Monza, “Musica a Km Zero”: la seconda serata sarà in omaggio a Johnny Cash

Uno spettacolo che alterna parti recitate dal narratore, supportate da parti video, e canzoni suonate dal vivo, in un avvincente ed emozionante cammino nella vita del grande musicista americano.
Monza. Dopo il successo della prima serata, la rassegna Musica a Km Zero – Inverno 2023 ritorna con una seconda, altrettanto interessante, serata il 4 marzo 2023 alle 20:45 sempre presso la sala parrocchiale di S. Ambrogio in via Amendola 3 a Monza, con ingresso libero. Ci si sposterà oltreoceano per centrare l’attenzione su una delle icone della musica a stelle e strisce: Johnny Cash nel ventennale della sua scomparsa.
Bruno Montrasio, la Cederna Blues Machine e attori della Compagnia teatrale Impara l’Arte saranno i protagonisti dello spettacolo che alterna parti recitate dal narratore, supportate da parti video, e canzoni suonate dal vivo, in un avvincente ed emozionante cammino nella vita del grande musicista americano: l’infanzia, povera ma ricca di umanità, il lavoro nei campi, la tragica perdita del fratello, la scoperta della musica, la carriera musicale, la caduta nell’inferno degli stupefacenti, la rinascita, l’amore di June e gli ultimi giorni, la fede cristiana, saranno alcuni dei temi trattati nello spettacolo, sottolineati dalle straordinarie canzoni del repertorio del “Man in black”.
“Amore, vita, morte, dannazione, salvezza e Dio sono temi ricorrenti nella musica e nella vita di questo straordinario musicista americano – dice Bruno Montrasio, regista ed autore -, una vita in cui ha raggiunto picchi ed è sprofondato negli abissi, nella quale ha sempre cercato comunque di restare fedele ai propri principi e tornare alle radici della sua fede. Johnny Cash ha vissuto la sua vita con onestà, integrità e franchezza ed è sempre stato disponibile ad ammettere le sue debolezze, i suoi errori e le sue mancanze. La sua storia è per molti versi assimilabile a quella di altre persone: la vicenda di un uomo messo alla prova molte volte durante la sua vita ma che cerca, nonostante tutto, di rimanere saldo nella sua fede sino alla fine. Certo, ad una prima lettura della sua vita saltano più all’occhio la sua figura leggendaria, la sua musica, la mitica figura dell’ ”Uomo in nero”, ma il lato più affascinante della sua vicenda terrena è quello del suo essere stato continuamente alla ricerca della fede in Dio.
Spero con questo lavoro, attraverso il testo narrato e la riproposizione dal vivo di una parte del suo sterminato e straordinario repertorio (con musiche dello stesso Cash, di B. Springsteen, Bob Dylan, Paul Simon, Tom Petty, Kris Kristofferson e altri), di essere riuscito a renderlo evidente.”
COMPAGNIA TEATRALE IMPARA L’ARTE – MONZA CEDERNA BLUES MACHINE
JOHNNY CASH, una vita sul filo
Autore: BRUNO MONTRASIO
Regia: BRUNO MONTRASIO INTERPRETI
Giovanni Longoni: voce narrante
Bruno Montrasio: voce e chitarra acustica
Andrea Denti: voce e chitarra elettrica
Giorgio Sala: tastiere
Luca Bellini: basso elettrico
Renato Cesaroni: batteria
Maristella Meani: cori
Diana Mercado: cori
e con Carlo Preti: violoncello

Johnny Cash: una breve biografia
Inconfondibile a cominciare dal timbro profondo e baritonale della voce, capace di attraversare stagioni, mode e stili musicali restando sempre fedele a se stesso , Johnny Cash (1932-2003) è una delle figure più importanti di sempre nell’ambito della musica popolare americana. Nato in Arkansas da una famiglia povera di agricoltori, inizia a scrivere canzoni dopo avere imparato a suonare la chitarra da autodidatta. Il primo contratto lo ottiene nel 1954 con la leggendaria Sun Records di Memphis. con cui incide singoli per l’epoca rivoluzionari come “Hey porter”, “Folsom prison blues”, “Get rhythm” e “I walk the line” che gli procurano subito notevole popolarità imponendo uno stile originale e ritmato, a metà tra country e rockabilly. Sempre vestito di scuro, tanto da guadagnarsi il soprannome di “Man in Black”, alla Sun ha modo di incrociare le altre stelle emergenti della scuderia, Elvis Presley, Carl Perkins e Jerry Lee Lewis. A fine anni ’50 passa alla Columbia, e negli anni successivi pubblica una serie di album tematici dedicati ai vari filoni della musica tradizionale americana, il gospel e la musica folk, l’epopea western e le “road song” legate allo sviluppo dei trasporti ferroviari. I ’60 sono per lui anni di grande successo ma anche di sofferte vicissitudini personali, legate al fallimento del suo primo matrimonio e alla dipendenza dalle droghe che gli crea anche guai con la giustizia. Sensibile ai problemi dei detenuti, nel 1968 incide proprio in un carcere di massima sicurezza il suo disco più famoso, JOHNNY CASH AT FOLSOM PRISON, doppiato nel ‘69 da JOHNNY CASH AT SAN QUENTIN . Le cure della seconda moglie June Carter Cash, lo riportano sulla retta via, ma i dischi dei primi anni ’70 raccontano di un lento ma inesorabile declino artistico, spezzato ogni tanto da intuizioni felici. Chiuso il lungo sodalizio con la Columbia, Cash firma con la Mercury; ma per la sua piena rinascita artistica tuttavia bisogna attendere il 1994, quando il produttore rock Rick Rubin, con geniale intuizione, lo convince a registrare per sola voce e chitarra un repertorio di canzoni popolari tradizionali e moderne in parte autografe, in parte firmate da altri grandi artisti: nasce così la straordinaria tetralogia delle “American recordings”, che da lì al 2002 vanno a comporre il suo testamento musical-spirituale imponendolo all’attenzione del pubblico “giovane” e fruttandogli numerosi Grammy Awards. Il 12 settembre del 2003, preceduto di pochi mesi dalla moglie June, Cash muore a seguito di una lunga malattia: dopo la pubblicazione del box inedito di 5 cd UNHEARTHED, la storia della coppia viene celebrata dal film “Walk the line” di James Mangold (“Quando l’amore brucia l’anima” nell’edizione italiana. Nel 2006 dagli archivi privati del musicista salta fuori PERSONAL FILE, 49 incisioni “domestiche” per voce e chitarra incise principalmente nel luglio del 1973 in una formula che anticipa di vent’anni quella delle “American recordings”.Questa serie, all’inizio dell’estate dello stesso anno si conclude con AMERICAN V: A HUNDRED HIGHWAYS, contenente le ultime incisioni prima della scomparsa.