Imprenditoria femminile, Confimi Industria porta il suo Manifesto a Bruxelles

Paola Marras, membro del Gruppo Donne dell’associazione imprenditoriale, ci racconta l’esperienza al Parlamento europeo, dove è stato presentato un progetto che punta ad una legge comunitaria sulla parità di genere.
Monza. Definire al meglio l’imprenditoria femminile, operare nella parità finanziaria e normativa, introdurre nuove best practice. Questi alcuni degli obiettivi principali di “Start WE up – Accendiamo l’imprenditoria femminile” il Manifesto redatto dal Gruppo Donne Imprenditrici di Confimi Industria e dal media civico “Le Contemporanee”.
La proposta, che ha il patrocinio di Unioncamere, del Comitato Impresa Donna e del Ministero delle Imprese e del Made In Italy, oltre al sostegno di numerose associazioni di ambiti diversi, ha l’ambizione di puntare ad una funzionale e strutturata parità di genere, che sia una parità di diritto davvero no gender.
IN EUROPA
“Start WE up – Accendiamo l’imprenditoria femminile”, lungo la strada che sta facendo, è approdato il 23 gennaio a Bruxelles, dove su invito della Vice Presidente, Pina Picierno, il Manifesto è stato presentato al Parlamento Europeo.
Un traguardo importante, che arriva dopo oltre due anni di lavoro in cui “Start WE up”, scritto e condiviso dalla Giunta nazionale Donne di Confimi Industria, capitanata da Vincenza Frasca, ha dato vita ad una prima Masterclass a Roma e ha trovato anche spazio nella sede di rappresentanza del Parlamento europeo in Italia.

“A Bruxelles, dove il nostro progetto è stato ben accolto, in particolare sulla Diversity dalla vice premier belga, Petra de Sutter, abbiamo raccolto input ed opportunità che ora svilupperemo sul territorio” spiega, in quest’intervista, Paola Marras, presidente del Gruppo Donne Imprenditrici di Confimi Industria Monza Brianza e Bergamo e membro della Giunta nazionale Donne Imprenditrici.
“Con il manifesto “Start WE up” non vogliamo solo supportare l’imprenditorialità femminile con una proposta di legge unica e comunitaria, che attualmente non esiste – continua – vogliamo innestare un potente cambiamento culturale per disegnare una nuova dimensione dell’economia del domani in termini di governance, di responsabilità sociale e di finanza sostenibile”.
L’INTERVISTA
Paola Marras, cosa è in sintesi il Manifesto “Start WE up – Accendiamo l’imprenditoria femminile”?
Un disegno strategico e funzionale, politicamente trasversale, capace di modificare una vecchia legge del 1991, ma soprattutto di definire a livello nazionale e comunitario la denominazione corretta di Impresa Femminile. Nasce oltre due anni fa dall’impegno portato avanti dal Gruppo Donne imprenditrici nazionale, capitanato da Vincenza Frasca, insieme ai gruppi donne territoriali.

Lei insieme, tra le altre, a Rita D’Arenzo, Vice Presidente di Confimi Monza e Brianza e a Raffaella Corti, consigliera del nostro Gruppo Donne, ha fatto parte della delegazione del Gruppo Donne Imprenditrici di Confimi Industria che il 23 gennaio ha presentato “Start WE up” a Bruxelles di fronte al Parlamento europeo. Come siete arrivate sin lì?
Dopo passaggi istituzionali e programmatici, su invito della Vicepresidente, Pina Picierno, abbiamo potuto portare all’attenzione dell’Europa una serie di proposte per definire al meglio l’imprenditoria femminile, operare nella parità finanziaria e normativa, introdurre nuove best practice.
Nella sede del Parlamento europeo, di fronte ad una platea composta da europarlamentari, imprenditrici, rappresentanti di associazioni economiche, sociali e culturali, abbiamo spiegato il nostro progetto. Vogliamo accendere l’imprenditorialità femminile con una proposta di legge unica e comunitaria, ma anche portare proposte concrete al sostegno di una funzionale e strutturata parità di genere.
I DETTAGLI
Ormai tornata in Italia, come giudica l’esperienza a Bruxelles?
È stato decisamente un successo. Abbiamo raccolto un sostegno trasversale e molti input che proveremo a sviluppare. L’ottima accoglienza al Parlamento europeo è anche frutto del fatto che il nostro Gruppo Donne nazionale e territoriale di Confimi Monza e Bergamo, fin dalla nascita, ha lavorato coeso a sostegno dell’imprenditoria femminile. Sono grata davvero per il lavoro che abbiamo svolto tutte insieme e che continueremo a svolgere nei prossimi mesi.

Quali aspetti del Manifesto “Start WE up” sono emersi, in particolare, nella presentazione al Parlamento europeo?
Parto da un dato: secondo Unioncamere oltre il 23% delle imprese in Italia sono condotte da donne, ma potrebbero essere molte di più se si andrà a modificare la legge 215 del 92, che pone dei paletti stringenti in ambito di quote di possesso e di percentuale di partecipazione ai Cda.
Ecco perché a Bruxelles abbiamo voluto sottolineare che è importante incentivare la creazione di nuove imprese, femminili e non, ma si deve necessariamente lavorare sulla messa a protezione delle imprese oggi in attività.
LE PROSPETTIVE
Quali sono gli elementi su cui, secondo il Gruppo Donne di Confimi Industria, bisogna maggiormente intervenire?
L’ossatura economica italiana si basa sulle Pmi, spesso a conduzione familiare. I dati riportano che solo il 13% delle imprese familiari arriva a terza generazione, mentre nei prossimi 3/5 anni oltre il 20% delle imprese a conduzione familiare saranno chiamate ad un processo di ricambio generazionale, che troppo spesso è legato alla cultura di genere maschile del fondatore.
Le donne, insomma, entrano in azienda, ma non vi è una vera riconoscibilità del ruolo sotto tutti i profili. Ad esempio raggiungono sovente il ponte di comando oltre i 57 anni, mentre gli uomini lo fanno molto prima. Va aggiunto che si assommano negatività come la difficoltà a conciliare gli impegni femminili e la mancata autodeterminazione.

A questo punto quali saranno i prossimi passi del Manifesto “Start WE up”?
Sui nostri territori abbiamo portato all’attenzione delle imprese, delle associazioni, dell’opinione pubblica temi legati alla finanza, alla salute, alla trasformazione digitale, alla necessità di crescere nelle relazioni e soprattutto nella formazione, introducendo per primi obiettivi come la certificazione di genere.
Punteremo maggiormente ai fondamentali della sostenibilità, sia in ambito finanziario sia in ambito di governance con ben chiari i goal dell’agenda 2030. Ripartendo dal Parlamento Europeo, porteremo all’attenzione dei nostri territori la progettualità e le esperienze raccolte, per poi cooperare con gli organi politici al fine di arrivare ai passaggi finali.
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