi devo mostrare come punto di riferimento, che sia dal comportamento da tenere in palestra, fino all’impegno nell’allenamento vero e proprio di preparazione della partita. I giovani in squadra solitamente guardano i più vecchi, sia per esperienza che per identità, e da loro imparano tendendo ad imitarli. Serve quindi essere un buon esempio per loro, ma in generale per tutta la squadra. È sicuramente un compito importante quello del capitano.

Hai vissuto come componente della squadra probabilmente gli anni più importanti della società, ne sono esempi la finale della CEV Challenge Cup e la vittoria della CEV Cup, cosa rappresenta per te la Vero Volley Monza?
Rappresenta davvero tanto. La mia fortuna, e il bello, è che l’ho vista crescere insieme a me e a tutti i giocatori che sono passati qui nel corso delle stagioni. Ogni anno c’è sempre stato uno step in più fino ad arrivare a questi obiettivi e alla vittoria della CEV. Rimanere qui tanto significa avere stimoli e qui ogni anno c’è sempre un obiettivo da raggiungere, non ci si accontenta mai. L’innesto continuo di giocatori nuovi, forti, è pure un fattore importantissimo perché dimostra le ambizioni della società. Tutto questo mi dà la sensazione e la forza di considerare ogni anno come se il primo.
Da quando sei tornato in questa squadra hai sempre indossato il numero 13, che significato ha per te questo numero?
In realtà non ha un significato particolare. Ho sempre indossato l’1 in nazionale, nei club ho avuto anche l’11. Dopo quello ho scelto il 13 che mi piaceva, e oggi se lo continuo a usare è proprio per questo motivo, ma non ci sono così tanto attaccato come lo potrei essere se davvero questo numero avesse un valore preciso.
Hai un rito scaramantico pre-partita?
Onestamente no, non sono uno scaramantico. Io come il 90% dei giocatori ho la mia routine, che devo rispettare per arrivare al meglio all’impegno settimanale: va dall’allenamento, al mangiare giusto nel pranzo, riposare il necessario, e fare una merenda prima della partita per arrivare pronto nel miglior modo possibile. Per me questa routine è fondamentale e imprescindibile, ma ormai dopo tanti anni è diventata una consuetudine che faccio automaticamente. Di riti scaramantici veri e propri però non ne ho.
In vista della nuova stagione cosa vuoi dire ai tanti tifosi che verranno a sostenervi?
Venite al Palazzetto! Questa è una struttura unica, che quando è piena ti dà voglia di dare qualcosa in più e ti spinge alla vittoria. Spero che grazie alla conquista della CEV Cup dell’anno scorso, quest’anno riusciremo a riempire gli spalti tutte le volte. Per noi il pubblico è importante, e a ogni fine partita ci fermiamo sempre con loro, molti ormai li conosciamo bene. Spero che vengano numerosi.