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/Associazione “Guida al Buio”: un progetto sociale e un Guinness World Record
8 maggio 2023 | 09:45

Salire in auto bendati e mettersi a guidare. Un’esperienza per scoprire le proprie capacità e per raggiungere obiettivi impossibili.
Vi ricordate la scenda del film “Profumo di donna”, quando uno spericolato Al Pacino che interpreta un colonnello cieco si fa guidare dal suo giovane accompagnatore una serie di sgommate con una Ferrari? Ecco io ho provato ad essere quello lì, non l’accompagnatore ma quello che guida con gli occhi bendati. L’ho fatto domenica 30 aprile al Monza Sport Festival quando ho conosciuto l’Associazione Guida al Buio e il suo progettosociale e inclusivo: migliorare le situazioni lavorative delle persone con disabilità, principalmente visive, dimostrando che con le dovute competenze ed una buona preparazione si possono raggiungere obiettivi apparentemente impossibili.

Sapevo che il sabato 29 avevano tentato un record: fare un giro di pista a Monza in un auto completamente al buio entro un tempo prestabilito di 3 minuti e 15 secondi. E per “completamente al buio” non significa “di notte”. Il pilota deve infatti far affidamento alle indicazioni del co-pilota dato che si ritrova bendato, quindi privato della vista.
Impressionante vero? Riesco a incontrare i due protagonisti dell’impresa: MatteoFerraglio, pilota, e OmarFrigerio, co-pilota. “Siamo molto contenti – mi dicono – perché la simulazione per il record è andata bene. Abbiamo girato in 3 minuti e 2 secondi, quindi abbiamo superato le nostre aspettative”.
Chiunque in realtà può provare le sensazioni di guidare un’automobile “al buio”. Mi spiegano infatti che “si indossa una maschera oscurata e si seguono le indicazione della voce guida di un pilota istruttore certificato”. Questa esperienza aiuta a capire il valore dei restanti quattro sensi e le reali difficoltà nella perdita di uno di essi. Permette anche di scoprire capacità inesplorate della nostra mente e del nostro corpo. Rimango sbalordito e mi chiedono: “Vuoi provare?”.
Eccomi allora bendato, emozionato e disorientato. Assieme al pilota istruttore Renato Gaggio mi dirigo verso l’auto e si presenta subito la prima sfida: aprire la portiera e salire a bordo. Difficile? Non troppo vero? Lo credevo anche io fino a che non mi sono reso conto di essere salito dietro…

Ora però mi ritrovo al posto di guida e il primo consiglio è di tenere gli occhi chiusi. “Hai indosso una maschera oscurata – mi dice Renato – che bisogno c’è di tenerli aperti? Anzi, continuerebbero a lavorare e ti distrarrebbero. Devi riuscire a distribuire l’energia che normalmente daresti alla vista ai restanti sensi”.
Il suo ragionamento non fa una piega. Decido di ascoltarlo e chiudo gli occhi. Non posso che dargli ragione: le mie energie e la mia concentrazione si ridistribuiscono. Grazie al tocco delle mani sul volante capisco lo stesso dove si trova l’auto, l’udito ascolta le indicazioni di Renato e la mia mente immagina una mappa della strada. Sono in generale molto più sensibile agli stimoli esterni: se Renato alza la voce, eseguo più rapidamente l’ordine.

A un certo punto della guida commetto però un errore: mi rilasso e apro gli occhi. Non me ne rendo subito conto e comincio in effetti a guidare peggio: perdo la concentrazione e i miei occhi impazziscono. Cominciano a muoversi su e giù, a destra e a sinistra, nella speranza di intravedere qualcosa. Capisco però dove sto sbagliando e mi riconcentro. Da lì in avanti tutto fila liscio.
Parcheggio, spengo l’auto e metto il freno a mano. Scendo e a piccoli passi e ascoltando Renato raggiungo una sedia. Ecco che ancora una volta le orecchie diventano i miei occhi. Tolgo la maschera, ma devo fare attenzione alla luce: le mie pupille sono ora ipersensibili al sole. Renato mi chiede come è andata. “Se non lo avessi provato, non avrei capito. Andavo a 15 km/h e già erano tanti. E pensare che voi state tentando il Guinness World Record!”
