Protesta

Pedemontana, chiamata a raccolta degli ambientalisti: manifestazione di massa in arrivo

Si invoca una scelta di campo: con o contro l'autostrada. Tutti in piazza, il 17 dicembre, nei comuni coinvolti dal progetto destinato a consumare campi e boschi.


Se qualche crepa c’è, nel muro Pedemontana, occorre infilarci un cuneo al più presto, ritengono gli ambientalisti. L’infrastruttura autostradale che Regione Lombardia sta autorizzando ha raccolto negli ultimi mesi un fuoco di contestazioni non solo da parte di comitati green ma anche da amministratori locali, con un’azione bipartisan che ha visto sulla stessa barricata, per citarne un paio, Maurizio Bono (sindaco di Arcore sostenuto da Fratelli d’Italia) e Simone Sironi, primo cittadino di Agrate in forze al Pd. Senza contare la richiesta di ulteriori approfondimenti di Luca Santambrogio, presidente della Provincia, e qualche accenno di dubbio anche in Fratelli d’italia da Federico Romani (consigliere regionale) e Rosario Mancino (coordinatore provinciale). Ecco allora la proposta dei gruppi e associazioni ambientaliste delle tratte B2, C e D: una mobilitazione di massa della società civile in cantiere per il 17 dicembre, nelle piazze dei Comuni coinvolti. Al grido di “Viviamo la Brianza, fermiamo Pedemontana”.

È questo l’appello a cittadini, rappresentanze istituzionali del territorio, liste civiche e forze politiche alle quali la cordata, tra cui le varie sezioni di Legambiente, raccomanda: “è giunto il tempo di scegliere da che parte stare”. Dentro o fuori, insomma, anche perché Regione Lombardia non intende accogliere modifiche per mitigare l’impatto. Non tanto per questioni di partito preso, ma perché, come ormai noto, mettere mano al progetto significa dilatarne i tempi a dismisura e, ancora di più, i costi.

IL MANIFESTO

Recita il manifesto degli organizzatori: “A favore di Pedemontana oggi rimangono coloro che fiancheggiano gli interessi del business dell’asfalto e del cemento e che hanno una visione del futuro della Brianza che replica semplicemente quella di un passato i cui effetti sono sotto i nostri occhi: aria ammorbata, insostenibile consumo di suolo, disordine urbanistico, viabilità critica, traffico caotico mai alleggerito dalle nuove strade realizzate e basso standard qualitativo della vita. I fattori che determinano un futuro di qualità, anche sul piano economico, sono altri”.

LE RAGIONI DELLA PROTESTA

I temi sono quelli già sentiti: l’immane impatto ambientale immaginabile, i costi ingenti e difficilmente ammortizzabili (con la conseguenza ipotizzata di pedaggi elevati), i discutibili vantaggi viabilistici sul territorio locale. Senza contare che la Banca Europea degli Investimenti, determinante nel finanziare l’opera, la Commissione Europea e la Corte dei Conti, dopo le segnalazioni da parte delle associazioni, hanno chiesto chiarimenti al Governo ed alla Regione Lombardia.

LA POLITICA

In un quadro così articolato, illustrato nei dettagli in una conferenza stampa che si è tenuta nella serata di oggi, 25 novembre, gli ambientalisti invitano la comunità a una presa di coscienza importante: “questa è una partita politica e a deciderla sarà essenzialmente la politica, che dovrà confermare non solo se fare o meno un’autostrada, ma anche definire quale futuro della Brianza attende noi e i nostri figli”. La questione è semplice: chi, ai vertici politici del territorio, è pronto a legare il suo nome, per sempre (o poco ci manca), alle ruspe che sbancheranno boschi e terreni agricoli della verde Brianza?

 

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