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L’Armadio dei poveri trova una nuova “casa” a Monza, ma senza l’aiuto del Comune

7 dicembre 2023 | 08:40
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L’Armadio dei poveri trova una nuova “casa” a Monza, ma senza l’aiuto del Comune

L’Armadio dei poveri, che si occupa di raccogliere e distribuire cibo e oggetti di ogni genere a chiunque ne ha bisogno, ha affittato a proprie spese un magazzino in via Santa Lucia. Ecco le parole della fondatrice, Roberta Campani.

Monza. Il tempo è simile ad un cammino a senso unico che non permette di tornare indietro, ma solo di andare avanti. Eppure quando  “L’armadio dei poveri”, l’associazione che a Monza e dintorni si occupa di fornire vestiti, cibo, scarpe, alimentari, giocattoli e molto altro a chiunque ne ha bisogno, si è dovuta provvisoriamente sistemare in un box di via Vasari, dopo che il nubifragio dello scorso luglio ha reso inagibile la sede in via Borgazzi 37, il senso di deja vu è stato evidente.

“Siamo partiti più di tre anni fa da due garage a Cederna e quando non abbiamo più potuto stare nello Spazio 37, la sede che il Comune di Monza ci aveva concesso gratuitamente quando Dario Allevi era ancora sindaco, mi è sembrato di tornare all’inizio – spiega Roberta Campani, anima e fondatrice di “L’armadio dei poverici siamo trovati praticamente ad operare in strada e ho temuto di non riuscire più ad aiutare le persone al nostro meglio”.

Ora, però, per l’associazione monzese, che aiuta circa 300 famiglie in difficoltà, è tempo di un nuovo inizio. Da qualche giorno, infatti, la realtà benefica ha una nuova “casa”. Si trova sempre a Monza, ma in via Santa Lucia 14/A ed è un magazzino di circa 170 metri quadrati con un’entrata privata e un piccolo bagno. “Lo abbiamo trovato tramite un’agenzia immobiliare – ci racconta Campani – abbiamo pagato tutte le spese da soli e, per ora, dal Comune, che nei mesi scorsi ci aveva detto di non avere spazi da metterci a disposizione, non è ancora arrivato alcun aiuto”.

armadio dei poveriRoberta Campani

L’INTERVISTA

Roberta Campani, l’Armadio dei poveri ha finalmente una nuova sede a Monza. Come è adesso la situazione?

In questi giorni io e la mia squadra di 16 volontari, persone di età ed estrazione sociale differente, siamo impegnati a sistemare lo spazio che abbiamo affittato in via Santa Lucia 14/A con un regolare contratto di 6 anni più eventuali altri 6. Tutte le spese, anche quelle condominiali e le bollette, sono a nostro carico. Sabato 9 dicembre riapriamo ufficialmente e dalle ore 10 alle 17 ritireremo donazioni di ogni genere.

Da lunedì 11 dicembre, poi, riprenderemo con la nostra normale cadenza. Il lunedì dalle 10 alle 17 distribuzione (previo appuntamento) alle famiglie e alle persone bisognose e ritiro. Il giovedì dalle 14 alle 17 e il sabato dalle 10 alle 17 ritiriamo cibo, oggetti e materiale di qualsiasi tipo.

Per la vostra associazione ora è tornato il sereno, ma come avete vissuto le difficoltà degli ultimi mesi?

L’Armadio dei poveri, che conta su un’incredibile squadra di volontari che praticamente quasi tutti i giorni della settimana si occupano di raccogliere, smistare e consegnare le donazioni ricevute, non si è mai fermata, ma gli ultimi 4 mesi, dopo aver perso la sede nello Spazio 37, li abbiamo praticamente vissuti in strada. Avevamo a disposizione solo un box messo provvisoriamente a disposizione da un donatore.

Armadio dei poveri

UNA LUNGA RICERCA

Prima di trovare e farvi carico della nuova sede, avete provato a bussare invano a diverse porte. In primis a quella del Comune di Monza. Ne è nata anche una polemica politica e il vostro caso ha avuto anche una ribalta mediatica nazionale. Come sono andate le cose?

Abbiamo chiesto all’amministrazione comunale di Monza, che con l’ex sindaco Allevi ci aveva donato lo Spazio 37, di aiutarci a trovare un’altra sistemazione vista l’inagibilità dopo il nubifragio. L’assessore al Welfare, Egidio Riva, ci ha detto di non avere altri spazi disponibili di proprietà comunale e ha continuato a ripeterci nei mesi scorsi di “non poter fare miracoli”.

Ad un certo punto avremmo potuto spostarci in altri Comuni nelle vicinanze, ad esempio a Cinisello e Sesto, ma noi vogliamo restare a Monza dove siamo nati. Il Comune, nonostante le promesse di darsi da fare e i colloqui con il nostro legale, non ci ha ancora dato una mano. Riva ci ha detto che avrebbe attivato la procedura di manifestazione di interesse per darci un aiuto di 500 euro al mese. Vedremo.

Armadio dei poveri

Quindi, Roberta, per il momento l’Armadio dei poveri, nome scelto in memoria di Ester, una tua amica volontaria della Caritas di Lesmo, che aveva chiamato così una realtà associativa da lei creata, può contare solo sulle proprie energie. Cosa avete in programma per il Natale?

Una nostra donatrice ha organizzato un’iniziativa benefica per finanziare le nostre attività. Chi vuole darci un contributo, potrà acquistare le Stelle di Natale in via Cavallotti, davanti all’ex cinema Metropol, venerdì 8 dicembre dalle ore 9 alle 13, sabato 9 dicembre dalle 9 alle 16 e sabato 16 dicembre dalle 10 alle 16.

POVERTA’ IN CRESCITA

Roberta, hai una lunga esperienza nel volontariato e ormai anche l’associazione che hai fondato esiste da qualche anno. Dal tuo osservatorio sul campo, noti un peggioramento della condizione economica delle famiglie a Monza e dintorni?

Le richieste che riceviamo sono davvero tante. L’inflazione e la fine del reddito di cittadinanza hanno aggravato la situazione di molte famiglie, italiane e straniere. Si fa sempre più fatica ad arrivare alla fine del mese e spesso, con un solo stipendio a disposizione, non si riescono a coprire nemmeno le spese fisse.

armadio dei poveri

In questo periodo in cui tante persone sono occupate a fare regali e preparare festeggiamenti, c’è chi fa fatica a vivere giorno per giorno. Quali sono alcuni casi emblematici tra i molti che state aiutando?

Proprio in questa settimana ho pagato personalmente la bolletta di una famiglia che ha bambini piccoli. Stiamo sostenendo una donna che non può lavorare perché non riesce più a camminare bene. C’è, poi, una famiglia che è venuta qui a Monza per far curare il proprio bambino in ospedale e, oltre alla disperazione di non sapere se sopravvivrà, non hanno il necessario per il quotidiano. I casi, comunque, sono davvero tanti. Cerchiamo di prenderci cura di tutti.