Giornata contro i Disturbi alimentari, parlano gli specialisti di Cab Polidiagnostico

Il cibo è nutrimento fondamentale per il nostro corpo. Ma può diventare anche un nemico ed il rapporto con il cibo, se di conflitto, può scatenare patologie molto gravi. Succede quando si manifestano disturbi del comportamento alimentare. Anoressia, bulimia e binge eating sono quelli più frequenti. Che colpiscono circa 4 milioni di persone in Italia, in maggioranza ragazze tra i 15 e i 25 anni.
Per sensibilizzare su questa delicata tematica, che dopo la pandemia da Covid-19 ha visto registrare un deciso aumento delle diagnosi, il 15 marzo si celebra la Giornata nazionale contro i Disturbi dell’Alimentazione, il cui simbolo, il fiocchetto lilla, ricorda Giulia Tavilla, morta per bulimia a soli 17 anni il 15 marzo 2011.
Il tema dell’iniziativa, che vuole accendere i riflettori anche sull’origine psicologica dei disturbi alimentari, sulle loro conseguenze e sulle modalità per intraprendere un adeguato percorso terapeutico verso la guarigione, vede in prima linea anche Cab Polidiagnostico .
Presente in tutto il territorio brianzolo con un servizio a 360 ° di visite specialistiche ed esami diagnostici, Cab offre un servizio di terapia ambulatoriale specialistica multidisciplinare per contrastare i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA).
Abbiamo chiesto alla Dott.ssa Ilaria Spada, dietista, alla Dott.ssa Irene Masiero, nutrizionista, e a tre psicoterapeute, le Dott.sse Aurora Colombo, Silvia Domenichini e Alessandra Beria, di spiegarci più nei dettagli cosa sono i disturbi dell’alimentazione.
L’INTERVISTA
Dottoressa Masiero, quali sono i disturbi dell’alimentazione più frequenti?

I disturbi più diffusi e conosciuti sono l’anoressia nervosa, la bulimia e il binge eating disorder ma c’è un forte aumento anche di disturbi atipici. L’anoressia nervosa è caratterizzata da una restrizione alimentare severa che porta ad una forte perdita di peso. La paura di aumentare di peso e una distorsione dell’immagine corporea spesso sono accompagnate da condotte di compensazione come l’attività fisica eccessiva e, nei casi più gravi, il vomito autoindotto, l’uso di lassativi e diuretici.
La bulimia è simile all’anoressia e si contraddistingue per gli episodi ricorrenti di abbuffata seguiti da comportamenti compensatori. L’abbuffata consiste nel consumo di grandi quantità di cibo in poco tempo ed è caratterizzata dalla perdita di controllo, vengono consumate grandi quantità di cibo, passando da cibi dolci, salati e caldi o freddi con l’unico obiettivo di riempire lo stomaco.
Il binge eating o disturbo da alimentazione incontrollata, presente in pazienti più maturi, è caratterizzato da abbuffate ricorrenti senza comportamenti compensatori. Questi episodi sono spesso attuati in solitaria, si mangia anche se non si è affamati e sono frequentemente seguiti da sensazione di vergogna e senso di colpa.
Dottoressa Spada, quali sono, visto l’abbassamento dell’età di esordio di questi disturbi, i principali rischi per la salute?

I disturbi del comportamento alimentare possono portare a ripercussioni su molti distretti del nostro organismo, che possono essere più o meno severe a seconda della gravità e della durata della malattia.
Tra i numerosi rischi per la salute, le unghie e i capelli possono diventare più deboli, i denti possono corrodersi, le ossa possono diventare più fragili tanto da far emergere situazioni di osteopenia o osteoporosi anche in soggetti molto giovani. In situazioni molto gravi possono essere presenti ripercussioni persino ad organi vitali quali cervello, fegato, reni e cuore.
Alcune di queste complicanze mediche rischiano di essere irreversibili nonostante la ri-alimentazione. Proprio per questo è necessario riconoscere i primi sintomi e rivolgersi al più presto a specialisti in grado di trattare il disturbo e prevenire l’insorgenza delle complicanze.
Come ha influito il Covid-19 sulla diffusione dei disturbi del comportamento alimentare?
Si è registrato un aumento del 40% delle diagnosi, con un picco tra i giovanissimi. Il 30% dei casi ha un’età inferiore ai 14 anni di età.
Con la riduzione dell’età d’esordio, dunque, tutti i rischi per la salute che sono stati elencati diventano ancora più pericolosi poiché colpiscono un corpo in crescita che non ricevendo il giusto nutrimento per supportare questa fase di vita è come se si mettesse in una condizione di “pausa” o stand-by, fino al ristabilirsi di condizioni di salute più adeguate.
COME GUARIRE
Dottoressa Colombo, quali sono le caratteristiche principali del trattamento di una persona con DCA?

La letteratura internazionale evidenzia come uno dei principali problemi sia il ritardo nell’arrivo alle cure, riconducibile anche allo stigma e al pregiudizio che ancora connotano i disturbi psichici. L’approccio al trattamento dei disturbi dell’alimentazione è multidimensionale, interdisciplinare, pluri-professionale integrato, e coinvolge diverse figure professionali dell’area sanitaria.
La terapia ambulatoriale specialistica multidisciplinare, che è quella offerta, ove indicata, dal Cab Polidiagnostico, rappresenta il fulcro per la cura dei DCA. È da intendersi ambulatoriale perché, attraverso aree di intervento psicologiche-psichiatriche e internistico-metabolico-nutrizionale, non interrompe la vita del paziente. Inoltre, i traguardi raggiunti tendono a persistere perché conseguiti dal paziente nella sua dimensione abituale. Tale terapia è efficace nel 70% dei pazienti.
L’aspetto emotivo è molto importante nei disturbi alimentari. Quali le emozioni più comunemente vissute in questi casi e quanto sono influenzate dai modelli e dalle narrazioni dominanti nella società attuale?
È ormai condiviso scientificamente che vi è una relazione tra disturbi alimentari ed emozioni. Questa relazione riguarda la regolazione emotiva, cioè la capacità di sperimentare e tollerare emozioni positive e negative, accettare diverse emozioni e utilizzare strategie adeguate per fronteggiare le emozioni in base ai diversi contesti.
Le persone che soffrono di un disturbo alimentare hanno difficoltà a regolare le proprie emozioni, in particolare quelle negative, in maniera adattiva e il cibo diventa uno strumento per gestire emozioni fastidiose o dolorose.
Sicuramente in soggetti già inclini all’insoddisfazione per se stessi, il non raggiungimento dei canoni imposti dai modelli sociali ha provocato un ulteriore abbassamento dell’autostima, sentimenti di sconforto, di disagio e una svalutazione della propria persona, con possibili conseguenze che possono sfociare verso una diagnosi di disturbo alimentare.
Dottoressa Domenichini, quali sono le spie principali che indicano un disturbo alimentare?

I disturbi alimentari si manifestano in diversi modi ed è quindi fondamentale identificare e curare precocemente questa malattia. Spesso chi ne soffre tende a nasconderne i segnali d’allarme.
Tra i più comuni ci sono la perdita di peso rilevante in poco tempo, in assenza di altre malattie; la forte paura di ingrassare e la sensazione di essere grassi anche se il peso è normale; parlare spesso di cibo, cucinare per gli altri, ma mangiare raramente; assumere abitudini alimentari inusuali, per esempio tagliuzzare il cibo in piccoli pezzi, bere litri di bevande light o acqua; fare molta attività fisica; avere i palmi delle mani e dei piedi giallo-arancio; il gonfiore delle ghiandole salivari e corrosione dei denti.
Dottoressa Beria, cosa devono fare e, al contempo, evitare i genitori che notano comportamenti sospetti nei propri figli?

I genitori vivono spesso una sensazione di forte impotenza e tendenzialmente, spinti da una comprensibile paura, agiscono pressioni atte a modificare il comportamento alimentare.
Tali sforzi spesso sono controproducenti ed aumentano la distanza dalla comprensione del reale problema, cioè dal malessere sottostante al comportamento. Spostare tali sforzi verso un ascolto e un’osservazione più ampia dei ragazzi può invece portare ad un confronto costruttivo nel quale i ragazzi possano svelarsi e accettare l’aiuto e il sostegno dell’adulto.