orrore |
Cronaca
/

Di Monza e Brianza un’imputata e una vittima dell’agghiacciante Setta delle Bestie

31 marzo 2023 | 16:53
Share0
Di Monza e Brianza un’imputata e una vittima dell’agghiacciante Setta delle Bestie

Oggi una nuova udienza a Novara del processo per violenza sessuale su minori, riduzione in schiavitù, associazione a delinquere.

Da un giorno all’altro, le prime difficoltà a dormire la notte, poi la rabbia travolgente, l’ostilità anche con gli affetti più cari, un disagio profondo, apparentemente inspiegabile. Succede qualche anno fa a una ragazza appena maggiorenne che vive in un Comune confinante con Monza. Lei stessa fatica a mettere a fuoco le ragioni del suo malessere fino a quando non emerge il primo di una serie di orribili flashback: le violenze sessuali subite a nemmeno 11 anni, per mano di quella che oggi è conosciuta come la Setta delle Bestie di Novara. In 26 sono a processo oggi, 31 marzo, a Novara, dopo l’indagine avviata nel 2020 dalla DDA di Torino. Terribili le accuse: riduzione in schiavitù, violenza sessuale di gruppo, violenza sessuale su minori, associazione a delinquere. Minorenni (tra cui un bimbo di 4 anni) sottoposti a sevizie, violenze sessuali anche con oggetti, manipolazioni psicologiche e pratiche sessuali con attrezzi vicini agli strumenti di tortura cui seguivano svenimenti e bruciature.

L’IMPUTATA BRIANZOLA

Racconti destinati a fare inorridire la Brianza da dove arriva anche una degli imputati, oggi residente a Milano, A.B., classe 1981, psicologa di professione così come altre due imputate. La donna, secondo quanto emerso già inserita nella setta, ha contribuito poi alla fondazione di uno studio a Milano avviato sotto l’egida del capo dell’organizzazione, il farmacista-erborista Gianni Maria Guidi, morto di malattia pochi mesi fa. A lui pare venissero condotte le piccole vittime adescate tra scuole di danza milanesi e altre attività legate alla setta, dopo un periodo di “preparazione” fisica e psicologica. Fino a lì la vittima brianzola non è mai arrivata, forse perché più riottosa di altre e quindi troppo “rischiosa” per essere condotta al vertice della setta. Lo ipotizza l’avvocato della vittima, Silvio Di Stefano del foro di Monza che difende la vittima con il collega Pietro Russo.

IL PROCESSO

Le udienze di questi giorni (la vittima brianzola ha deposto lunedì, nuove testimonianze sono in corso in queste ore) aggiungono tasselli fondamentali al racconto dell’orrore che si sta srotolando in tribunale a Novara, davanti alla corte presieduta da Gianfranco Pezone. Processo a porte chiuse a tutela delle vittime, nel quale sono stati portati video, fotografie e documenti agghiaccianti sequestrati durante un blitz al tempo dell’indagine che costituirebbero prove rilevanti di quanto accaduto tra Milano e la provincia di Novara, tra le case di proprietà del capo setta e luoghi di villeggiatura dove venivano invitati i minorenni. Spesso da persone vicine alle famiglie, anche parenti. Per molti anni e almeno fino al 2020, ritiene la Procura.

IL LEGALE

“Le conseguenze di questa esperienza – spiega il legale della vittima brianzola – sono serie e in parte ineliminabili. Per la mia cliente il passato è scoppiato all’improvviso con una serie di ricordi terribili che aveva rimosso, come se fosse stata spalancata di colpo una porta chiusa da anni. Lo ha raccontato molto bene in tribunale. Ci sta facendo i conti per potere finalmente andare avanti”. Tornerà questa sera da Novara dove ad accompagnarla c’è anche la madre: “questa storia è una tragedia”, ha commentato brevemente la brianzola.