Desio, nel presepe una moschea, il muro del pianto e una chiesa

Allestito in Basilica, il presepe realizzato dai volontari invoca a gran voce la pace. “E’ un primo passo verso la pace” spiega il gruppo.
Il muro del pianto, una moschea, una chiesa. Insieme, nel presepe. E sopra, una grande scritta: “PACE”. E’ un presepe che colpisce quello allestito nella Basilica di Desio. Lo ha realizzato il “gruppo presepe”, che, come tutti gli anni, si mette al lavoro mesi prima, per poter realizzare in tempo la propria opera, ammirata da tutti i fedeli durante le festività natalizie. Fantasia, creatività e manualità non mancano al gruppo, composto da una dozzina di persone. Dall’inizio di novembre si sono ritrovati due o tre volte a settimana, per progettare e costruire il presepe. E quest’anno il messaggio è davvero forte.

“Pace: una parola che il nostro presepe sembra voglia urlare e invocare a gran voce” si legge nel manifesto allestito di fianco alla Natività. “Tutti la desiderano, ma come possono finire le guerre se noi stessi non riusciamo a superare le nostre incomprensioni e i nostri litigi?”. “Lo abbiamo visto noi stessi – spiega il gruppo – quando abbiamo cominciato a dire che quest’anno nel nostro presepe avremmo avuto una moschea, il muro del pianto e una chiesa. Quasi tutti ad avere dubbi, cattolici musulmani, ebrei. Come possiamo costruire la pace se anche noi facciamo fatica a posare i mattoni del dialogo, del perdono e della riconciliazione?”.
La pace si costruisce giorno per giorno, nella quotidianità. “Dobbiamo iniziare dal nostro mondo, dagli ambienti in cui viviamo ogni giorno”.

“L’idea del presepe è nata da una chiacchierata – spiega Peppo Sala, uno dei veterani del gruppo – già al nostro interno c’erano dubbi nell’ inserire monumenti e situazioni anacronistiche e un po’ particolari, anche se nei nostri presepi è sempre stato così. Inserire una moschea, anzi la moschea di Abd-al- malik, che senso aveva? Inserire uomini e donne (velate) in un presepe non avrebbe creato problemi? E il muro del pianto? Volevamo inserire anche la basilica di Betlemme, quella della Natività. Cominciando a raccontare la nostra agli amici e conoscenti, un pò di contrarietà l’abbiamo incontrata. Devo dire che questo ci ha spronato ancora di più a voler far urlare al nostro presepe la parola PACE. Lo si vede anche dalla grande scritta che sembra provenire proprio dal presepe”.

Sono tante le persone che in questi giorni vanno ad ammirare il presepe in Basilica, anche fuori dagli orari delle messe e delle funzioni. Giovani, anziani, bambini. La moschea e il muro del pianto accanto alla Natività colpiscono i visitatori. “I veri costruttori di pace sono quelli che fanno il primo passo verso gli altri: questo passo non è un segno di debolezza, ma di forza – afferma Peppo Sala – . La forza della pace. Noi ‘presepari’ con questo gesto vogliamo credere che un primo piccolo passo lo abbiamo fatto: facciamolo tutti insieme. Pace è quindi l’invocazione che, da discepoli di Gesù, affidiamo in questo Natale. Come in tutti i nostri presepi, Gesù nasce in disparte accolto da gente normale, in un contesto di quotidianità, qualunque essa sia. Nasce per noi rinascere tra noi, sotto il segno, il sogno di PACE”.
Il gruppo presepi è sempre in cerca di nuovi volontari . Per informazioni si può scrivere a gruppopresepidesio@gmail.com