Il focus

Poste, la denuncia della Cgil Monza e Brianza: “Manca il personale, uffici allo stremo”

Il Segretario Generale, Massimo Casucci, denuncia l'assenza di una strategia aziendale che permetta, anche nel nostro territorio, di assicurare l'adeguata attività degli sportelli e del comparto recapito.

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Lamentele, più o meno accese, per i disservizi che si ritiene di subire e per le lungaggini negli uffici postali sono all’ordine del giorno, se non dell’ora. E ormai fanno parte del nostro immaginario popolare. Ma, quasi sempre, non si conosce o non si ha contezza della carenza di personale. Che è da tempo cronica e diffusa. Soprattutto allo sportello, ma anche nel comparto del recapito.

Se questa è la situazione presente, le prospettive rischiano di essere ancora peggiori. Per chi lavora negli uffici postali, anche della provincia di Monza e Brianza. E, di conseguenza, per tutti noi utenti.

Il grido di allarme arriva dalla Slc Cgil Monza Brianza. Che si dice molto preoccupata dal fatto che “non si intravedono spiragli di futuri miglioramenti” afferma Massimo Casucci, il Segretario Generale del sindacato di via Premuda.

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“Ai continui e massicci esodi di personale che Poste Italiane incentiva, ai pensionamenti e alle legittime assenze giustificate a tutela della salute – continua – non corrispondono appropriati e conseguenti interventi mirati ad evitare le negative ricadute che compromettono, inevitabilmente, i diritti basilari garantiti dal Contratto collettivo nazionale“.

SCELTE AZIENDALI

“La questione principale è che la riduzione dei costi aziendali viene fatta sempre a discapito del personale – insiste Casucci – ad aggravare ancora di più questa situazione è che si aumentano i servizi da fornire, cosa su cui siamo d’accordo come principio di diversificazione che ci permette di stare meglio sul mercato, senza, però, nemmeno fornire l’adeguata formazione agli sportellisti che, oberati dal sovraccarico di lavoro, non riescono nemmeno a terminare i corsi previsti”.

Nella realtà lavorativa quotidiana tutto questo si riflette in una condizione complessiva di precarietà e incertezza degli impiegati negli uffici postali. In particolare nel periodo estivo quando il personale risulta ancora più carente rispetto al normale organico.

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“In circa il 70% dei 150 uffici postali dislocati nelle tre filiali che sovraintendono al territorio brianzolo, cioè Monza, 2 Nord e 5 Est, ci sono costantemente problemi dovuti all’organico” spiega il Segretario Generale della Slc Cgil Monza Brianza.

“L’azienda, invece, di risolverli, ricorre alla violazione dei diritti dei lavoratori – continua – dalle ferie non concesse in determinati giorni del mese agli straordinari imposti subito dopo il normale orario di lavoro, dalla normativa dei distacchi spesso disattesa nel preavviso delle 48 ore alle pressioni commerciali sulla vendita dei prodotti che da qualche tempo non è più prerogativa dei consulenti e direttori, ma riguarda anche gli addetti allo sportello”.

UN FUTURO GRIGIO

Il 2023, da poco incominciato, non sembra prospettare cambi di strategie aziendali sul fronte del personale da parte di Poste italiane.

“Nell’anticipazione delle Politiche attive del Lavoro si evidenzia che per la Filiale di Monza sono state assegnate appena due sole risorse agli sportelli – annuncia Casucci – già nel Piano delle Politiche Attive 2022, condiviso a livello nazionale, non c’è stato alcun beneficio alla provincia brianzola in tema di assegnazione di nuove risorse tra sportelleria, trasformazioni part time-full time, trasferimenti da altre regioni ed assunzioni“.

All’orizzonte i timori della Slc Cgil Monza Brianza, oltre allo spettro di un’automazione diffusa degli sportelli, riguardano anche le possibili conseguenze negative dell’avvio del progetto Polis sulla gestione quotidiana e sulla condizione dei lavoratori.

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“Negli uffici postali dislocati in Comuni fino a 15mila abitanti si potranno ritirare tutti i certificati e una serie di documenti forniti dalla Pubblica Amministrazione tra i quali passaporti, Spid, carta d’identità, misure catastali e casellario giudiziale” spiega il sindacalista.

“Si partirà con i primi 200 uffici postali nel 2023 per poi arrivare a regime a 7500 in tutta Italia – continua – è un processo di rimordenizzazione che ci vede favorevoli, ma il problema è che sarà fatto sempre con le stesse risorse in organico”.

LA PROPOSTA

Il rischio, se non si cambia il trend relativo alla carenza di personale, è di aumentare il malessere dei lavoratori che è percepito anche dall’opinione pubblica. “Un’azienda in buona salute, qual è Poste Italiane, alla quale ogni dipendente, in media, porta 100mila euro all’anno di utile, anche nel 2023 non può lasciare i propri dipendenti in balia di se stessi, al limite quotidiano di una crisi di nervi” afferma Casucci.

“Solo una manovra straordinaria – conclude – potrebbe avviare un’azione che permetta sia la copertura di tutti gli uffici privi di operatori, sia di assicurare la “normale” attività degli Uffici Postali più grandi, con un numero adeguato di sportelli”.

 

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