Protesta

Oggi, 14 settembre, e domani: appuntamento per firmare il “no” al centro profughi nell’ex Esselunga di Vimercate

Chi vuole aderire può presentarsi in fascia oraria serale al parcheggio Pizza Club, oggi. E domani di buon mattino al mercato comunale. La sera invece in via Toti.

ex esselunga vimercate mb
- Foto d'Archivio

La raccolta firme per escludere l’ex Esselunga di Vimercate dai possibili luoghi di accoglienza dei profughi procede. E per darle più diffusione, i promotori hanno organizzato un programma di sit in dove chi intende mettere la propria sigla alla petizione può trovare moduli e promotori. I prossimi appuntamenti sono fissati per oggi, 14 settembre, e domani. Ma 800 firme sono già sui tavoli della Prefettura, su inziiativa della cittadinanza.

La petizione ha un messaggio molto essenziale: “Vimercate dice NO al Centro Profughi nella ex Esselunga. Sostieni il nostro dissenso, perchè venga realizzato lontano da zone residenziali in un luogo già pensato e attrezzato per l’accoglienza”. Per chi si riconoscesse in questa esigenza, l’appuntamento è per la serata di oggi, dalle 19 alle 21, nel Parcheggio Pizza Club. Domani, 15 settembre, le firme si raccolgono al mercato dalle 8.30 alle 9.45 e poi in via Toti, dalle 18 alle 19.

Si tratta di uno sforzo rilevante, per chi organizza, destinato probabilmente a proseguire. Un impegno personale che tradisce la forte motivazione ad opporsi all’ipotesi. La prospettiva peraltro non convince nemmeno il sindaco Francesco Cereda che la scorsa settimana dichiarava: “Si tratta di una scelta esclusiva della Prefettura che non riguarda il Comune di Vimercate. Una scelta legittima, in merito alla quale non abbiamo voce in capitolo. Noi non condividiamo il modello scelto, avremmo preferito continuare con l’accoglienza diffusa che c’era in essere fino ad oggi”. Alla base di questa posizione c’è una visione complessiva ben definita che predilige appunto i piccoli luoghi d’accoglienza, più inseriti nel tessuto urbano, rispetto ai grossi centri, più soggetti al rischio di ghettizzazione, emarginazione e disagio sociale. Lo stesso Cereda ha spiegato di recente che “questo non è più possibile perché Regione Lombardia ha negato l’autorizzazione a procedere in questa direzione”. L’apertura del rifugio sarebbe temporanea, per un massimo di 50 persone.

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