Fenomeno Springsteen a Monza, così le sonorità del New Jersey scacciano la tempesta

Il rock dopo la tempesta. Bruce Springsteen fa sognare 70 mila persone chiudendo a Monza il suo tour europeo. La promessa: “tornerò”.
Monza. Non era facile scacciare le ombre del disastro ambientale che ha colpito la Brianza e la Lombardia negli scorsi giorni. C’è riuscito Bruce Springsteen e lo ha fatto con la grinta che lo contraddistingue da sempre e lo ha reso una leggenda della musica. Ieri sera nel prato della Gerascia nel cuore del parco di Monza Springsteen ha rapito gli oltre 70 mila fan che sono venuti a vederlo per l’ultima data di un tour europeo che ha toccato 16 città per un totale di 26 concerti.
73 anni, il cantautore del New Jersey ha una grinta da vendere. Sul palco è coinvolgente come pochi altri: merito del suo timbro caldo, dei cori affidati alle seconde voci, della batteria martellante che induce il battere delle mani. E poi l’arma finale: la meraviglia del sax che continua a rimanere una delle firme stilistiche della sua musica anche dopo la scomparsa (avvenuta nel 2011) dello storico collaboratore Clarence Clemons, sax tenore della E Street Band, storica band che anche ieri – come sempre – è salita sul palco di Monza con Springsteen.
Springsteen convince e piace, talmente tanto da far arrivare a Monza persone da tutto il mondo. Le intercettiamo anche noi, nelle file per l’accesso all’area, nelle code per prendere una birra, mentre scattano un selfie di rito. “C’è di tutto – commenta un fan che arriva da Lione, Francia. – Io sono qui con due amici ma so di famiglie anche con bambini piccoli che hanno fatto di tutto per vedere il Boss”. È sì, perché una delle forze di Springsteen è che è incredibilmente intergenerazionale. Riesce nel miracolo che sanno compiere i grandi musicisti, rapire il pubblico con sonorità talmente “sue” che anche se le sentiamo di sfuggita le sue canzoni ci fanno dire “Sì, questo è un pezzo Bruce Springsteen“.

Tre ore di concerto, 26 tracce tutte d’un fiato e un bis che fa impazzire il pubblico. Apertura centrata con No Surrender e quel “Ciao Monza” che ha subito conquistato i 70 mila; poi i grandi classici della sua carriera The River, Because the Night – cover dell’iconica canzone di Patti Smith – Born to Run, Glory Days, che si alternano a pezzi più di nicchia, da veri intenditori. Una scaletta che ha dentro 50 anni di storia della musica (The Boss esordì con una etichetta discografica nel 1972 pubblicando il primo album in studio nel 1973) che termina sulle note di I’ll See You in My Dreams.
Quello di Springsteen di ieri sera è un concerto riuscito per varie ragioni. Farlo non era scontato vista la brutalità con cui la nostra Brianza è stata colpita in queste ultime, faticose giornate. Termina così un tour incredibile che sceglie Monza per il suo saluto. Ma forse è solo un arrivederci: “tornerò in Italia! – saluta il Boss – è una promessa”.