Diventare madri dopo il cancro al seno con mutazioni dei geni BRCA: si può ed è sicuro. Lo studio

Lo studio ha coinvolto diversi centri nel mondo, tra cui la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza.
Diventare madri dopo una diagnosi di cancro al seno dovuto a mutazioni dei geni BRCA: si può ed è sicuro. Una nuova ricerca pubblicata sulla rivista medica JAMA ha rivoluzionato la prospettiva di donne con mutazioni dei geni BRCA, dimostrando che la gravidanza è sicura dopo la diagnosi di cancro al seno. Coordinato dal Prof. Matteo Lambertini dell’Università di Genova, lo studio coinvolge la Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza tra i centri di ricerca globali.
Le mutazioni dei geni BRCA1 e BRCA2 sono noti fattori di rischio per il cancro al seno e alle ovaie, portando ad un aumento della probabilità di sviluppare tali tumori. Questa ricerca, condotta su 4.732 donne in 78 centri internazionali, ha dimostrato che donne con mutazioni BRCA che hanno affrontato il cancro al seno possono concepire in modo sicuro. Una su cinque ha concepito entro 10anni dalla diagnosi di tumore, con un tempo medio dalla diagnosi al concepimento di 3 anni e mezzo. Non solo si è dimostrata la fattibilità e la sicurezza di una gravidanza (i tassi di complicazioni o di rischi di malformazioni del feto sono in linea con quelli della popolazione generale), ma anche che in queste pazienti non si è verificato un incremento della probabilità di ricomparsa del tumore.
Un punto di particolare interesse è che non solo la gravidanza si è rivelata sicura, ma non è stato osservato un aumento del rischio di ricomparsa del tumore nelle pazienti coinvolte nello studio.
«I risultati di questo studio consentono invece di sfatare il mito che gli ormoni della gravidanza possano avere un impatto negativo sull’outcome oncologico di queste giovani donne», commenta Robert Fruscio, professore di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, principal investigator per il centro monzese. «Possiamo finalmente fornire rassicurazioni sul fatto che, dopo un’adeguata cura del carcinoma della mammella e un appropriato periodo di osservazione, la gravidanza non dovrebbe più essere sconsigliata a queste donne».
«Siamo molto soddisfatti di aver contribuito in maniera significativa a questo studio, che consente di fare un deciso passo avanti nella cura delle donne portatrici di mutazioni dei geni BRCA, e orgogliosi di essere diventati negli anni centro di riferimento per la prevenzione dei tumori ginecologici in donne con aumentato rischio genetico», aggiunge Fabio Landoni, direttore della Clinica di Ginecologia della Fondazione IRCCS San Gerardo dei Tintori e professore di Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. «Il lavoro appena pubblicato è uno splendido esempio di come la ricerca condotta in maniera rigorosa possa avere un impatto immediato e pratico sulla clinica».