L'intervista

Fumagalli (M5S), in campo per una Lombardia nuova: “Qui si sperimenta il futuro. Io candidato per difendere il mio territorio”

Capolista dei pentastellati nella lista brianzola, Marco Fumagalli racconta a MBNews aspettative e scenari in vista delle regionali del 12 e 13 febbraio. Se si può cambiare il colore politico in Regione Lombardia? Lui dice sì.


Monza. Idee chiare, nette: no a Pedemontana, sì alla politica che torna in mano ai cittadini. No alle destre di Moratti e Fontana, sì ad un esperimento politico tutto lombardo – l’alleanza di un campo largo nel centrosinistra – che può fare scuola nel Paese. 12 giorni al voto e Marco Fumagalli, capolista della lista del Movimento 5 Stelle in Brianza, non ci gira intorno: la partita è aperta, la campagna elettorale si sta rivelando molto propizia.

I pentastellati corrono in Regione Lombardia portando acqua al candidato Pierfrancesco Majorino, che il brianzolo Fumagalli definisce il più vicino tra i dem alle sensibilità del M5S. Per Fumagalli, monzese, consigliere regionale uscente, questa in Lombardia è la seconda candidatura. Poi – ci spiega in una intervista esclusiva – in caso di elezione costruirà le condizioni perchè un domani qualcuno raccolga il suo testimone.

Fumagalli, il 12 e 13 febbraio c’è un voto importante in Regione Lombardia. Per voi del Movimento 5 Stelle cosa funziona e cosa deve essere cambiato nella nostra Regione? Come può farlo la politica?

A funzionare sono i lombardi che tirano la carretta nonostante una politica incapace di assolvere ai propri compiti. Si prevede un alto astensionismo perché la gente ha sfiducia nella politica e nelle istituzioni. Ma disertare le urne è sbagliato perché si dà una delega in bianco a chi vince. Occorre invece andare a votare per cambiare questo sistema con persone nuove e che non siano compromesse con il sistema precedente. Noi abbiamo mantenuto fede ai nostri valori e presentiamo solo candidati che non hanno mai avuto altre poltrone. Io sono al primo mandato e se verrò rieletto lavorerò perché altri possano sostituirmi, per lasciare fuori i professionisti della politica e mettere gente nuova e capace. In Brianza candidiamo persone affermate nel proprio mondo professionale.

Pierfrancesco Majorino è il vostro candidato Presidente. Perché reputa che sia la persona giusta per guidare regione Lombardia?

La divisione del centrodestra, con Moratti contro Fontana, rende la Lombardia contendibile. Se si divideranno equamente i voti del centrodestra, la vittoria delle forze progressiste sarà molto probabile. Del resto a Monza è accaduto proprio questo e quindi vale la pena tentare questa carta. Majorino appartiene a quell’area del PD maggiormente vicina ai nostri ideali di uguaglianza e giustizia sociale. In Lombardia stiamo facendo un esperimento che se funzionasse cambierebbe gli scenari politici italiani. Per questo occorre dare sostegno al M5S in queste elezioni per rafforzare la voglia di cambiamento e dare un segnale a tutto il Paese e alle forze politiche progressiste.

Parliamo della sua ricandidatura. Quali sono i temi a lei più cari e che intende portare in Regione, in caso di elezione. Gliene chiedo tre.

In primo luogo, NO Pedemontana e con i soldi risparmiati realizzare il prolungamento della Metro verde da Cologno Nord a Vimercate. In secondo luogo, rafforzare la sanità territoriale evitando che tanti cittadini restino senza medico di base e privi delle cure primarie. L’area dell’Ospedale Vecchio di Monza deve diventare una Casa della Comunità d’eccellenza, con la palestra della salute e i servizi sociosanitari integrati. Ora c’è solo il cartello “Casa della Comunità” ma dentro non c’è nulla che c’entri con quanto scritto nel PNRR.

Ha fiducia che il messaggio del Movimento arrivi tra i suoi elettori? Per usare altre parole, pensa che alle urne le battaglie del Movimento troveranno riscontro positivo nel voto dei lombardi e dei brianzoli?

La campagna elettorale si sta rivelando molto propizia. Soprattutto nelle periferie e tra le fasce più deboli della popolazione, sia il nostro simbolo che il nostro Presidente Conte riscuotono grande successo. D’altronde tanta gente fatica ad arrivare a fine mese e Giorgia Meloni pensa alla guerra invece di alzare gli stipendi erosi dall’inflazione. La gente è stufa ed è arrivata a un livello di insofferenza altissimo. Con noi si sfogano perché sanno che possono farlo e che non siamo parte della cricca partitocratica.

Monza e la Brianza rappresentano una delle zone più produttive del paese. Si stima una partita iva ogni 9 persone e un’impresa ogni 12 abitanti. Il tema del supporto alle attività e agli imprenditori è quindi uno dei più sentiti sul territorio, oggi forse più che mai vedendo le grandi difficoltà del 2022. Come la politica può rispondere alle istanze delle imprese e dei lavoratori?

La popolazione sta diventando sempre più anziana e il rischio è che le imprese chiudano per non riaprire mai più. Occorre incentivare le vere partite IVA che con l’artigianato hanno fatto grande questo territorio e tramite un’adeguata formazione mantenere vivo il settore industriale che rischia di trasferirsi in altri Paesi. La nostra creatività e laboriosità sono eccezionali ma le istituzioni e la politica paiono non accorgersene. Occorre fare formazione a giovani e meno giovani, per poter passare il testimone di un sapere che, dalle botteghe artigiane di un tempo con marchi storici, possa sbarcare sul web rilanciando il made in Italy che è di qualità impareggiabile.

10 giorni al voto. Come saranno queste prossime settimane per lei?

Puntiamo molto sul coinvolgimento emotivo oltre che sulla presenza nelle strade e nelle piazze. Il 1° febbraio portiamo a teatro a Monza al Binario 7 lo spettacolo “Bulloni” di sensibilizzazione sul precariato giovanile. Storie di sfruttamento che i giovani subiscono e che denunciamo in modo artistico perché la politica deve essere fatta tutti i giorni, con tutti i mezzi e in tutti i luoghi. Il 9 febbraio avremo la presentazione del libro “Assalto alla Lombardia” di Michele Sasso che ho aiutato nella stesura fornendo documenti circa il “sacco” che, da Formigoni in poi, il centrodestra ha operato in Lombardia.

 

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