Ritardi treno

Trenord, una riflessione sui disagi, i ritardi e le contraddizioni. Siamo tutti pendolari…

Tra cancellazioni e ritardi Trenord continua a dare disagi a migliaia di pendolari ogni giorno, ma nel frattempo Regione rinnova il contratto a Trenord e aumenta lo stipendio al sul Ad

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Treni in Brianza. Ritardi su ritardi, soppressioni continue e vagoni affollati con i pendolari che devono lottare tra di loro, per trovare un pertugio in cui infilarsi. Sono le condizioni in cui verte la qualità del servizio Trenord. La stessa, a pensarci bene, per la quale l’amministratore delegato di Trenord, Marco Piuri, è stato premiato da Regione Lombardia con un incremento del 20% sul suo stipendio così da raggiungere quota 627 mila euro annui, di cui 212 mila in parte variabile dovuta al raggiungimento di alcuni obiettivi.
Non è ancora chiaro, tuttavia, quali siano questi obiettivi di qualità: qualcuno lo spighi agli stakeholder di Trenord, ossia ai migliaia di pendolari brianzoli, studenti e lavoratori, che ogni giorno prendono un treno.

E non c’è corsa che non abbia un minimo di almeno 5 minuti di ritardo. La cosa si fa più seria quando i minuti salgono a 15 o addirittura a 30 minuti. Chi lo va a spiegare al datore di lavoro, quando il lavoratore si presenta in ritardo? Ovviamente, in barba al buon senso e con una certa ironia, non si può non dire che la responsabilità sia proprio quella dei lavoratori o degli studenti, che non hanno pensato di prendere il treno precedente togliendosi ore di sonno ogni mese.

Ora, mettiamo che un pendolare brianzolo che deve essere a Milano per lavoro tra le 8.30 e le 9.00 decida di prevenire ogni possibile ritardo, prendendo la corsa precedente. Mettiamo che la sua linea sia quella di Seveso o di Asso, e che il treno lo prenda a Cesano Maderno (stazione da cui passano più linee, compresa quella diretta e quella che porta a Garibaldi  ndr). Per essere puntuali al lavoro sarebbe più che sufficiente prendere il treno diretto delle 8 o il suburbano delle 8.05. Quest’oggi, 18 dicembre, il diretto delle 8 è stato soppresso e quello delle 8.05 è arrivato con otre 20 minuti di ritardo. A voler prendere quello prima il treno delle 7.45 è stato cancellato e quello prima ancora, quello delle 7.35, guarda caso è arrivato in ritardo.

Dati alla mano, gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da continui tagli ai treni e da un contestuale raggiungimento del record del minimo della puntualità, precipitata sotto l’80%.

TRENORD È SEMPRE IN RITARDO?

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In buona sostanza i ritardi sono il risultato di una gestione poco organica e di scelte sbagliate? Domanda lecita, ma perchè Regione Lombardia ha deciso di rinnovare il contratto di servizio per 10 anni con Trenord senza metterlo a gara? E questo dopo che lo stesso assessore ai Trasporti, Franco Lucenti, all’inizio di luglio ha scritto una lettera a Trenord lamentando ritardi, soppressioni e cancellazioni di treni già pronti a partire. Insomma, viva la coerenza.

E se la giunta Fontana difende la Lombardia come locomotiva del Paese, l’opposizione nelle vesti di Pd e di M5s non le manda certo a dire sostenendo che le scelte della giunta Fontana siano fuori dalla realtà.

Semplice bagarre politica o “lavoro” di propaganda d’opposizione? No, qui l’appartenenza politica non c’entra affatto.

La lettera dell’assessore regionale non sarebbe strana o contraddittoria se fosse stata scritta in qualsiasi altra regione del Paese, poiché la gestione del trasporto sarebbe stata affidata ad un’azienda esterna.

Non è il caso della Lombardia dove a fondare Trenord (e a decidere chi la amministra) è proprio la Regione.  Regione è anche proprietaria dell’azienda e allo stesso tempo cliente del servizio che offre quell’azienda. Tradotto, Regione è controllore e controllata e ha il potere di decidere anche sugli aumenti dei biglietti così come da DGR, delibera della giunta regionale XI/611.

Strano caso, anche se tutto regolare. A Noi basterebbe che il servizio fosse più efficiente e che i treni arrivassero in orario e ci portassero a destinazione senza ritardi. Non chiediamo (per ora) nulla di più.

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