L'intervista mbnews

Francesca Mapelli, una monzese nell’editoria: tra alta moda e interior design

Francesca Mapelli, classe 1991, lavora nel mondo del lusso da 10 anni, quando la sua vita è cambiata con un annuncio su un giornale. Forbes 30under30 Alumna, oggi vive un momento d’oro a livello professionale e non dimentica le sue origini monzesi. La nostra intervista.

Generico aprile 2023
Francesca Mapelli

Monza. C’è chi una professione la sceglie e c’è a chi capita, quasi fosse destino. Per Francesca Mapelli, monzese classe 1991 da anni nel settore dell’editoria della moda, e da ultimo anche dell’interior design, è un po’ tutte e due le cose. Partiamo dal destino: è l’estate prima della laurea triennale, Francesca ha 22 anni. Suo padre (il procuratore brianzolo Walter Mapelli scomparso nel 2019, ndr), che era solito suggerirle articoli di giornale, gliene segnala uno di Repubblica. In calce c’è un’inserzione: Condé Nast, il colosso che pubblica alcune fra le riviste più note dell’editoria statunitense e mondiale, tra cui Vogue, Vanity Fair e The New Yorker, sta cercando 12 ragazze e ragazzi fuori dal mondo dell’editoria da inserire nella divisione italiana. Inizialmente con uno stage, sei di questi poi verranno assunti. Francesca, che da lì a breve avrebbe iniziato la specialistica in Bocconi, partecipa alle selezioni. Le passa e lì cambia tutto: l’approccio all’industria del fashion, gli eventi, il settore del lusso, il lavoro a fianco di icone della moda e del design. E lì sceglie – e veniamo alla scelta – di rimanerci in quel mondo.

Da quella calda estate sono passati ormai dieci anni e di cose nella vita di Francesca ne sono successe. “Molte belle, una fra tutte – racconta a MBNews – l’essere stata inserita nella lista di Forbes 30under30. Aver lavorato prima per Vogue Italia, poi nel team di Chiara Ferragni, ed infine per Vice, dove sono rimasta molto tempo. Ma anche quello che faccio oggi nel mondo dell’interiors & decorative arts mi da moltissima soddisfazione. Sono stata fortunata, ma penso che gli stimoli che ho avuto da adolescente, nella mia famiglia, nella mia città, mi abbiano aiutato molto.

Quindi possiamo dire che sei ancora legata a Monza?

Ci torno spesso e devo ammettere che mi piace. Ho viaggiato e viaggio tutt’ora molto, e ci tengo sempre a dire che sono di Monza quando vado all’estero, non di Milano. Monza ha una sua identità, una storia importante e poi un’estetica unica, con il nostro Parco che è un posto immenso e meraviglioso. Sono cresciuta in una dimensione perfetta, a mio parere: la formazione pubblica è di altissimo livello (ha studiato al Liceo Zucchi, ndr) e la vicinanza con Milano è un enorme valore aggiunto.

Ora però hai un tuo percorso e abiti a Milano. Hai sempre pensato che l’editoria fosse la tua strada?

No, assolutamente. Dopo il liceo volevo iscrivermi a matematica e mi piaceva anche la storia. All’ultimo secondo ho scelto di fare economia. Volevo andare in Bocconi per la triennale, ma alla fine ho optato per la Cattolica e mi sono laureata con 110 e lode. Poi è successo che nell’estate 2013, proprio dopo la fine della triennale, ho fatto application per questo talent a Condé Nast. Ma l’editoria non era nei miei piani inizialmente.

Generico aprile 2023

E dopo cosa è successo?

C’è stata una parentesi nel team di Chiara Ferragni. Un’esperienza altamente formativa. E poi Vice, una realtà stimolante. Nel 2017 ho lavorato insieme a Gloria Maria Cappelletti per aprire la divisione Fashion&Luxury di Vice per il sud Europa. È stata una vera sfida perché siamo andate ad operare in una azienda complessa ed è stato necessario costruire una linea di business da zero. In mezzo tante altre cose e poi, come per tutti, è arrivato il Covid, che ha rivoluzionato il modo di fare business.

Cosa ti porti a casa da quel momento?

Ricordo che, nel settore, un grosso cambiamento arrivò quando Giorgio Armani decise di fermarsi. Era febbraio, nel pieno delle sfilate: lui decise di rinunciare allo show “dal vivo” per garantire la sicurezza del suo team e dei suoi ospiti. Fu un grande esempio di umanità e intelligenza, ma anche il preludio a un momento storico che sarebbe poi rimasto nella memoria di tutti.

E parlando di Giorgio Armani so che lo consideri una icona e che recentemente lo hai anche incontrato…

È vero. Lui è la mia icona, ho letto moltissimo su di lui, incluso il suo ultimo libro “Per amore”. La sua moda è essenziale, curata nel dettaglio e volta alla non ostentazione. I suoi abiti sono un’opera d’arte ma lo ammiro soprattutto per la sua persona. È un uomo che ha costruito un’estetica che va al di là delle mode. Quando indossi un suo abito non sai mai di che anno è, perché è sempre attuale. E poi è un imprenditore a 360 gradi, ha creato una cultura intorno a sé, dal lifestyle alla moda, passando per i ristoranti al beauty. Mi ha dato poi due grandi lezioni…

E quali sarebbero?

La prima: lui ha iniziato il suo percorso imprenditoriale a 41 anni. È un esempio per tutti, ci ha mostrato che possiamo fare la differenza e iniziare un’attività anche a prescindere dall’età. La seconda: amo il fatto che abbia diverse linee fashion, trovo ciò molto “democratico”. È come se ci dicesse che tutti possiamo avere un pezzettino dello stile Armani, a prescindere da chi siamo e quali disponibilità abbiamo.

Generico aprile 2023

C’è qualche aspetto della “Francesca monzese” che porti nel tuo lavoro o nella tua vita personale.

Sicuramente la dedizione al lavoro e che bisogna darsi da fare. La Brianza è una terra che ha dato il “la” a tante attività, alcune di queste molto importanti, nonché a un artigianato di altissimo livello. Insomma, arrivo da una realtà che è un esempio.

La mia ultima domanda è: chi è Francesca oggi e quali sono i prossimi step per te. 

Oggi sono una persona che fa con soddisfazione il proprio lavoro, e che si mette in gioco in nuovi progetti. Se penso ai prossimi step cerco di guardarmi indietro: voglio mantenere l’entusiasmo che avevo 10 anni fa. Credo molto nella formazione, nello studio, nel creare un dialogo che permetta di arricchirsi continuamente.

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