Omicidio in congo

Attanasio, manifestazioni a Limbiate e a Roma per chiedere verità e giustizia

Venerdì ci sarà la terza udienza preliminare nei confronti di due funzionari del Pam accusati di non aver garantito la sicurezza all'ambasciatore Luca Attanasio, al carabiniere Vittorio Iacovacci e all'autista Mustapha Milambo uccisi in Congo. Associazioni e ong hanno organizzato sit in e manifestazioni per chiedere che lo Stato si costituisca parte civile. Il papà di Attanasio: "Non farlo è un atto di debolezza"

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Una manifestazione davanti al comune di Limbiate e un presidio a Roma, per chiedere verità e giustizia per l’ambasciatore Luca Attanasio, originario di Limbiate,  il carabiniere Vittorio Iacovacci e l’autista Mustapha Milambo uccisi in Congo il 22 febbraio 2021. L’appuntamento è per domani mattina alle 10, venerdì 7 luglio,  il giorno in cui si terrà la terza  udienza preliminare nei confronti di due funzionari del Pam, Rocco Leone e Mansour Rwagaza, accusati di omicidio colposo e omesse cautele. L’iniziativa è del coordinamento dell’Associazione Amici di Luca Attanasio, insieme a numerose  associazioni e ong,  che vogliono esprimere la loro vicinanza alla famiglia del diplomatico.

Salvatore Attanasio: “Non costituirsi parte civile è un atto di debolezza”

Venerdì, all’udienza preliminare, il Gup dovrà decidere se mandare a processo i due dipendenti del Programma alimentare mondiale, agenzia dell’Onu. All’udienza, sarà presente Salvatore Attanasio, il papà di Luca.  “Chiediamo che si giunga ad una verità certa, cosa che vediamo molto lontana – ci racconta –  Il giudice dovrà prendere una decisione in merito all’immunità che il Pam ha chiesto per i suoi funzionari. Noi chiediamo che la richiesta venga respinta:  stiamo parlando di un triplice omicidio,  non si capisce perchè si chieda l’immunità.  Che cosa si vuole nascondere?”.
La famiglia e le associazioni chiedono allo Stato di costituirsi parte civile, cosa che ha fatto il comune di Limbiate. “Noi speriamo sempre che lo Stato onori i  suoi caduti e si presenti come parte civile al processo, altrimenti non si capisce come mai in Congo, al processo nei confronti dei 5 accusati di essere esecutori materiali  si è presentato come parte civile e qui in Italia, dove la controparte è l’Onu, non lo vuole fare. Non farlo è un atto di debolezza che ci rammarica” afferma il papà dell’ambasciatore.

Le associazioni: “Due rappresentanti dello Stato hanno perso la loro vita durante lo svolgimento delle loro mansioni”

Il processo in Congo  si è concluso in aprile con la condanna all’ergastolo ergastolo di cinque persone, come esecutori materiali dell’omicidio. “ Nel frattempo – spiega in una  nota l’associazione Amici di Luca  – si svolge in Italia il processo che vede imputati i due funzionari del Programma Alimentare Mondiale  che avrebbero dovuto organizzare un’ adeguata scorta per la trasferta di Luca nel Nord Kivu. Si tratta di un processo complesso, che coinvolge il nostro Paese e il Pam, un’ istituzione internazionale. Luca e Vittorio erano due rappresentanti dello Stato ai massimi livelli, che hanno perso la loro vita durante lo svolgimento delle loro mansioni. Per questo, abbiamo sollecitato le massime cariche dello Stato a non lasciare sola la Procura di Roma, e costituirsi invece parte civile, dando così un segno dell’importanza di questo processo per la cittadinanza intera. Quell’appello è stato per ora inascoltato, e la terza udienza preliminare, che si terrà il 7 Luglio, rappresenta probabilmente l’ultima opportunità perché il nostro Paese si impegni nel processo volto a stabilire le responsabilità per il triplice omicidio. Siamo convinti che mobilitarci in modo pacifico ma determinato come società civile sia il modo migliore per tenere alta l’attenzione sul processo e poter ricevere l’adeguato supporto da parte delle istituzioni”.

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