Monza. Scegliere per cosa è famosa Monza non è semplice. La città di Teodolinda ha mille sfaccettature e mille volti. Vicinissima, a livello di chilometri, a Milano, da sempre ha coltivato una propria specifica individualità. Rispondere alla domanda “per cosa è famosa Monza” significa analizzare una storia lunga secoli, fatta di re, regine, di auto da corsa, di sapori, di politica e di carattere.
Per cosa è famosa Monza: la Monaca di Monza
La Monaca di Monza è uno fra i personaggi monzesi più conosciuti al mondo. Un personaggio reso immortale da Alessandro Manzoni nel capolavoro dei Promessi Sposi. Marianna de Leyva y Marino nacque a Milano nel 1575. Figlia del conte di Monza Martino de Leyva y de la Cueva-Cabrera, a sedici anni fu indotta dai famigliari a diventare suora: entrò così nel convento monzese di Santa Margherita assumendo il nome di Suor Virginia.
A dare scandalo fu la relazione che la religiosa intrattenne per oltre dieci anni con il conte Gian Paolo Osio, dalla quale nacquero due figli. Il nobile uccise tre persone per nascondere la tresca, ma fu scoperto, condannato a morte in contumacia e poi assassinato. L’arcivescovo Federico Borromeo, messo al corrente della vicenda, ordinò un processo canonico nei confronti di Suor Virginia: al termine del procedimento la religiosa fu condannata a essere murata viva per 13 anni al Ritiro di Santa Valeria, a Milano, nei pressi della Basilica di Sant’Ambrogio. Sopravvissuta alla pena, rimase a Santa Valeria fino alla morte.
Alessandro Manzoni nelle sue pagine si ispirò al celebre scandalo, modificando però alcuni particolari, come la composizione della famiglia di Marianna e alcuni particolari biografici, la cronologia, e il nome stesso degli amanti che divennero Suor Gertrude ed Egidio.
Dici Monza, dici Autodromo. La Formula uno è di famiglia per qualunque monzese. Il rombo dei motori è il suono che tradizionalmente accompagna le prime settimane di settembre in città. L’autodromo, è una delle cose per cui è famosa Monza. Inaugurato nel 1922 è cresciuto e si è rinnovato anno dopo anno arrivando a essere il Circuito che oggi tutto il mondo può ammirare durante il Gran Premio d’Italia di Formula Uno. Negli anni ha accolto concerti, mostre, eventi sportivi ed espositivi.
Una vista all’autodromo è d’obbligo per respirare l’atmosfera tipica monzese e per godere in tutto il suo splendore della peculiarità unica del Parco di Monza che accoglie il famosissimo circuito di Formula Uno.
E’ il parco cintato più grande d’Europa. Il Parco di Monza è, per i monzesi, quello che il mare rappresenta per qualunque isolano o residente in una località marittima. Il Parco è ossigeno, è quell’area verde dove fare sport, dove incontrarsi con gli amici per un picnic o dove trascorrere una giornata con i propri bambini.
All’interno del Parco di Monza si trovano anche i Giardini Reali, una perla unica, di rara bellezza che circonda Villa Reale. Il Parco di Monza accoglie cascine, una fattoria, corsi d’acqua, animali di ogni genere, ponti e scorci unici. Al suo interno vengono organizzate mostre, eventi enograstromnomici, eventi sportivi e culturali. Le cose da fare al parco di Monza sono tantissime, tra passeggiate in bicicletta, visita a bordo di un trenino elettrico e degustazione di yogurt a chilometro zero, le idee sono, potenzialmente infinite.
Per cosa è famosa Monza: il Risotto alla monzese
E’ il re indiscusso dei piatti della cucina di Monza. Protagonista da sempre del dibattito: con zafferano o senza. Diciamolo subito. La tradizione lo vuole senza lo zafferano ma in realtà, nel segreto della propria casa, lo zafferano lo si aggiunge.
Per preparare il vero risotto alla monzese occorre usare la luganega, non la salsiccia. Anche la scelta del riso è importante. Il carnaroli è la tipologia di riso migliore per preparare il risotto alla monzese. Ma vediamo brevemente la ricetta, proposta da uno dei ristoranti più famosi e blasonati di Monza: il Derby Grilla (hotel de la Ville).
- Rosolare brevemente con un goccio d’olio in una padella antiaderente metà della luganega senza budello.
- Rosolare l’altra metà intera, lasciando il budello.
- Tostare il riso a secco e, una volta ben caldo, aggiungere lo scalogno e una noce di burro.
- Sfumare con il vino bianco e, una volta evaporato, continuare la cottura per circa 13 minuti, aggiungendo il brodo vegetale poco per volta.
- A metà cottura, aggiungere la luganega sgranata e il timo.
- A fine cottura, mantecare con il burro e il parmigiano, aggiustando di sale e pepe.
- Impiattare il risotto, guarnendolo con il fondo di vitello, la luganega tagliata a rondelle e un po’ di timo
