Ambiente

Maltempo a Meda, esonda il Tarò: paura come nel 2014

Era il 15 novembre quando una forte fase di maltempo e piogge incessanti avevano allegato Meda. Ieri notte, la stessa paura. La lettera del geologo Gianni del Pero ai sindaci per una soluzione alle alluvioni

Maltempo esonda Tarò
Tarò, foto del geologo Gianni Del Pero

Meda. Era il 15 novembre del 2014 quando, una brutta fase di maltempo con incessanti piogge, aveva messo in ginocchio alcuni comuni della Brianza, come Barlassina, Seveso e anche Meda, la città più colpita a causa dell’esondazione del Tarò. Dal vicolo Luigi Rho, a via Solferino, l’acqua era arrivata addirittura fin sotto il Municipio. Ancora oggi, andando indietro nel tempo attraverso gli archivi di MBNews, fanno impressione quelle immagine di una Meda completamente allagata. Una paura che, ieri sera a causa del forte temporale che si è abbattuto nella notte su gran parte della Brianza, ha fatto tornare la pelle d’oca ai medesi.

MALTEMPO A MEDA, IL TARO’ ESCE DAGLI ARGINI

“Questa mattina, 4 luglio 2023, vicolo Luigi Rho 57 è esondato il Tarò… le alluvioni del 2014 aveva lasciato nel letto del torrente depositi di sabbia e ghiaia. Gli interventi raffazzonati del 2015 hanno peggiorato la situazione con massi che sono rotolati fino al ponte della “Svizera”. E poi il nulla, solo la folle attesa di un sottopasso e di “spostare” il Taro’ che anche oggi ci ha ricordato che gran parte di Meda e’ a rischio idraulico e si è’ riappropriato della sua valle alluvionale”, questo il commento del geologo Gianni Del Pero.

LA PIOGGIA METTE IN CRISI MEDA, LA LETTERA AI SINDACI

“Una mezz’oretta di pioggia (intensa, va bene, ma niente di piu’ di un semplice “sciacquone”) mette in crisi Meda…in attesa del “sottopasso”, sottolinea ancora Gianni Del Pero che riaccende i riflettori su una questione da anni in sospeso: il Tarò e il sottopasso.

A seguito dell’alluvione del 2014, e poi anni dopo, nel 2018, il geologo aveva scritto una lettera indirizzata ai sindaci Gianni Caimi, prima, e Luca Santambrogio poi, proponendo alcuni interventi senza però mai ricevere risposta.

LA LETTERA

“Le valli ed i rii che scendono dall’altopiano del Parco della Brughiera si presentano in condizioni di degrado idraulico e forestale. Non si contano le ostruzioni, le sovraescavazioni e i sovralluvionamenti che, durante le piene, favoriscono fenomeni erosivi con ingente trasporto solido. Il Comune dovrebbe essere dalla parte dei cittadini per contrastare questa situazione, anche per prevenire i danni conseguenti o, ancora, per vederseli risarciti qualora, come purtroppo avvenuto, si verificassero. Ma, in particolare, i cittadini si aspettano che i soggetti deputati ricostruiscano gli argini crollati, ripristinando condizioni di sicurezza. E invece il Comune, nella sua persona, su probabile sollecitazione di Regione Lombardia, ha emesso un’ordinanza che pone a carico di un alluvionato alcuni interventi di manutenzione del torrente, che invece, come lei dovrebbe poter sapere, competono a Regione Lombardia” – si legge nella lettera –  Durante l’evento del 15 Novembre lei ha avuto modo di “addebitare” le cause dei danni prodotti dalla piena ai cittadini residenti in quanto non hanno fatto nulla per “impedire la piena e l’esondazione”, cosa che va ben oltre il limite del buon senso, oltre che delle umane cose”.

E ancora:  “si possono ottenere obiettivi anche non costruendo ulteriormente su aree verdi (e quindi attenzione nella fase di redazione della variante al PGT) o rendendo di nuovo permeabili, dove possibile, le aree dove si è cementificato (Regione Lombardia finanzia interventi per deimpermeabilizzare aree pavimentate, ad es. parcheggi, o per realizzare tetti verdi su grandi edifici per potere, in tal modo, accumulare acqua). Ma perché prima non cominciamo a fare qualcosa nel nostro comune? Richieda alla Regione di ricostruire gli argini crollati e di riprofilare il letto del Tarò, abbassandolo, particolarmente in prossimità dei ponti di Via Luigi Rho, Via Cialdini, del tratto tombinato di Largo Europa, Via dei Cipressi e di Via Cadorna, dove gli interventi realizzati già dal 2000 da Regione Lombardia (l’ex Genio Civile) hanno modificato il regime della corrente – continua la lettera di Del Pero – Basta dare un’occhiata, anche nei momenti di magra, la corrente rallenta prima dei ponti ed accelera, erodendo in cascata, subito a valle. Questa condizione ha innescato diversi fenomeni di rigurgito che hanno portato all’esondazione, proprio in corrispondenza dei ponti . Ma un’altra cosa dovremmo cominciare a fare, senza aspettare nessuno: fare la manutenzione delle vallette, che essendo elementi del reticolo idrico minore, sono esclusiva competenza dei comuni.”

La lettera terminava così: “In particolare durante la piena dell’8 Luglio abbiamo avuto forti erosioni e notevole trasporto di fango che, con il materiale forestale schiantato, che ha contribuito al rigurgito della corrente all’altezza del ponte della Svizera, alla confluenza tra la Valle della Brughiera e il Tarò. Esiste un progetto preliminare di interventi di sistemazione idrogeologica e forestale, anche per la nostra città, redatto per il Parco della Brughiera nel 1997 (ma gli interventi previsti sono stati realizzati solo a Cabiate e Mariano), ma ancora più recentemente il Parco ha sviluppato e realizzato progetti per il suo territorio: Cabiate, Brenna e Carugo ne hanno beneficiato. In questo modo si tiene sotto controllo il dissesto idrogeologico, si contiene il trasporto solido, in buona sostanza, si previene il rischio esondazioni operando in ambito locale. Possiamo sperare anche a Meda in un prossimo futuro?”

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