Una pelle di cemento

Paolo Pileri: “Lissone registra il 71% di consumo di suolo: non è vita”

Paolo Pileri con il Comitato per la Difesa del Territorio ha analizzato assieme ai lissonesi il problema del consumo di suolo.


“Lissone registra il 71% di consumo di suolo: non è vita”. Così ha parlato Paolo Pileri, docente al Politecnico di Milano e membro del comitato scientifico ISPRA, durante la serata “L’intelligenza del suolo”, presso la biblioteca civica di Lissone. Oltre 100 cittadini hanno assistito all’incontro promosso dal Comitato per la Difesa del Territorio.

Non esiste una percentuale corretta di consumo di suolo. – spiega Paolo Pileri – Sappiamo che esistono delle percentuali oltre le quali i processi ambientali ed ecologici entrano in crisi. Lissone registra il 71% di consumo di suolo: non è vita. Anche la provincia di Monza con il suo 40% segna un dato di grandissima preoccupazione”.

Da sinistra: Gigi de Vincentis, portavoce Comitato per la Difesa del Territorio, e Paolo Pileri, membro del comitato scientifico ISPRA

I dati dell’ultimo report di ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, condannano infatti sia l’Italia che la Brianza. In ordine crescente di gravità, a livello nazionale il consumo di suolo nel 2023 ha registrato un aumento di +7.075 ettari in un solo anno, mentre al giorno vengono consumati +19,4 ettari. In Italia scompaiono circa 2,25 metri quadrati al secondo.

La provincia brianzola è colpevolmente in testa alla classifica. Il consumo di suolo è salito al 40%, con Monza che registra un 49,3%, e Lissone capofila con l’allarmante dato di 71%.

Paolo Pileri: “Per rispondere al consumo di suolo occorre decostruire, ma il danno è già stato fatto”

È errato parlare di bombe d’acqua. L’urbanizzazione provoca infatti l’impermeabilizzazione del terreno riducendo la quantità d’acqua che riesce a infiltrarsi nel suolo cementificato. Le bombe di cemento aggravano le conseguenze delle piogge come quelle verificatesi a luglio di quest’anno.

Il suolo è la pelle del pianeta, ma c’è maggiore interesse per ciò che ci sta sotto o sopra. Il suolo inoltre non è una superficie, ma uno spessore di 30 cm che contiene il 30% della biodiversità presente sulle terre emerse. – spiega il professore – Occorrono 2000 anni per rigenerare 10 cm di suolo e la forestazione urbana non è sufficiente se si continua a cementare: nella provincia di Monza e Brianza c’è una differenza di 6,6 gradi tra aree urbane e extra urbane“.

Le percentuali dei 55 comuni della Brianza comunicano che le funzioni complete di suolo e natura sono compromesse e sbilanciate: si verifica quindi o la concentrazione in un solo punto o l’assenza in un altro.

Occorre decostruire, ma il danno è già stato fatto. – sottolinea Pileri – Bisogna impegnarsi a non peggiore la situazione, ma le istituzioni partendo da quella regionale devono imparare ad appostare delle risorse per questo principio“.

Una strada contraria alla direzione della giunta di Regione Lombardia che ha dato parere favorevole alla variante della Tratta D di Pedemontana, nonostante l’opposizione unanime dei Comuni coinvolti dalla tratta e il parere critico della provincia di Monza e Brianza.

Ho visto tanta gente che vuole informarsi e molta che già ne sa più dei sindaci. – dice Pileri – È chiaro che le grandi sfide come la tutela della biodiversità e la lotta al cambiamento climatico richiedono un tempo di approfondimento impegnativo”.

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