L'accordo

Legno-arredo, rinnovato il Contratto nazionale: la Brianza in prima linea

Previsti aumenti salariali e la conferma del meccanismo che tutela il potere d'acquisto delle retribuzioni. La soddisfazione di Gian Franco Cosmo, Segretario generale della Fillea Cgil Monza e Brianza.


Aumento sulle retribuzioni di 143 euro a livello medio, una tantum di 600 euro (300 a luglio 2023 e 300 a marzo 2024). E la conferma di un meccanismo di riequilibrio del potere d’acquisto dei lavoratori che, oltre al totale recupero dei salari sull’inflazione reale, riconosce la produttività di settore.

Questi i punti principali del rinnovo del Contratto collettivo nazionale del Legno-arredo, scaduto il 31 dicembre 2022, un comparto tra i più importanti del Made in Italy, con un suo notevole peso e una lunga tradizione a Monza e in Brianza.

L’accordo, firmato da Federlegno Confindustria, Fillea-Cgil, Feneal-Uil e Filca-Cisl, è il frutto di una trattativa lunga e complicata che, tra blocco degli straordinari e delle flessibilità e lo sciopero nazionale del 21 aprile con la manifestazione al Salone del Mobile di Milano e in diverse altre città d’Italia, ad un certo punto si è anche interrotta.

“Le parti hanno concordato di mettere mano solo ed unicamente agli istituti di natura strettamente economica del contratto – affermano in maniera congiunta Federlegno Confindustria e organizzazioni sindacali – si è concordato, quindi, di non intervenire sulla parte normativa e di destinare tutte le risorse disponibili al sostegno dei lavoratori e delle loro famiglie, evitando oneri indiretti e di natura organizzativa”.

Gianfranco Cosmo

I LAVORATORI BRIANZOLI

Il giudizio positivo unanime di Fillea-Cgil, Feneal-Uil e Filca-Cisl trova riscontro anche nel nostro territorio. Che lo scorso 21 aprile, durante le 8 ore dello stato di agitazione nazionale dei lavoratori del settore del Legno-arredo, ha visto, prima dello spostamento della protesta al Salone del Mobile di Milano, lo svolgimento di presidi davanti a sei delle aziende più significative di Monza e della Brianza: Cassina, Giorgetti, Minotti, Flexform e Boffi, tutte di Meda e la Molteni di Giussano.

“Lo sciopero del 21 aprile in Brianza, dove il comparto del Legno-arredo impiega circa 36mila persone, è riuscito in pieno – afferma Gian Franco Cosmo, Segretario generale della Fillea Cgil Monza e Brianza – abbiamo avuto punte del 100% di adesione ed una media del 70%. Questo ci ha consentito di essere al tavolo delle trattative in modo forte e comunque rappresentativo dei lavoratori e delle lavoratrici che ci hanno dato mandato”.

“Una volta ritrovata l’unità degli operai su temi a loro cari siamo riusciti ad avere la forza per portare a casa un Contratto collettivo nazionale del Legno-arredo più che dignitoso – continua Cosmo – infatti recupera l’inflazione reale e, di conseguenza, non impoverisce tutti i lavoratori del nostro comparto”.

LE CONDIZIONI

Uno dei punti fondamentali del rinnovo del Contratto collettivo nazionale del Legno-arredo è il cosiddetto modello “a doppia pista” che fu inserito nel 2016, confermato nel 2020 e a lungo messo in discussione da Federlegno Confindustria.

In sostanza se l’inflazione del 2022 viene recuperata con gli aumenti salariali già approvati, ad inizio 2024 e 2025 sono già previsti ulteriori aumenti sulla base della verifica puntuale dell’inflazione in base all’Ipca (Indice dei prezzi al consumo armonizzato) non depurata dei costi energetici. Una garanzia per i lavoratori e le lavoratrici del Legno-arredo in un periodo in cui il potere d’acquisto viene costantemente eroso.

IL MODELLO

“Il rinnovo del contratto per il settore del Legno-arredo segue altri importanti accordi intervenuti in questa fase, compresa la piena applicazione della importante clausola sul recupero salariale contenuta nel Contratto collettivo nazionale di lavoro dei metalmeccanici” afferma il Segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

“I Contratti nazionali di lavoro – continua – si confermano dunque lo strumento su cui è necessario agire in questa fase per garantire aumenti salariali e il recupero del potere di acquisto delle retribuzioni“.

 

 

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