La storia

Emma Maino, la giovane campionessa concorezzese che affronta la disabilità bracciata dopo bracciata

Emma ha battuto il record italiano di categoria per i 100 stile libero, imbattuto dal 2015, e per i 100 rana, imbattuto dal 2007.

Emma Maino, Concorezzo
Emma Maino dopo una gara.

Lo sport è fatto di regole ma non di barriere e spesso diventa la rampa di lancio per superare gli ostacoli che la vita ci pone davanti. E la storia di Emma che vi raccontiamo, oggi ne è la conferma.

La storia di Emma

Lei è Emma Maino, quasi tredicenne di Concorezzo che convive da sempre la sindrome di Larsen, una malattia rara caratterizzata da dislocazione congenita delle grandi articolazioni, deformità dei piedi, scoliosi e altri sintomi.

“All’inizio della sua vita Emma ha subito dovuto affrontare grandi difficoltà – spiega il padre, Enrico. – Siamo rimasti per sette mesi in ospedale e per altri sei in comunità e a un anno e pochi mesi è tornata a casa ma comunque con molte patologie legate alla sua sindrome. “ La diagnosi iniziale non dava scampo: Emma sembrava destinata ad essere allettata per tutta la vita. La malattia però non aveva fatto i conti né con la ragazzina né con la sua famiglia.

“Non ci siamo fermati alla diagnosi e abbiamo iniziato a fare fisioterapia sia fuori che in acqua ottenendo grandissimi risultati – continua Enrico. – Emma ha iniziato a stare seduta, poi a tenere il capo e poi, con una terapista che ci ha seguito dai due anni di vita, siamo riusciti a metterla in piedi con l’aiuto dei tutori. Così fino ad arrivare a camminare con un deambulatore posteriore.”

Emma Maino, Concorezzo

Nel 2018/2019, nella piscina di Concorezzo, iniziano i primi contatti con l’acqua quando Emma incontra un istruttore esperto nel gestire ragazzini con disabilità che le dà le prime lezioni private. Saranno proprio questi incontri a far nascere nella ragazzina quell’amore per il nuoto che pochi anni dopo la incoronerà campionessa italiana.

“Questo istruttore ci ha spiegato che non poteva più far migliorare Emma e così ci ha consigliato di riscriverla in un corso – aggiunge il padre -. Ma i corsi ad Emma non sono mai piaciuti e così poco ci ha espresso la volontà di non proseguire e il Covid, chiudendo le piscine, le ha dato una mano.”

La svolta

La tredicenne rimane ferma fino al 2021 quando, andando insieme al papà a fare i tutori, tramite il tecnico ortopedico, arriva al Saini di Milano. “Non avevamo grandi aspettative ma quando siamo arrivati abbiamo trovato atleti paraolimpici del calibro di Giulia Terzi e Simone Barlan che si allenavano – afferma Maino -. Abbiamo capito che era un gruppo di lavoro importante con allenamenti seri dove i campioni iniziano la loro corsa verso le Olimpiadi.”

Emma inizia quindi ad allenarsi a settembre del 2021 con un corso propedeutico di avviamento al nuoto agonistico. A marzo 2022 viene accreditata alla Polha Varese, società che fa parte della FINPS e con la società varesina cominciano anche le gare e i ritiri con la squadra. Saranno questi fattori che aiuteranno Emma a prendere consapevolezza di ciò che può fare anche fuori dall’acqua.

Come tutti gli sportivi agonisti, anche Emma si allena tre volte a settimana e bracciata dopo bracciata, in soli due anni, sono arrivate le soddisfazioni e i due record, uno nello stile libero che resisteva dal 2015 e l’altro a rana imbattuto dal 2007. Ma i successi e l’allenamento non hanno distratto la giovane atleta dalla vita scolastica che è riuscita ad organizzarsi conciliando sport e scuola.

Essere parte di quel gruppo, dove tutti condividono la vita con la disabilità, ha permesso ad Emma di costruire la propria identità. Un’identità che non si nasconde dietro la sua sindrome ma che da lì parte per essere sé stessa: una tredicenne con davanti una vita di successi, sportivi e non da raggiungere bracciata dopo bracciata.

Foto concesse da Enrico Maino.

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