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Ferrari Club Vedano, il XXII Memorial Brambilla premia Giacomo Agostini

27 novembre 2022 | 17:58
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Ferrari Club Vedano, il XXII Memorial Brambilla premia Giacomo Agostini
Giovanni Marras, presidente del Ferrari Club Vedano, consegna il premio a Giacomo Agostini

Il riconoscimento, che ricorda i due piloti monzesi più noti, i fratelli Tino e Vittorio Brambilla, è stato assegnato ad una leggenda vivente del motociclismo, che ha ancora il record di 15 titoli mondiali conquistati.

Vedano al Lambro. Monza e i motori sono un connubio ormai inscindibile da almeno 100 anni. Da quando, era il 3 settembre 1922, venne inaugurato, all’interno del Parco cintato più grande d’Europa, l’Autodromo, il secondo più antico del mondo ancora oggi in attività. Da allora di emozioni, vittorie, sconfitte e, purtroppo, morti tragiche ne sono passate tante sulla pista di Monza.

La lista dei campioni, delle due e delle quattro ruote, che si sono cimentati con il Tempio della velocità è troppo lunga per citarla senza far torto a qualcuno. Ma in particolare c’è un campione che, nonostante abbia smesso di correre su una motocicletta da oltre 40 anni, è da tempo ormai una leggenda vivente. Quasi come l’Autodromo di Monza, pista sulla quale Giacomo Agostini, 80 primavere sulle spalle, ha festeggiato il primo dei suoi 15 titoli mondiali, un record ancora imbattuto nel motociclismo.

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Anche per questo, non è, quindi, un’operazione amarcord assegnare a Giacomo Agostini il XXII Memorial Brambilla, riconoscimento che il Ferrari Club Vedano al Lambro ha istituito, con il patrocinio di Beta Utensili, per tenere vivo il ricordo di due soci e grandi piloti di F1, i fratelli monzesi Vittorio e Ernesto “Tino” Brambilla, quest’ultimo anche vincitore nel 1975 del Gran Premio d’Austria di Formula 1.

Anzi, il tutto rafforza la passione per i motori e per i protagonisti di automobilismo e motociclismo che, ormai, secondo molti addetti ai lavori, è sempre meno uno sport e più uno spettacolo.

LA LEGGENDA

“L’Autodromo di Monza rappresenta uno dei ricordi più belli della mia carriera perché è qui che nel 1966 ho vinto sulla Mv Augusta il mio primo titolo mondiale davanti a 130mila persone – racconta un emozionato Agostini alla consegna del premio Memorial Brambilla nella gremita Sala Cultura di Vedano al Lambro – su questa pista, dove ho vinto il Gp altre otto volte, venivo anche a fare le prove con la motocicletta in preparazione del campionato ed ho sempre respirato il fascino di un luogo unico“.

Detto da una leggenda del motociclismo, dotato di un’incredibile umiltà e di una sana ironia nonostante un palmares di 313 gare, 123 gran premi, 10 Tourist Trophy e 18 titoli italiani vinti, numeri irraggiungibili perfino per il “Dottore” Valentino Rossi, consacra ancora di più, se ce ne fosse bisogno, il valore del Tempio della Velocità. Un anziano di 100 anni ormai, più volte messo in discussione come tappa italiana del mondiale di Formula 1, ma sicuramente l’elemento più riconoscibile del brand Monza in Italia e nel mondo.

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I RICORDI

Nel corso della serata presentata da Carlo Gaeta e organizzata dal Ferrari Club Vedano al Club, che festeggia 55 anni proprio nel 2022, le immagini aiutano a capire il perché uomini, prima ancora che piloti, come Vittorio e Tino Brambilla e Giacomo Agostini siano rimasti nel cuore di tifosi ormai piuttosto in là con gli anni, ma costituiscano un esempio anche per i giovani appassionati di motori.

“La Formula 1 di oggi è più fredda rispetto a quella dei Brambilla, anche perché bloccata da regole eccessivamente restrittive come quelle sul cambio gomme – sostiene nel suo intervento al Memorial l’ingegnere Giancarlo Bruno, per anni tecnico della Scuderia Italia e da tempo opinionista e commentatore televisivo per i motori – c’è oggi una tecnica esasperata che aumenta l’uniformità ed appiattisce le qualità dei piloti, che un tempo erano messe in risalto anche dalle capacità empiriche“.

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Atmosfere romantiche di quasi 50 anni fa, insomma, che hanno vissuto e continuano a raccontare anche Teo e Walter Consonni, quest’ultimo autore del recente libro “Monza22 – dialoghi fra l’autodromo centenario e la sua gente” e delle biografie dei due piloti monzesi più noti, proprio i fratelli Tino e Vittorio Brambilla.

“Di Tino e Vittorio, che hanno coltivato il loro amore per i motori sin dall’essere meccanici, non potremo mai dimenticare il loro pragmatismo e il buon senso ruspante di una volta” affermano.

IL FUTURO

Se il passato serve sicuramente a conoscere meglio la nostra identità e la storia che ci ha reso quel che siamo, siamo tutti “condannati” a guardare sempre avanti. Compreso l’Autodromo di Monza. Che, compiuto quest’anno il primo secolo di vita, inizia un nuovo capitolo tra qualche incognita e tante speranze.

“Il circuito ora è a riposo, ma abbiamo già programmato la prossima stagione con diversi week-end di gara – annuncia Alessandra Zinno, dal 2020 direttrice dell’Autodromo, durante il Memorial Brambilla, dove ha consegnato un ulteriore riconoscimento a Giacomo Agostini – certamente bisogna tenere d’occhio i necessari lavori di manutenzione e ristrutturazione, che hanno una notevole complessità, anche burocratica”.

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“Speriamo di averne completati alcuni entro il 2023, anno in cui stiamo già preparando un bel Gran Premio dopo il record di presenze, 337mila, di quest’anno” continua Zinno. In attesa di fare i conti con quel che verrà, il presente del motociclismo italiano ha da poco portato a casa un incredibile successo. Il titolo di campione del mondo in MotoGp di Pecco Bagnaia, primo nella classe regina 13 anni dopo l’ultimo italiano, Valentino Rossi.

Un successo che riporta al vertice l’accoppiata pilota e moto italiana, in questo caso la Ducati, 50 anni dopo l’ultima volta, quando furono proprio Giacomo Agostini e la sua Mv Augusta a battere tutta la concorrenza nelle classi 500 e 350.

“Ad un certo punto della stagione Pecco aveva 91 punti di ritardo su Quartararo, poi ha cominciato a non sbagliare più e, con un po’ di fortuna, è stata realizzata una rimonta storica” racconta, al pubblico del Memorial Brambilla, Marco Ventura, capo meccanico di Bagnaia.