Arriva la condanna ad un anno e mezzo per lo “stalker del lenzuolo”

Il 30enne ha patteggiato: un anno e mezzo, questo è quando ha deciso il giudice
Una frequentazione durata poco tempo, quell’ossessione per lei che non voleva saperne di lui e di proseguire quel breve rapporto. Quando ha deciso di mettere la parola fine, la giovane 30enne ha iniziato il suo peggiore incubo. Messaggi, appostamenti, pedinamenti a qualsiasi ora del giorno. L’ex suo coetaneo, girava persino per la città con la macchina tappezzata da un lenzuolo con dichiarazioni rivolte alla sua vittima: “Sei la piu bella e ….”.
Il 30enne ha patteggiato: un anno e mezzo, questo è quando ha deciso il giudice che ha concesso la sospensione condizionale della pena. La vittima si è costituita parte civile al processo.
Il ragazzo era stato arrestato lo scorso 15 settembre dagli agenti della Questura di Monza accusato di atti persecutori nei confronti della sua ex fidanzata, residente nella provincia brianzola. Continui messaggi e telefonate, anche anonime, alcune volte aveva provato a cercarla sul posto di lavoro.
LE TELEFONATE ALLA SORELLA, GLI APPOSTAMENTI, I CACCIAVITI NELLA MACCHINA
Le molestie non si erano placate neppure con un primo provvedimento d’ammonimento emesso dal Questore Marco Odorisio perché, nonostante l’espressa volontà della giovane di interrompere qualsiasi di tipo rapporto dopo la loro breve relazione avuta nel mese di giugno del 2022, aveva iniziato a importunarla. La vittima aveva sporto querela, con l’immediata attivazione del “Codice rosso” , anche perché si era accorta, in alcune occasioni, che l’uomo la seguiva con l’auto quando prendeva il bus.
Recentemente aveva poi contattato telefonicamente la sorella della donna chiedendole di fissare un incontro con la ex perché avrebbero dovuto parlarle “altrimenti mica poteva sposarla a distanza…”.
L’ultimo capitolo di questo triste libro proprio lo scorso settembre quando è stato arrestato con la macchina volta nel lenzuolo. Nel portaoggetti anteriore lato guida sono stati rinvenuti tre cacciaviti, posti sotto sequestro unitamente al tessuto.
All’esito del processo per direttissima, era stato sottoposto alla misura cautelare del divieto di dimora in Monza e del divieto d’avvicinamento alla vittima. Provvedimenti che restano attivi anche dopo la sentenza del giudice.