Alberto Naska: “Come vorrei le tribune di Monza piene…” [Intervista]
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Il primo Italian Motor Week incontra l’ACI Racing Weekend. Alberto Naska propone alcune idee per aumentare il pubblico.
Monza rientra nel circuito delle “Città dei Motori” e nella settimana del primo Italian Motor Show si corre anche il classico appuntamento dell’ACI Racing Weekend: 12 gare, 6 diverse categorie e ingresso gratuito. Un’occasione per gli appassionati dei motori che però devono dimostrare la loro passione, nonostante il deludente ultimo evento di giugno e l’annullamento della parata del TCR Italy.

L’invito a occupare le tribune non viene solo dall’Autodromo di Monza, ma anche dal pilota e youtuber Alberto Naska sempre attento all’atmosfera di gara. “Qualcuno è venuto a salutarmi, ma vorrei che anche in Italia si tornasse ad avere le tribune piene. Forse la soluzione è mettere il biglietto a pagamento…”
ACI Racing Weekend, intervista a Alberto Naska
Questo ACI Racing Weekend coincide con il primo Italian Motor Week di Monza. Hai notato qualcosa di diverso rispetto a un normale fine settimana di gara?
“Sicuramente ho visto un po’ di persone che sono venute a salutarmi: hanno insomma accolto l’invito di venire a Monza. Ho notato che c’è un po’ di gente, ma devo ammettere che per questo fine settimana sono così focalizzato sul capire la Mercedes AMG GT3 da non accorgermi del resto. Potrebbero essere passate le Frecce Tricolori e non essermene accorto!”.

Nel tuo piccolo dici di voler portare la bellezza delle corse all’estero anche in Italia. Che progetti hai per vivacizzare un autodromo storico come quello di Monza?
“Quando guardi come organizzano gli eventi motor sportivi all’estero ti rendi conto che è tutto completamente diverso. Il pubblico è già abituato ad andare a vedere tutte le gare, non solo quelle della F1, e quindi hai degli spettatori che rispondono all’invito. Gli organizzatori poi sono pronti ad ospitare tutte queste persone: Brands Hatch ha totalizzato 50 mila spettatori anche perché si era preparato per ricevere così tanti appassionati con servizi, bagni e personale. E’ tutto un insieme. Mi piacerebbe che anche in Italia si tornasse ad avere le tribune piene, ma è un processo lungo: io posso fare la mia parte per invitare il pubblico e stimolarli, però poi ci deve essere un’organizzazione pronta a spendersi per accoglierli”.

Si potrebbe definire un problema culturale? Monza è cambiata?
“Mi sono sempre fatto anche io questa domanda. A Vallelunga però ho avuto piacere di incontrare uno dei piloti storici del Superturismo, Sergio Sambataro, e mi raccontava come la gente impazziva nel vederlo correre con una Fiat Tipo. Non una Ferrari, una Tipo. E perché? Perché l’appassionato si identificava con quello che vedeva, tifava la sua utilitaria. I giornali poi ne parlavano tanto, mentre oggi il calcio la fa da padrone”.

Questi eventi sono ad ingresso gratuito, ma gli spettatori non vengono: si è persa la passione a Monza? Oppure l’Autodromo dovrebbe fare più pubblicità?
“Viene più gente se il biglietto è a pagamento. Nel momento che uno non paga e non spende del denaro non sta prendendo un impegno. Basta anche solo un biglietto da 5 euro. Poi però bisogna anche mettersi nei panni dello spettatore. Se non c’è un’attrazione o un motivo per restare anche nei momenti di calma, il pubblico magari si annoia e va via prima. A Brands Hatch trovavi oltre ai classici baracchini della ristorazione anche bancarelle, mostre, esposizioni e intrattenimento per i più piccoli come la mascotte di Cars. Là c’era un contorno, mentre un weekend di motori in Italia è fatto solo da gare: ti annoi. E’ un discorso complesso, ma è chiaro che bisogna investire per far sì che creare e vivere un evento diventi una abitudine. Il gratis non è la risposta”.

Parlando di Formula 1, sei preoccupato per la scadenza del contratto di Monza con Liberty Media?
“Non sono preoccupato perché c’è il connubio Italia-Ferrari. Non può mancare il Gran Premio d’Italia, c’è la Ferrari in Formula 1. Io ci credo poco, ma nel caso in cui l’accordo con Monza saltasse sarà un’altra pista italiana a prendere il suo posto. Dobbiamo però essere tutti consapevoli che queste decisioni sono dettate dalla politica e dall’economia”.
