Il caso

Lombarda Petroli, è scontro tra Comune e Fallimento sul futuro Pgt: “Così non è sostenibile”

Dopo che nell'ottobre scorso l’ultima proposta avanzata dalla Giunta per trovare un accordo con la curatela del fallimento dell’ex raffineria era stata fortemente criticata, oggi è il progetto in initinere del nuovo Pgt proposto dall'Amministrazione villasantese a suscitare una reazione negativa del Fallimento.

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Si torna a parlare di Lombarda Petroli. Dopo che nell’ottobre scorso l’ultima proposta avanzata dalla Giunta per trovare un accordo con la curatela del fallimento dell’ex raffineria non aveva trovato il successo sperato, scontrandosi con il parere negativo dei tecnici della curatela oltre che con le critiche delle opposizioni, adesso è il progetto in initinere del nuovo Pgt proposto dall’Amministrazione villasantese a suscitare una reazione negativa del Fallimento.

Progetto presentato in vista della seconda conferenza VAS (Valutazione Ambientale Strategica). Nelle sue osservazioni inviate al sindaco Luca Ornago il 10 dicembre Elisabetta Brugnoni, nell’interesse del Fallimento, contesta radicalmente le scelte dell’Amministrazione comunale a proposito dell’area ex Lombarda Petroli ancora in attesa di bonifica e recupero.

La critica muove dall’idea che un utilizzo economicamente sostenibile dell’area sia necessariamente legato al massimo possibile sviluppo della logistica e di attività produttive ad essa legate, in connessione con la contigua ferrovia.

Le critiche

Nelle osservazioni si contesta la scelta dell’Amministrazione comunale di prevedere una zona agricola di 50mila metri quadri destinata all’installazione di panelli solari e a rimboschimento, giungendo a prevedere “una barriera vegetale che impedisce fisicamente all’area di collegarsi alle rete ferroviaria, in questo modo amputandone in modo insensato la vocazione principale”.

“Un aspetto di grave illogicità delle nuove regole pianificatorie riguarda la previsione delle aree N1 per 50.000 mq destinate al rimboschimento od al posizione di pannelli fotovoltaici – commenta Brugnoni. Si tratta apparentemente di aree agricole inedificabili, ma in realtà si tratta di nuovo di aree standards male camuffate. Se è privato ed è recintato non è un corridoio, è un parco privato. Se è privato ma non può essere recintato perché deve esserne garantita la fruibilità collettiva è – giuridicamente – un area privata sottoposta ad una modalità di utilizzo pubblico o gravata da un uso pubblico, quindi è tecnicamente uno standards. Qualcuno vuole davvero seriamente sostenere che si realizzi un parco fotovoltaico di 50.000 mq – con l’investimento di milioni di euro che comporta – senza recintarlo e proteggerlo e lasciandolo in balia di vandali e di ladri di pannelli e di cavi di rame?”.

“Si rende insostenibile l’intiera operazione di riqualificazione dell’area, perché 66.000 mq di standards da bonificare in tabella A comportano un costo insopportabile nell’operazione di trasformazione urbanistica che il PGT – a parole – vorrebbe incentivare, ma nei fatti affonda definitivamente addirittura cancellando in modo contraddittorio i bonus volumetrici che solo poco tempo fa erano stati motivatamente concessi ed insistendo nell’imporre una dotazione di standards eccessiva rispetto al dovuto. Un altro aspetto di grave illogicità riguarda la previsione di soli 112.000 mq destinati ad ambito produttivo. Questa estensione è già insufficiente per rispettare l’ordinario parametro del rapporto di copertura nelle zone produttive D che il PGT fissa al 50%. Quindi, se vi sono 81.000 mq edificabili ci dovrebbero essere 162.000 mq di spazio produttivo edificabile, questo per evitare disparità di trattamento con le altre aree edificabili produttive del PGT. Ma se pure si ragioni pure sui 68.000 mq edificabili base allora l’area edificabile produttiva dovrebbe essere 136.000 mq. Nella proposta presentata dalla procedura fallimentare in fase VAS si è ipotizzata un’area edificabile ancora inferiore, pari a 127.000 mq con i residui 37.000 mq di area standards, quindi accettando già un sacrificio non modesto.
Al di sotto di questa soglia non si riesce ad esprimere il diritto edificatorio”.

Le proposte del Fallimento

La principale proposta del Fallimento è quella di portare la superficie destinata ad attività produttive a 127mila metri quadri, con possibilità di futuro collegamento alla ferrovia, destinando gli spazi residui, meno di quarantamila metri quadri tolte le aree già destinate a standard, a parco pubblico.

“Chiediamo inoltre – si legge infine. Che all’interno della superficie edificabile produttiva di 127.000 mq vengano ammesse le destinazioni produttive, per logistica di prossimità, per centro di interscambio ferro-gomma con creazione di una stazione ferroviaria merci in accesso alla linea ferroviaria Monza Lecco e per drone-porto; che all’interno della superficie edificabile produttiva di 127.000 mq venga eliminata la quinta vegetale prevista lungo la linea ferroviaria Monza Lecco e venga prevista una quinta vegetale di mitigazione sul lato est verso il margine esterno dello spazio edificabile ed attorno alla cascina residenziale esistente; che all’interno della superficie edificabile produttiva di 127.000 mq venga prevista un parametro del 20% di superficie filtrante; che all’interno della superficie edificabile produttiva di 127.000 mq venga prevista una linea di galleggiamento sul lato est verso l’esterno a circa 10 metri dal confine esterno dell’ambito edificabile produttivo entro cui contenere la sagoma degli edifici realizzandi; che la porzione di area occupata da edificio residenziale comunale venga stralciato dal perimetro dell’AT11 per evidente incoerenza urbanistica cancellando anche la previsione di oneri di demolizione e ricostruzione di tale porzione a carico dei soggetti attuatori dell’AT11 perché contrario all’art. 24 della Costituzione ed al DPR 380/2001 in tema di oneri urbanizzativi”.

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