Cronaca

Guinzaglio, manette ai polsi e lucchetti ai piedi: da Monza e Brianza appello e petizione per Ilaria Salis

Le immagini del processo di Ilaria Salis, insegnante monzese e attivista antifascista, oggi detenuta in Ungheria, hanno fatto il giro del mondo.

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- Foto d'Archivio

Le immagini del processo di Ilaria Salis, insegnante monzese e attivista antifascista, oggi detenuta in Ungheria, hanno fatto il giro del mondo. Catene a polsi e caviglie, sguardo stravolto e un sorriso accennato solo per la sua famiglia. In carcere a Budapest da quasi un anno, è accusata di lesioni aggravate nei confronti di due presunti neonazisti nel corso delle manifestazioni per il “Giorno dell’onore”. Ilaria si è dichiarata innocente e non è stata denunciata dagli aggrediti. Un giro lunghissimo per poi tornare in Brianza, e più precisamente nel Consiglio Provinciale dove, il 30 gennaio, Vincenzo Di Paolo, capogruppo di Brianza Rete Comune, ha espresso forte dissenso e indignazione.

Le immagini dell’arrivo di Ilaria Salis in tribunale incatenata e tenuta al guinzaglio, con manette ai polsi e lucchetti ai piedi, sono state definite “indecifrabili e inaccettabili“.

Vincenzo Di Paolo

ILARIA SALIS, L’APPELLO DAL CONSIGLIO DELLA PROVINCIA DI MONZA E BRIANZA

“Sono immagini indecenti e inaccettabili – ha dichiarato Di Paolo – sintomatiche di un vergognoso arretramento dello Stato di diritto in un Paese dell’Unione europea. A questo trattamento degradante si somma il mancato rispetto del fondamentale diritto di difesa, posto che, come si apprende da fonti di stampa, alla difesa di Ilaria Salis sarebbe stato impedito l’accesso a basilari atti di indagine.”

Secondo Di Paolo, “quanto sta avvenendo a Ilaria Salis e agli altri attivisti coinvolti negli arresti e nei fermi ungheresi deve interessare tutti noi. Perché sul loro corpo si gioca una partita che riguarda la qualità della democrazia nel nostro continente e il tema della tutela dei diritti umani. Un anno di reclusione senza processo, in condizioni estreme, un trattamento violento e di privazione dei minimi diritti umani, in presenza di una sproporzione clamorosa tra fatti contestati e pene previste, costituiscono un segnale di allarme sui rischi che corre l’Europa.”

“L’adesione all’Unione europea comporta la condivisione di principi giuridici e di civiltà la cui violazione impegna tutti alla denuncia e al contrasto. Vogliamo ribadirlo anche da qui – ha detto il capogruppo della lista di centrosinistra – dai banchi del consiglio provinciale di Monza e della Brianza. E vorremmo che questo grido di denuncia fosse condiviso e rilanciato da tutti. E che arrivasse dal nostro territorio una voce forte nei confronti del Governo italiano, perché si attivi e intervenga nei confronti di Orban e delle autorità ungheresi, perché siano garantiti e rispettati i più basilari diritti. L’Europa che vogliamo – sostiene Di Paolo – non è quella delle catene ai piedi, dell’autoritarismo che limita e comprime le libertà delle persone.”

Per il gruppo di Brianza Rete Comune, la vicenda di Ilaria Salis “richiama quella di tante altre persone che – anche in Italia – vedono compressi e non garantiti i propri diritti. Non siamo arrivati al guinzaglio e alle catene attorno al collo, ma la condizione di tanti nelle carceri sovraffollate è drammatica e inquietante. Inquietante, nel senso che – per chi ha modo di vedere e vivere quella realtà – rende inquieta la coscienza.”

Di Paolo ha ribadito che “anche noi, come istituzione locale, possiamo agire concretamente su questo fronte. Vogliamo rinnovare in questa sede la proposta dell’istituzione del Garante provinciale dei diritti delle persone detenute. È un impegno concreto che noi vogliamo portare avanti.”

petizione Ilaria Salis

LA PETIZIONE ONLINE

Intanto per riportate in Italia la 39enne, diplomata al Liceo Zucchi di Monza e militante nel centro sociale Foa Boccaccio, è stata lanciata una petizione online dal Comitato “Ilaria Salis libera”, che ha superato le 87mila firme. 

Ilaria Salis rischia otto anni di carcere per lesioni personali e altri otto per appartenenza a una organizzazione antifascista internazionale, ma trattandosi di due reati cumulati, per ciascun reato si deve aggiungere il cinquanta per cento della pena prevista, per un totale di ventiquattro anni complessivi. 

 

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