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“L’intelligenza artificiale può sostituire i giornalisti”?

7 dicembre 2023 | 16:40
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“L’intelligenza artificiale può sostituire i giornalisti”?
Luca Vajani ( sinistra) e gli sviluppatori al lavoro su nuovi videogiochi.

Sfida al Seregno Hub con professionisti dell’informazione e l’esperto Luca Vajani, ceo della software house Aries Tech. La risposta è “no”. Però…

“L’intelligenza artificiale può sostituire il giornalista”? A lanciare la sfida, presso lo spazio Seregno Hub di via Magenta, è stata la Aries Tech, softwere house milanese che sviluppa software, produce videogiochi,app e prodotti di A.I. In sala, una decina di professionisti di vari settori della comunicazione che hanno provato a mettere in difficoltà ChatGpt chiedendole di trasformarsi in foodblogger e di creare una ricetta vegana a prova di uomo single. Con tanto di valori nutrizionali, ricette celebri dello stesso tipo, costi di produzione, benefici alimentari del piatto proposto. Che, in questo caso, era la bistecca di cavolfiore.

Alla guida del test, il fondatore e ceo della società Luca Vajani (foto sotto), milanese che ha messo radici a Seregno dove una dozzina di dipendenti e collaboratori programmano e sviluppano prodotti di vario genere. Videogiochi, per lo più, ma anche software “utili” come quello in uscita a breve che aiuterà persone nello spettro autistico a comunicare. Tutto con risultati brillanti: il milione di euro di fatturato superato nel 2022.

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LA SFIDA TRA INTELLIGENZA ARTIFICIALE E GIORNALISTI

Ma come se l’è cavata il chatbot nella sfida Intelligenza Artificiale vs giornalisti? I professionisti dell’informazione rischiano davvero di vedersi rubare il lavoro dalle macchine? ChatGpt, strumento che non rientra tra i più evoluti usati da Aries Tech ma che ben si prestava all’esperimento di gruppo, si è difesa discretamente. Alla prova dei fatti ha mostrato tuttavia di non saper bluffare: i suoi limiti, come il suo immenso potenziale, si sono svelati da subito. Primo tra tutti: può commettere errori. Nella fattispecie, sul potenziale proteico della ricetta. Secondo: non capisce l’importanza di citare le fonti. Glielo devi ricordare, insomma. Terzo limite, il linguaggio: terminologia corretta e per lo più appropriata ma stile poco raffinato, ripetitivo e un po’ retorico. Il termine “delizioso” ripetuto due volte, pur in un pezzo di cucina, non è esattamente uno sfoggio di creatività lessicale. Questo succede, ha spiegato l’esperto, anche per via del fatto che la matrice d’origine è in inglese. Un occhio clinico, comunque, probabilmente smaschererebbe l’autore artificiale senza troppe difficoltà. Tutti difetti che, tocca ammetterlo, la chat è sempre felice di correggere modificando il suo testo man mano che la si interroga e le si forniscono i “binari” nei quali muoversi. Un giornalista, di norma è meno ben disposto…

LO SPIRITO CRITICO E’ UMANO

Il terreno sul quale però l’umano professionista vince a tavolino è quello dello spirito critico. Il perché lo spiega Vajani: “l’A.I. attinge, copia, memorizza, usa le probabilità su un’immensità di dati, ma non capisce quello che sta scrivendo. Insomma, deve passarne ancora di tempo prima che si avvicini allo spirito critico umano”. Nel frattempo restano decisivi, per chi  sceglie di usare l’A.I., il modo in cui la si interroga e la capacità di focalizzare domande e obiettivi, escludendo così possibili errori interpretativi.

IL CONSIGLIO DI MBNEWS

L’A.I., in definitiva, è uno strumento di tecnologia interessantissimo da imparare a padroneggiare. E utile, più che per il lavoro creativo della redazione integrale di un testo, semmai per il lavoro “sporco” di raccolta dati, ricerca fonti e approfondimento. O per brevi passaggi che possono arricchire un articolo, un po’ come si farebbe attingendo a studi, ricerche ufficiali o enciclopedie. Dopo la sfida di Aries Tech, quindi, il consiglio di MBNews è quello di farsela amica, l’Intelligenza Artificiale. Che la si usi o meno. E’ l’unico modo per tenerla d’occhio, come si fa con chi crede di poterti fare le scarpe…

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