Incontro

Desio, la guerra in Ucraina raccontata dall’inviato Nello Scavo

Lunedì sera al circolo culturale Pro Desio, davanti a numerose persone, è intervenuto il giornalista inviato di Avvenire, autore del libro "Kiev". Dai crimini di guerra all'invio delle armi, dalla situazione internazionale all'esperienza di reporter sul campo: tanti i temi affrontati da Scavo, che vive sotto tutela per le sue inchieste.

nello scavo

Sala strapiena lunedì sera al circolo culturale Pro Desio per ascoltare il giornalista Nello Scavo, reporter internazionale e corrispondente di guerra, inviato di Avvenire in Ucraina dal febbraio 2022 e spesso ospite in tv a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio. Sotto scorta dal 2019 per le sue inchieste, Nello Scavo ha parlato della guerra in Ucraina, a cui ha dedicato il libro “Kiev”  pubblicato da poco. Incalzato dalle domande del collega Roberto Beretta, per oltre due ore ha affrontato il tema della guerra nella sua complessità, alternando racconti della sua esperienza di reporter sul campo ad analisi della situazione politica internazionale.

nello scavo a desio

La notte  in albergo a Kiev,  le prime esplosioni

“Sono arrivato a Kiev il 21 febbraio 2022, tre giorni prima dello scoppio della guerra, inviato da Avvenire – ha esordito – La città non era preparata alla guerra, non c’era nessun segnale. Anche noi giornalisti pensavamo che Putin avrebbe attaccato il Donbass ed eravamo pronti ad andare in quella zona”. Nel giro di poche ore, però, tutto è cambiato. “Ho capito che l’attacco sarebbe stato imminente dopo aver parlato con un funzionario. Insieme agli altri colleghi, abbiamo deciso di restare a Kiev”. Tra giornalisti, ha raccontato Scavo, in un Paese in guerra c’è molta collaborazione, pur appartenendo a testate diverse. “Se ti capita qualcosa di brutto, non è bello affrontarla da solo”. Così l’inviato di Avvenire, insieme ad un paio di colleghi, è rimasto in albergo a Kiev, la notte tra il 23 e 24 febbraio. “Eravamo pronti ad un attacco alle 4 del mattino, invece non è successo nulla. Siamo andati a dormire, vestiti e con le finestre e porte aperte. Alle 4.58 ho sentito il primo botto, seguito da un altro, altrettanto forte. Siamo scesi in strada. La guerra era iniziata”.

nello scavo a desio pro desio

Una guerra lunga e complessa

Una guerra che purtroppo non è ancora finita. Una guerra lunga, complessa, difficile da analizzare. Lo stesso Scavo ha confessato di aver pensato che Kiev sarebbe  caduta in poco tempo. Ma non è stato così.Kiev è metropoli all’avanguardia, con tanti giovani.  Ho pensato che non sarebbero andati a combattere. Invece lo hanno fatto. E oggi, quando chiedo agli ucraini se sono stanchi, mi dicono di essere esausti ma di non essere disposti a negoziare”. E’ difficile ricostruire cause e motivazioni.  Nessuno può dire razionalmente di conoscere tutte le motivazioni di questa guerra. Ci sono dei segnali,  che nel tempo, in questi mesi,  abbiamo interpretato. Mi ero già fatto l’idea che comunque la guerra sarebbe scoppiata. Chi conosce bene Putin,   sa che prima o poi questo tentativo di invasione ci sarebbe stato. Il primo segnale era arrivato con l’ annessione della Crimea nel 2014”.

Il dibattito deve concentrarsi sul negoziato

Una guerra che doveva essere lampo, invece non lo è stata. “Io la definisco una guerra matrioska. Al fronte per esempio ci sono anche i georgiani, sia dalla parte degli ucraini che dei russi. E  i ceceni, sia con uno schieramento che con l’altro. Non è tutto bianco o nero. Non si può semplificare. Ed è complicato fare previsioni.  “Il dibattito si è concentrato sull’invio delle armi. Io, sinceramente, devo dire che quando sono a Kiev, sapere che la contraerea c’è e funziona mi fa sentire più tranquillo. La guerra in Ucraina ha cambiato  non solo la storia, ma le relazioni internazionali e anche il nostro pensiero. È complicato. Il dibattito dovrebbe svilupparsi di più sul tema del negoziato che su quello delle armi”.

Nello Scavo Desio mb

“Putin prima o poi cadrà, ma quale sarà il prezzo in termini di morti?”

Scavo, tra i primi giornalisti a rivelare le deportazioni dei bambini ucraini da parte dei russi, ha parlato anche dei crimini di guerra,   delle fosse comuni, del bagno di sangue a Kherson, dove i russi hanno sparato sulla folla che stava manifestando pacificamente. “Abbiamo saputo quello che è accaduto grazie alle foto di un fotografo locale che è riuscito a scappare e a salvare le sue immagini” .  La situazione internazionale è complessa. La Cina, l’Europa, il ruolo dell’Onu, la Chiesa Ortodossa. I protagonisti in campo sono numerosi. Come se ne esce? “Io qualche speranza ce l’ho. Ogni settimana ci sono scambi di prigionieri. Questo significa che c’è uno spiraglio. Vuol dire che i comandanti sul campo hanno un punto di vista diverso rispetto ai loro superiori. E’ sicuramente una guerra difficile da risolvere. Io credo che Putin prima o poi uscirà di scena, ma non so quanti morti avrà provocato  nel frattempo”.

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