Comunità energetiche rinnovabili, Apa Confartigianato Imprese in prima linea

25 ottobre 2022 | 17:48
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Comunità energetiche rinnovabili, Apa Confartigianato Imprese in prima linea

A Monza in un convegno l’associazione ha mostrato le opportunità economiche, sociali e ambientali e le caratteristiche di queste nuove realtà. Alcuni casi concreti sono un importante esempio.

Monza. Di fronte ad un cambiamento c’è chi resta fermo o addirittura torna indietro e chi lo affronta con intraprendenza per migliorarsi e far crescere il mondo in cui vive. L’attuale contesto economico, sociale e politico ci sta ponendo con forza travolgente sfide che, anche dal punto di vista ambientale e delle risorse energetiche, impongono un atteggiamento deciso, propositivo e coraggioso.

Questo è il messaggio di fondo che APA Confartigianato Imprese Milano-Monza e Brianza lancia nell’ambito della Settimana per l’Energia 2022, kermesse giunta alla 14esima edizione, promossa da Confartigianato Lombardia con il patrocinio di Regione Lombardia e Confartigianato Imprese Sostenibili, neo- costituito hub per la sostenibilità a livello nazionale.

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Nel convegno, tenutosi presso la sede di APA Confartigianato a Monza, il focus è stato incentrato sulle Comunità energetiche rinnovabili. Che, al netto delle incertezze normative in via di risoluzione, grazie alla loro capacità di unire diversi soggetti, imprese, enti e privati cittadini, per produrre e condividere energia rinnovabili, sono un’opportunità non solo per una possibile soluzione al caro energia, ma anche per azioni positive di carattere ambientale, culturale e sociale. Senza dimenticare i corposi incentivi a disposizione in questo ambito.

“Nel nostro territorio ci sono tutte le potenzialità per sviluppare Comunità energetiche rinnovabili – afferma Giovanni Barzaghi, Presidente di Confartigianato per Milano e la Brianza – è importante che le imprese, anche con il supporto e il contributo della nostra associazione, siano a conoscenza di questa opportunità e comincino sin da ora a muoversi concretamente in questa direzione”.

IL CONTESTO

Il caro energia, che ha toccato il suo picco ad agosto 2022, potrebbe incidere sulle tasche degli italiani e sui bilanci delle imprese anche nel 2023. Il percorso che ha portato a questa situazione di crisi economica, che rischia di combinare inflazione e recessione, è iniziato prima della guerra in corso tra Russia e Ucraina.

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“Dopo più di un decennio che ci aveva abituato a considerare i prezzi dell’energia quasi assodati con un’oscillazione tra i 50 e i 75 euro al MWH per l’energia elettrica e tra i 20 e i 30 euro al MWH per il gas, nell’ultima parte dell’anno scorso è cominciato una crescita che poi la scorsa estate ha subito un’impennata spropositata con l’energia elettrica schizzata a 543 euro/MGW e il gas a 233 euro/MWH” spiega Massimo Pavarin, Coordinatore del Consorzio CEnPI per APA Confartigianato Imprese Milano-Monza e Brianza.

Da circa un mese e mezzo il caro energia sembra essersi arrestato, tanto che il gas in questi giorni è tornato dopo mesi sotto i 100 euro al megawattora. “L’Unione europea è scesa in campo con una strategia che comprende il taglio dei consumi, un allargamento del mercato finanziario dell’energia elettrica, il price cap, gli acquisti comuni delle aziende big del settore, la solidarietà, i finanziamenti e gli aiuti di Stato” continua Pavarin.

Tutto questo non può lasciare completamente tranquilli le imprese e i cittadini. “Non possiamo sapere cosa succederà in futuro – afferma il Coordinatore provinciale del Consorzio CEnPI – per questo è necessario attrezzarsi con le Comunità energetiche rinnovabili anche per poter affrontare eventuali nuove situazioni di stress”.

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IL QUADRO NORMATIVO

Le Comunità energetiche rinnovabili, come sottolineato nel convegno ospitato presso la sede di APA Confartigianato a Monza, sono una realtà nuova anche dal punto di vista legislativo.

“Il principio è la Direttiva europea Red II del 2018 sullo sviluppo delle fonti rinnovabili, che in Italia ha visto un pre-recepimento nel 2020 e alla fine del 2021 il recepimento definitivo con il Decreto Legislativo 199 che manca ancora della definizione delle regole tecniche e dei decreti attuativi” chiarisce Giacomo Cantarella, Business Development Manager di EPQ, azienda nata a Monza nel 2016 che opera sul mercato energetico a supporto delle aziende ad alto consumo di energia interessate a massimizzare il valore dei propri asset energetici.

Gli scopi delle Comunità energetiche rinnovabili (CER) e degli Autoconsumatori di energie rinnovabili che agiscono collettivamente (AUC), che sono le due configurazioni previste attualmente, sono molteplici. Dalla diffusione delle rinnovabili valorizzando l’installazione degli spazi per l’installazione degli impianti fotovoltaici al consumare energia elettrica rinnovabile prodotta in prossimità del consumatore, dal passare ad un modello di condivisione del consumo energetico senza modificare le reti di distribuzione esistenti al produrre benefici socio-economici ed ambientali per tutta la comunità.

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I DETTAGLI

“Per la prima volta con l’aggregazione di consumatori di energia elettrica non si incentiva l’energia rinnovabile prodotta, ma quella condivisa con incentivi economici fissi e invariabili per 20 anni – spiega Cantarella – per le Comunità energetiche rinnovabili, che possono essere connesse direttamente ad una cabina primaria con una potenza fino ad un Megawatt per singolo impianto e devono costituirsi come soggetto giuridico, quindi associazione o cooperativa, su tutta l’energia condivisa vengono applicati incentivi e contributo a copertura di oneri di sistema intorno ai 120 euro al megawattora”.

“Questi incentivi, che sono cumulabili con le detrazioni fiscali del 50% e con i fondi del PNRR, che ha previsto 2,2 miliardi di euro per supportare le Comunità energetiche in Comuni con meno di 5mila abitanti, si possono allocare poi in diversi modi – continua – sopperire ai costi di gestione e all’investimento sugli impianti, redistribuzione ai membri della comunità e a progetti sociali con ricaduta sul territorio”.

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IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI

In un meccanismo che non è privo di elementi di complessità, tra i diversi soggetti che hanno il compito di facilitare la strada verso la diffusione condivisa delle energie rinnovabili ci sono sicuramente gli enti pubblici. Che, in questo periodo, stanno pagando un raddoppio delle spese energetiche.

“Le Comunità energetiche sono anche un tema geo-politico nel senso che più si aumentano le energie rinnovabili e meno saremo dipendenti dall’estero – sostiene Giada Turato, assessore all’ambiente, all’energie e alla mobilità del Comune di Monza – le istituzioni devono dare una direzione politica, ma prima è necessario avere dati certi sugli attuali consumi energetici di propri spazi e strutture per decidere dove e come operare, anche con possibilità impiantistiche”.

Un processo lungo e delicato, che si sta affrontando anche in un apposito tavolo di lavoro in Anci Lombardia, ma caratterizzato da uno sviluppo impetuoso nei prossimi anni. “Uno studio del Politecnico di Milano – continua Turato – ci dice che nel 2025 ci saranno in Italia 40mila Comunità energetiche che coinvolgeranno 10mila Pmi e 1,2 milioni di famiglie”.

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CASI CONCRETI

Se la macchina degli enti pubblici può avere qualche lentezza in più ad accendere il proprio motore sulla strada delle fonti rinnovabili condivise, nel mondo delle imprese c’è chi ha già cominciato a mettersi all’opera. Come Confartigianato Imprese Vicenza.

“In collaborazione con il Consorzio Caem stiamo progettando un’attività di assistenza per imprese, famiglie e soggetti terzi sul tema dell’autoproduzione o autoconsumo dell’energia elettrica – spiega Francesco Pizzato, ingegnere energetico presso Confartigianato Vicenza – ci proponiamo in particolare di promuovere e gestire, eventualmente anche con partner terzi, la costituzione di Comunità energetiche rinnovabili nell’ambito dei perimetri di riferimento delle cabine primarie”.

“Nella nostra progettualità ci rivolgiamo anche a potenziali autoconsumatori collettivi e ad aspetti quali la sostenibilità, gli investimenti per la riduzione dei costi energetici, il lavoro e il contrasto alla povertà energetica, quella di chi non riesce a pagare le bollette di luce e gas” continua.

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Il case history. A Pieve Emanuele, Comune della città metropolitana di Milano, alcuni imprenditori stanno già godendo i benefici economici e ambientali di una Comunità energetica rinnovabile. “Siamo sei aziende che ne hanno fondata una costituendola in forma di cooperativa e, grazie a 58mila metri quadri di tetti, producono e utilizzano energia” racconta l’imprenditore Alberto Cervi, Referente Confartigianato Milano Sud.

“Intorno alla nostra area ci sono altri 50mila metri quadri di verde, per i quali con il Comune, che ne ha il diritto di superficie, abbiamo stabilito di costruire pensiline fotovoltaiche per ricaricare le macchine elettriche” aggiunge.

Far dialogare imprese, enti, privati cittadini sotto il cappello di garanzia di Confartigianato rende tutto più semplice – conclude Cervi – la capacità di fare sistema per sfruttare il fotovoltaico, ma anche le risorse geotermiche, è un salto culturale possibile e necessario”.