educazione |
Attualità
/

Il minuto di silenzio per Giulia ad Arcore: a scuola di valori

24 novembre 2023 | 16:01
Share0
Il minuto di silenzio per Giulia ad Arcore: a scuola di valori
La primaria di via Edison.

Declinata in tutte le classi, a seconda delle fasce d’età, l’iniziativa ministeriale ha suscitato l’attenzione anche degli studenti più pigri. Il prof Motta: “ma non è una novità, di questi temi parliamo sempre”.

Quale senso ha avuto il minuto di silenzio nelle scuole, disposto dal Ministero in memoria di Giulia Cecchettin martedì mattina? Ad Arcore, nei plessi di primarie e secondaria di primo grado, ha aperto la strada a riflessioni, al confronto e al contributo di bambini e ragazzi sulla violenza e su altri temi. Aderendo alla circolare ministeriale che programmava il minuto di fermo delle attività per le ore 11, il personale docente dell’Istituto Comprensivo ha pianificato piccoli progetti diversificati per fasce d’età. E il valore aggiunto dell’iniziativa è stato proprio quello arrivato prima e dopo quei 60 secondi che, in sé, hanno avuto più che altro un valore simbolico.

IL MINUTO DI SILENZIO ALLE PRIMARIE

I docenti hanno preparato in anticipo bambini e ragazzi a quella campanella fuori norma che li ha poi sorpresi, a seconda dei rispettivi orari, durante una lezione in classe, in coda a un intervallo o in palestra. “Nella nostra classe – ha raccontato una maestra di prima elementare – non siamo potuti partire dal fatto di cronaca perché i bambini sono troppo piccoli. Abbiamo scelto un lavoro sulla gentilezza, approfittando anche della Giornata internazionale capitata pochi giorni prima”. In una terza elementare delle Edison, con bambini di 8 anni, la storia di Giulia è stata accennata e semplificata, “Alcuni la conoscevano già – ha detto l’insegnante – altri no. Ma il lavoro di preparazione è stato l’occasione per un bel confronto. Abbiamo scelto di legare questo momento a un approfondimento sui diritti di cui ci eravamo occupati di recente in classe. Gli alunni sono sempre molto coinvolti da questi spazi di dialogo libero e danno contributi costruttivi”.

ALLE SCUOLE MEDIE

Percorsi più strutturati per i ragazzi delle scuole medie dove la cronaca del femminicidio ha sospinto riflessioni sull’educazione affettiva, materia che sta entrando sempre più spesso nella programmazione didattica delle scuole. Ognuno di noi – ha spiegato il prof di Lettere Enrico Motta che lavora con una prima e una seconda – ha declinato a modo suo l’iniziativa. Io personalmente ho organizzato un momento di elaborazione anche prima del minuto di silenzio, subito lunedì mattina, appena entrato in classe, per commentare con i ragazzi l’aggiornamento su questo fatto di cronaca. L’ho fatto mettendo in gioco con i ragazzi il mio ruolo di padre di figli dell’età di Giulia“. Il docente ha parlato dell'”ultimo appuntamento”, un passaggio purtroppo topico in tante storie di femminicidio in cui quell’occasione per chiudere una relazione diventa “un colpo di pistola”, dice il prof. Di questo tema parla anche uno dei brani dell’antologia che il professore di lettere utilizza da qualche anno: “perchè fatti di cronaca terribili come questo sono sì, un’occasione per approfondire con i ragazzi i temi del rispetto, ma non sono l’unica. Questo tipo di lavoro sulle emozioni, sulla non violenza, sul confronto, sui diritti, sono già una realtà quotidiana della nostra scuola“. presente anche nei progetti didattici di Educazione civica o di Educazione all’affettività e alla sessualità, prevista per la terza media. Altri docenti delle secondarie hanno lasciato posto al rumore, ritenuto più simbolico del silenzio;  c’è stato chi ha lavorato anche sui consigli pratici ai giovani, chi ha approfondito il concetto di amore, chi ha concentrato il discorso sull’importanza per le ragazze di costruire la propria realizzazione e indipendenza, psicologica ed economica.  Complessivamente gli studenti hanno accolto l’iniziativa con partecipazione. “La classe di cui mi occupo io tende ad essere passiva – ha riferito un docente in un confronto con i colleghi – ma in questo caso hanno ascoltato tutti con una grande attenzione”. Il primo passo, in molti casi, è stato compiuto dalle famiglie. Un alunno di prima media, il giorno prima dell’iniziativa nazionale, si è rivolto a una prof: voleva assicurarsi che anche la sua classe seguisse il minuto di silenzio fosse stato programmato.