In bici per la ricerca contro il diabete, il viaggio di Gianriccardo Corbo da Monza a Ponte!

Il ricercatore farmaceutico ha percorso i 900 chilometri che separano la sua città d’adozione dal paese d’origine in provincia di Benevento. Un’esperienza che coniuga natura, salute e solidarietà.
Monza. Non c’è bisogno di essere super-eroi per fare qualcosa di speciale. A volte bastano semplicemente obiettivi chiari, voglia di avventura, un mezzo per spostarsi e due gambe disposte a far fatica. Per questo non pensa di aver fatto un’impresa Gianriccardo Corbo, 42 anni, ricercatore farmaceutico che da 11 anni vive e lavora a Monza.
In nove giorni ha percorso, a bordo di una bicicletta praticamente della sua stessa età, i circa 900 chilometri che separano la sua città d’adozione, Monza appunto, e il suo paese d’origine, Ponte, in provincia di Benevento.
Gianriccardo ha unito la sua passione per i viaggi “romanticamente scomodi”, soprattutto quelli a contatto con la natura, l’attività sportiva e il desiderio di raccogliere fondi per uno scopo importante: la ricerca contro il diabete di tipo1.
L’OBIETTIVO
Una sorta di missione solidale e di sfida personale. In un certo senso fatta anche in nome e per conto di una bimba di soli 5 anni, figlia di Simone Uras, stretto amico del ricercatore farmaceutico sannita, che è fortemente impegnato a dare una mano concreta alla Fondazione italiana diabete.

Nel suo viaggio Gianriccardo, che è anche un esperto di birra artigianale, ha attraversato diverse Regioni italiane, sfidato salite impervie, che a volte lo hanno anche costretto a scendere dal sellino, apprezzato la lunghissima Ciclovia Adriatica e paesaggi magnifici da vedere per gli occhi e per il cuore.
E a chi lo ha accolto tra gli applausi all’arrivo nel suo paese d’origine, ma anche a tutti quelli a cui ha modo di raccontare questa particolare esperienza, lancia un messaggio chiaro: “Provate a viaggiare in bicicletta – afferma – perché permette di vedere tante cose alla giusta velocità, di stare in forma e, soprattutto, in mezzo alla natura”.

L’INTERVISTA
Gianriccardo, nella tua vita lavorativa a Monza ti occupi di sperimentazione clinica dei farmaci sull’uomo. Un’attività sicuramente non di movimento. Come mai ti sei lanciato in un’avventura che ti ha portato a fare 900 chilometri in bici fino a Ponte, in provincia di Benevento?
Sono un appassionato di sport, ma in realtà pratico soprattutto tennis e arrampicata. L’idea di usare la bicicletta, tra l’altro una che ha proprio la mia età, è veloce, ma scomoda e non adatta a lunghi viaggi, è nata verso Natale a cena da una sfida con le mie sorelle, Marianna e Greta.
Poi questa sfida è diventata per me quasi un chiodo fisso, anche perché sono da sempre un amante dei viaggi e dell’avventura. Inoltre si è aggiunta la motivazione di contribuire alla raccolta fondi per la ricerca contro il diabete di tipo1, che ho cercato di spingere quotidianamente durante il viaggio attraverso i miei social. Anche la Fondazione italiana diabete e il mio amico Simone mi hanno aiutato con una comunicazione costante.

Come si è svolto praticamente il viaggio?
Ho diviso la distanza da Monza a Ponte in tappe di circa 120 chilometri al giorno, ma sono arrivato a farne 130 nella parte più pianeggiante e 60 in quella con più salite.
Ho attraversato tutta la Pianura Padana seguendo gli argini del Po, dell’Adda e del Mincio per poi arrivare sulla Ciclovia Adriatica, percorrerla fino al Molise e poi tagliare in Campania fino a Benevento e Ponte.
Cosa ti ha colpito di più nei tanti chilometri che hai percorso in bicicletta?
Ho potuto apprezzare la natura ad un’altra velocità rispetto a quella consueta. Mi sono piaciute molto le campagne del lodigiano, la parte della Ciclovia Adriatica che mostra il panorama dei trabocchi sul mare tra Abruzzo e Molise, le colline tra il Molise e la Campania e la provincia di Benevento.

QUEL CHE RESTA
Avevi mai fatto un’esperienza di questo tipo?
Per me è stata la prima volta e devo dire che è probabilmente il viaggio più bello che abbia fatto fino ad ora. Tra l’altro sono stato in dubbio fino all’ultimo perché il meteo prevedeva molta pioggia, che poi per fortuna nei nove giorni in bicicletta si è rivelata meno intensa.
Supportato anche dalla mia fidanzata, senza avere uno sponsor, ho dovuto programmare bene tutto il tragitto. Sono andato per il 70-80% del mio percorso sulle ciclabili che, a dispetto di quanto si crede, sono tante anche fuori città.
Hai in programma altri viaggi atipici, magari sempre a bordo di una bicicletta?
Ne farò sicuramente altri, magari non con lo stesso mezzo a due ruote di questa volta, ma con una bicicletta più moderna. Probabilmente organizzerò qualcosa già per le prossime vacanze estive o per qualche week-end lungo.
L’idea è comunque di fare cicloturismo, quindi non troppi chilometri al giorno, in modo da poter ammirare la natura e i posti con una certa calma.