Servizi sociali “troppo faticosi”: condannato preferisce il carcere

Turni di lavoro “troppo faticosi” e così ha chiesto al Maresciallo di turno di riportarlo in cella
Ha bussato alla porta del Comando dei Carabinieri di Vimercate chiedendo di ritornare in carcere. Lui, 35enne italiano, condannato in concorso con un 49enne per estorsione, era stato affidato in prova ad una comunità ai servizi sociali. Turni di lavoro “troppo faticosi” e così ha chiesto al Maresciallo di turno di riportarlo in cella.
ENTRA ED ESCI DAI TRIBUNALI
L’ultima condanna, ad un anno e nove mesi di reclusione, a gennaio 2023. Pena inflittagli per eventi riconducibili al marzo dell’anno prima. In quell’occasione era finito nei guai al termine delle indagini condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Vimercate.
Estorsione continuata ed aggravata in concorso nei confronti di un 33enne: questa l’accusa a suo carico. Di fatto si trattava di un debito di 600 euro, ma per la vittima era diventato un incubo. Le indagini coordinate della Procura della Repubblica di Monza sono state avviate quando il 33enne ha presentato una denuncia ai Carabinieri che, nel corso delle indagini, hanno svelato che quei soldi erano legati ad un vecchio debito di 600 euro maturato negli ambienti dello spaccio di sostanze stupefacenti. In realtà il dovuto era ad un’altra persona che aveva ceduto il credito a due italiani originari di Vimercate (tra cui il 35enne) che hanno dato il via ad un’escalation di violenza, interrotta all’alba con due arrestati. I due avrebbero chiesto rate mensili da 300 euro alla vittima dal mese di agosto 2021, minacciandolo con violenze fisiche. Quando si incontravano il 33enne veniva colpito anche con dei calci al volto e poi perseguitato con una moltitudine di messaggi tramite WhatsApp e Messenger.
Poi, è stata la volta della madre. Anche a lei sarebbero stati inviati dei messaggi, riuscendo a farsi consegnare in varie tranche una somma complessiva di circa 1.800 euro. L’apice della violenza, nei primi giorni di febbraio, con il rinvenimento davanti l’abitazione della vittima di una bottiglia di vetro di superalcolico contenente liquido infiammabile in cui erano immersi due proiettili calibro 22.
In particolare il 35enne era stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, ma già il successivo mese di aprile, per le continue violazioni alle prescrizioni impostegli, l’ufficio GIP del Tribunale di Monza aveva emesso un’ordinanza di aggravamento con testuale traduzione in carcere.

L’OMBRA DELL’ESTORSIONE
Tornato a settembre ai domiciliari, a novembre del 2022 era stato raggiunto da un’altra ordinanza di custodia cautelare sempre degli arresti domiciliari, in concorso con altro soggetto italiano di 49 anni questa volta nell’ambito di un’altra indagine sempre coordinata della Procura della Repubblica di Monza e condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Vimercate, per estorsione continuata ed aggravata in concorso nei confronti di una 57enne, avviata nel marzo 2022.
La vittima aveva denunciato ai Carabinieri che, approfittando di un attimo di difficoltà con la banca per uno scoperto di circa 1.000 euro, nell’estate del 2021, aveva ricevuto tale somma ma sotto la pretesa mensile di 300 euro a mero titolo di interessi (30%) finché non sarebbe stata capace di estinguere il debito con un’unica rata da 1.300. Ma nonostante la donna in dieci mensilità gli avesse consegnato un totale di 3.300 euro il suo strozzino non aveva considerato chiusa la partita. A quel punto sarebbe entrato in gioco proprio il 35enne, incaricato della riscossione.
Ben presto ha realizzato che i servizi sociali non facevano al caso suo e così ha deciso di chiedere di poter scontare il residuo della pena – di 1 anno 5 mesi e 17 giorni – dietro le sbarre. I militari della Stazione di Vimercate hanno così contattato il Tribunale di Sorveglianza di Milano e riferita la richiesta, il magistrato di Sorveglianza ha emesso la relativa ordinanza con cui ha sospeso la misura dell’affidamento e disposto l’arresto dell’uomo che nel pomeriggio è stato accompagnato in carcere a Monza