Frode fiscale e riciclaggio: fatture false per 50 milioni di euro. L’epicentro in Brianza

4 ottobre 2023 | 08:07
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Frode fiscale e riciclaggio: fatture false per 50 milioni di euro. L’epicentro in Brianza
Guardia di Finanza

I finanzieri del Comando Provinciale Milano, su delega della Procura di Monza, hanno eseguito un decreto di perquisizione nei confronti di numerose persone e società in Lombardia, Liguria, Puglia e Calabria

Un’organizzazione dedita al riciclaggio di proventi derivanti da frode fiscale. Questo è quanto hanno scoperto le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Milano, su mandato della Procura della Repubblica di Monza, che questa mattina hanno eseguito una serie di perquisizioni nei confronti di diverse persone e aziende sparse in Lombardia, Liguria, Puglia e Calabria. L’indagine, condotta dal Gruppo di Sesto San Giovanni, ha portato alla scoperta di un’organizzazione complessa specializzata nel riciclaggio di denaro sporco ottenuto attraverso frodi fiscali nel settore dei servizi alle imprese. Nell’ambito di questo sistema truffaldino, sono state coinvolte 9 persone fisiche e 18 società, che hanno contribuito al riciclaggio dei proventi illeciti.

Le perquisizioni, eseguite da oltre 90 finanzieri appartenenti a vari reparti del Comando Provinciale, hanno portato al sequestro di documentazione contabile, extracontabile e informatica di rilevanza. L’operazione è stata supportata da unità cinofile specializzate nella ricerca di denaro contante.

LA SOCIETA’ IN BRIANZA

Le indagini, di oltre un anno, si sono concentrate su una società della Brianza operante nel settore dell’imballaggio e confezionamento, che si è rivelata essere il centro di una rete di numerosi altri soggetti economici. Questi ultimi operavano in settori diversi come logistica, trasporti, servizi di pulizia e sicurezza. Sfruttando la falsificazione di fatture per un valore di 50 milioni di euro e l’omissione del versamento dei contributi previdenziali, questi soggetti erano in grado di fornire manodopera ai clienti finali a prezzi notevolmente inferiori alla media di mercato. In pratica, praticavano una “somministrazione illecita di manodopera” basata su contratti di appalto fasulli.

Le indagini hanno anche rivelato come i proventi delle attività illegali venivano riciclati attraverso trasferimenti di denaro su conti correnti intestati a persone disposte a compiacere l’organizzazione. Questi fondi venivano poi prelevati in contanti e restituiti agli autori della frode.