Addio “Pat”: oggi i funerali di Pier Attilio Trivulzio

17 maggio 2023 | 10:21
Share0
Addio “Pat”: oggi i funerali di Pier Attilio Trivulzio
Pier Attilio Trivulzio

L’ultimo saluto a Pier Attilio Trivulzio: il giornalista morto solo a Novara. Oggi i funerali

Oggi Novara si prepara a dare l’estremo saluto a Pier Attilio Trivulzio, il noto giornalista milanese di 83 anni, trovato senza vita nel suo appartamento a Sant’Agabio dopo otto mesi dalla sua morte. La cerimonia funebre si terrà oggi, mercoledì 17 maggio, alle ore 14 nella chiesa del cimitero, dove amici, colleghi e parenti si riuniranno per rendere omaggio a una figura di spicco del giornalismo.

La sua è stata una storia dal finale triste e amaro. Si è spento solo in un appartamento di Novara. E’ morto così il giornalista Piero Attilio Trivulzio, classe 1940, conosciuto da tutti come “Pat“. Grande appassionato di auto, aveva collaborato con L’Esagono, L’Espresso, La Notte, Il Giorno e l’Ansa, occupandosi soprattutto di motori. A far trovare il suo corpo, ormai mummificato, è stato il collega brianzolo Marco Pirola, preoccupato per le mancate risposte ai suoi messaggi.

La perdita di Pat ha lasciato un vuoto nel cuore dei suoi colleghi e di coloro che lo conoscevano. Era un giornalista appassionato e competente, con una grande conoscenza nel campo dei motori. La sua passione e il suo impegno nel suo lavoro erano evidenti a tutti coloro che lo hanno conosciuto e lavorato con lui.

Pier Attilio Trivulzio ha dedicato gran parte della sua vita alla professione giornalistica, lavorando per importanti testate nazionali e accumulando un ricco bagaglio di esperienze nel campo dell’informazione. La notizia della sua scomparsa ha scosso il mondo dell’informazione, che ha perso una voce autorevole e un punto di riferimento per molti colleghi. Trivulzio era conosciuto per la sua intelligenza acuta, la sua capacità di analisi e la sua imparzialità.

Pier Attilio Trivulzio

L MESSAGGIO DI CORDOGLIO DEL COLLEGA MARCO PIROLA

“Purtroppo l’ho trovato. E non era nemmeno tanto lontano da noi. A Novara. Era steso per terra da mesi in un appartamento che una mano caritatevole gli aveva concesso in uso da anni. Morto. Pier Attilio Trivulzio se ne è andato come aveva sempre vissuto. Un fantasma. Solo. Come del resto lo era stata la sua esistenza che per anni ha incrociato la mia. Me lo aspettavo. Ce lo aspettavamo. Però fa male. Quando eravamo a L’Esagono ero uno dei pochi che riuscivano a contenere la sua esuberanza giornalistica che tracimava spesso oltre i limiti della decenza e qualche volta della legge. Lui molto più anziano di tutti era stato adottato dalla redazione, dall’editore e pure dal sottoscritto. Un giorno già vecchio si era presentato nel mio ufficio con un sacchetto di plastica. “C’è dentro tutto quello che mi è rimasto della vita”. Non scherzava. Era disperato ma manteneva una dignità assoluta. Era in fuga dall’ennesimo padrone di casa che non pagava da mesi perché era senza soldi. Lo avevano sistemato al piano di sopra della redazione nella stanza che era il mio ufficio. Era felice che qualcuno si fosse interessato di lui. Quella volta che registrò di nascosto un giudice e il registratore partì mentre eravamo sulla panchina fuori dal tribunale erudendo almeno mezza dozzina di astanti dell’interrogatorio appena avvenuto. E poi la mattina in cui morì mio padre e me lo trovai seduto al tavolo della trattoria dove ero andato a riordinare le idee. Il suo quartino di vino e un piatto unico per non sforare il budget. Appassionato di auto. Competente di macchine da corsa come pochi. Il migliore. I giorni del Gran Premio era arrivato a dormire nella cabina dell’Enel vicino alla pista. Un po’ per necessità tanto per essere sul pezzo. Anarchico, a volte incattivito dalla vita passata a scrivere articoli. Sorrideva. Stava al gioco in quella goliardica caserma che era la mia redazione. Avrei da scrivere ancora tanto, ma non riesco. Colpa tua vecchio trombone. Mi hai fatto piangere… addio Pat. O forse è solo un arrivederci…” questo il commosso messaggio di addio affidato a Facebook da Pirola.