Monza, al Binario 7 “La cantatrice calva” degli Artivori convince il pubblico

L’opera di Ionesco, uno dei primi esempi del teatro dell’assurdo, è stata messa in scena dalla compagnia diretta da Patrizia Musto. Al centro della trama l’incomunicabilità e la mancanza di verità assolute.
Monza. La domanda, che buona parte del pubblico seduto nel Teatro Binario 7 si stava ponendo da tempo, viene fatta quasi alla fine dello spettacolo dal capitano dei pompieri, uno dei sei personaggi de “La cantatrice calva”, una piece scritta nel 1950 da Eugene Ionesco, drammaturgo rumeno naturalizzato francese.
“E la cantatrice calva?”. Che in effetti, pur dando il titolo all’opera, tra i primi e migliori esempi del teatro dell’assurdo, non si vede mai sul palco per tutta l’ora e passa della durata della rappresentazione. La risposta arriva dalla signora Smith. Ed è assolutamente in linea con il rifiuto della successione logico-consequenziale degli eventi e i dialoghi volutamente senza senso che caratterizzano l’interpretazione scenica.

“Si pettina sempre allo stesso modo” afferma, senza esitazione, la signora Smith, nel cui salotto borghese, arredato all’inglese e situato in un non ben identificato luogo nei dintorni di Londra, si svolge tutta la trama de “La cantatrice calva”. Può sembrare soltanto una battuta di spirito. In realtà racchiude la visione di Ionesco sull’incoerenza, non sempre palese, della realtà e sulla mancanza di verità assolute.
Concetti, trasmessi nella chiave di una comicità surreale e a tratti quasi incomprensibile, che gli Artivori, letteralmente “mangiatori di arte”, compagnia teatrale fondata a Monza nel 2012, hanno inscenato con esperienza ed efficacia nell’ambito della Rassegna organizzata dall’Associazione CTM (Compagnie Teatrali Monzesi).

LA MAGIA DEL TEATRO
Sul palco del Binario 7 di Monza i sei personaggi de “La Cantatrice calva”, i coniugi Smith (Alberto Orsenigo e Patrizia Musto), i coniugi Martin (Carlo Scotti e Costanza Pozzoli), la cameriera Mary (Laura Sorteni) e il capitano dei pompieri (Marco Guerra), guidati dalla regia di Flavio Ambrosini, sono riusciti a districarsi al meglio tra la banale ripetitività delle frasi fatte, l’ossessiva ripetizione di luoghi comuni e la perdita di senso del linguaggio.
Sin dalle prime battute, che vedono la signora Smith, bigodini nei capelli e ferri per rammendare le calze tra le mani, impegnata in una sorta di dialogo-monologo su argomenti piuttosto vaghi con il marito, all’apparenza tutto preso dalle lettura del Financial Times, l’incomunicabilità appare come uno dei tratti dominanti dell’opera di Ionesco.
Anzi, con il passare dei minuti e l’arrivo degli altri personaggi, l’impossibilità di trovare un senso logico anche soltanto nella risposta a semplici domande raggiunge vette frutto di un’immaginazione davvero vivace. Così il divertito pubblico del Binario 7 assiste ai coniugi Martin, ospiti degli Smith a quanto pare inattesi e, comunque, in ritardo, che per svariati minuti non si riconoscono come marito e moglie. Pur nel susseguirsi di una serie di “bizzarre e incredibili” coincidenze.

IL (SENZA) SENSO FINALE
Poi, mentre il comparire in scena del telefonino e degli immancabili selfie cala “La cantatrice calva” anche nella realtà dei nostri giorni, dove l’uso smodato dei social network contribuisce a rendere la nostra società così liquida e frenetica, la trama si concentra su quanto non esistano verità oggettive. Ma al massimo soltanto pezzi di verità, che alla fine danno ragione a tutti.
Proprio quello che succede con il campanello di casa Smith. Che suona prima tre volte senza che ci sia nessuno alla porta. E poi alla quarta consente l’arrivo del sesto ed ultimo personaggio in scena, il capitano dei pompieri. Che, bardato in divisa con tanto di casco in testa, mai tolto nemmeno per un momento, eleva decisamente il tasso di insensatezza sul palco. A tal punto che sembra quasi di trovarsi nella classica “gabbia di matti”.
Merito soprattutto del racconto di una serie di aneddoti. Che coinvolgono tutti i protagonisti della piece, diventata in pochi anni, dopo il deludente debutto a Parigi, un successo ancora vivo in tutto il mondo.

I LUOGHI COMUNI
In particolare il capitano dei pompieri, sempre preoccupato dalla possibilità di restare disoccupato per la mancanza di fuochi da spegnere, per parlare di un raffreddore, si lancia in una successione interminabili di nomi, parentele, situazioni e professioni, che è un po’ il manifesto de “La Cantatrice calva”.
Il turbinio conclusivo di luoghi comuni, sotto forma di proverbi o affermazioni incoerenti, è quasi da stordimento ad ascoltarlo . Un’ultima prova d’autore per gli uomini e le donne degli Artivori. Che, dopo essersi incontrati nel 2008 alla Scuola delle Arti di Monza diretta da Corrado Accordino e Alfredo Colina, continuano a portare avanti da anni la loro genuina passione per il teatro.

E la coniugano con la solidarietà. Soprattutto con la raccolta fondi, attraverso i loro spettacoli, per “Armoniamente”, un’Associazione che aiuta i ragazzi con disturbi borderline. Probabilmente la banalità del bene, molto più di quelle delle parole, dovrebbe essere una verità con cui fare i conti.