Giornalista morto da 7 mesi: la drammatica scoperta dei colleghi brianzoli

19 marzo 2023 | 20:29
Share0
Giornalista morto da 7 mesi: la drammatica scoperta dei colleghi brianzoli
Piero Attilio Trivulzio detto "Pat"

Si è spento solo in un appartamento di Novara. E’ morto così il giornalista Piero Attilio Trivulzio, classe 1940, conosciuto da tutti come “Pat”.

Si è spento solo in un appartamento di Novara. E’ morto così il giornalista Piero Attilio Trivulzio, classe 1940, conosciuto da tutti come “Pat“. Grande appassionato di auto, aveva collaborato con L’Esagono, L’Espresso, La Notte, Il Giorno e l’Ansa, occupandosi soprattutto di motori. A far trovare il suo corpo, ormai mummificato, è stato il collega brianzolo Marco Pirola, preoccupato per le mancate risposte ai suoi messaggi.

IL MESSAGGIO DI CORDOGLIO DEL COLLEGA MARCO PIROLA

“Purtroppo l’ho trovato. E non era nemmeno tanto lontano da noi. A Novara. Era steso per terra da mesi in un appartamento che una mano caritatevole gli aveva concesso in uso da anni. Morto. Pier Attilio Trivulzio se ne è andato come aveva sempre vissuto. Un fantasma. Solo. Come del resto lo era stata la sua esistenza che per anni ha incrociato la mia. Me lo aspettavo. Ce lo aspettavamo. Però fa male. Quando eravamo a L’Esagono ero uno dei pochi che riuscivano a contenere la sua esuberanza giornalistica che tracimava spesso oltre i limiti della decenza e qualche volta della legge. Lui molto più anziano di tutti era stato adottato dalla redazione, dall’editore e pure dal sottoscritto. Un giorno già vecchio si era presentato nel mio ufficio con un sacchetto di plastica. “C’è dentro tutto quello che mi è rimasto della vita”. Non scherzava. Era disperato ma manteneva una dignità assoluta. Era in fuga dall’ennesimo padrone di casa che non pagava da mesi perché era senza soldi. Lo avevano sistemato al piano di sopra della redazione nella stanza che era il mio ufficio. Era felice che qualcuno si fosse interessato di lui. Quella volta che registrò di nascosto un giudice e il registratore partì mentre eravamo sulla panchina fuori dal tribunale erudendo almeno mezza dozzina di astanti dell’interrogatorio appena avvenuto. E poi la mattina in cui morì mio padre e me lo trovai seduto al tavolo della trattoria dove ero andato a riordinare le idee. Il suo quartino di vino e un piatto unico per non sforare il budget. Appassionato di auto. Competente di macchine da corsa come pochi. Il migliore. I giorni del Gran Premio era arrivato a dormire nella cabina dell’Enel vicino alla pista. Un po’ per necessità tanto per essere sul pezzo. Anarchico, a volte incattivito dalla vita passata a scrivere articoli. Sorrideva. Stava al gioco in quella goliardica caserma che era la mia redazione. Avrei da scrivere ancora tanto, ma non riesco. Colpa tua vecchio trombone. Mi hai fatto piangere… addio Pat. O forse è solo un arrivederci…” questo il commosso messaggio di addio affidato a Facebook da Pirola.

Trivulzio non aveva figli o parenti prossimi. Si era trasferito a Novara dopo la pensione. A dare l’allarma alle forze dell’ordine è stato proprio il monzese Pirola che non aveva sue notizie da qualche tempo.

Pat sarebbe morto per cause naturali.