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Bonificare l’amianto nel Nord-Italia: procedure, a chi rivolgersi

amianto web

L’amianto, o asbesto o eternit, per anni, è stato considerato un super-materiale date le sue numerose proprietà. Era infatti un grande isolante termico, fonoassorbente, di facile produzione, economico e in grado di resistere ad agenti nocivi e corrosivi e al fuoco. Il suo nome, infatti, deriva dal greco “amiantos”, che in italiano significa “immacolato” o “incorruttibile”. Proprio per questo, ha trovato largo uso sia nelle costruzioni edilizie che nella produzione di indumenti e tessuti. Nel corso del ‘900, però, numerosi studi scientifici e numerosi paesi hanno dimostrato quanto questo materiale fosse nocivo per gli esseri umani. Le polveri contenenti fibre d’amianto, se inalate, infatti, provocano gravi malattie a livello polmonare, come tumori del polmone stesso e della pleura, che è la membrana che lo riveste, e l’asbestosi, che è invece una malattia cronica del polmone. I primi paese ad accorgersene, già tra gli anni ’30 e 40 del ‘900, furono il Regno Unito e la Germania, mentre in Italia la vendita, la produzione e la lavorazione dell’amianto sono illegali a partire dal 1992. A stabilirlo è stata la legge n°257 del 1992, completata dal decreto ministeriale del 6 settembre 1994. Nel nord del nostro paese si trovano ancora dei lasciti dell’uso di questo materiale ed è fondamentale rivolgersi a un servizio di bonifica amianto nel Nord Italia per svolgere il lavoro in maniera accurata e nel pieno rispetto della salute generale e dei lavoratori stessi.

Rimozione dell’amianto: differenza tra friabile e compatto

Il decreto ministeriale del 6 settembre 1994 ha individuato tre categorie principali di materiali contenenti amianto (MCA): quelli che rivestono e superfici, rivestimenti di tubi e caldaie con funzione isolante e mix di materiali (come cemento e amianto, cartoni, prodotti tessili, ecc.). Un’altra differenza fondamentale, sempre stando al D.M. 06/09/94, va fatta tra materiali friabili e materiali compatti. L’amianto a matrice friabile è composto da fibre libere o con legami deboli e quindi può essere polverizzato o sbriciolato semplicemente con la pressione manuale e delle dita. Ciò rappresenta un pericolo molto alto per la nostra salute, proprio perché le fibre di amianto possono essere rilasciate facilmente nell’aria. L’amianto a matrice compatta presenta invece una struttura più solida e resistente, ottenuta generalmente miscelando l’amianto con il cemento, e quindi può essere danneggiato o polverizzato solamente ricorrendo a macchinari e strumenti specifici. Secondo la normativa vigente, tra i metodi per bonificare l’amianto, il primo processo è la rimozione. I lavoratori specializzati in questa operazione si occupano di smontare, sollevare e imballare le lastre contenenti amianto, stanno bene attenti a lasciare il materiale integro. Se il materiale compatto è più stabile e rischia meno di danneggiarsi, lo stesso non si può dire del materiale friabile, che va trattato con una cura ancora maggiore. Questo per evitare la dispersione nell’aria di ulteriori fibre di amianto che possono essere inalate.

Procedure bonifica amianto: incapsulamento e confinamento

Oltre alla rimozione, tra le procedure per bonificare l’amianto ci sono anche l’incapsulamento e il confinamento. Proprio per non far disperdere nell’aria polveri contenenti fibre di amianto, si ricorre all’incapsulamento dell’amianto, una procedura che va a legare le fibre tra loro e a ricoprirle con una pellicola protettiva. Questo risultato si ottiene ricorrendo a prodotti impregnanti e a prodotti ricoprenti, che vengono utilizzati insieme per aumentarne l’efficacia e la durata. I prodotti impregnanti sono in grado di penetrare nel materiale e di legare le fibre tra loro, mentre i prodotti ricoprenti sono quelli che ricoprono la superficie del materiale andando a formare una barriera piuttosto spessa.
Per quanto riguarda invece il confinamento dell’amianto (o sovracopertura) si fa riferimento a una procedura che serve a creare una barriera tra l’amianto e il resto della struttura dell’edificio (ottima per gli edifici che, dal punto di vista strutturale, riescono a sopportare questo ulteriore peso). Questa operazione fa sì che l’eternit venga separato totalmente dall’edificio e non sia in grado di liberare polveri nell’aria che possano essere nocivi per gli esseri umani.

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