Pusher al Parco delle Groane: chieste condanne di 13 e 12 anni

Una tappa significativa è stata raggiunta nel processo contro gli ultimi due pusher, di origine magrebina, collegati all’ex bosco della droga. L
Una tappa significativa è stata raggiunta nel processo contro gli ultimi due pusher, di origine magrebina, collegati all’ex bosco della droga. La Procuratrice Sara Mantovani ha avanzato richieste di condanna di 13 e 12 anni di reclusione rispettivamente. Le sentenze definitive sono attese entro la fine del mese. L’attenzione è ora rivolta all’esito di questo processo, che ha coinvolto un imponente sforzo da parte delle forze dell’ordine, con particolare riconoscimento al ruolo determinante dei Carabinieri, della Polizia Locale e dei volontari Gst, con menzione speciale per il gruppo noto come “Serpico”.
Il vicesindaco di Ceriano Laghetto, Dante Cattaneo, ha dichiarato: “Ora spero che tutto quello che è stato fatto qui, possa essere esportato altrove, laddove la piaga dello spaccio, della microcriminalità diffusa e del degrado ancora soffoca e mortifica i cittadini onesti e tutte le persone perbene. Volere è potere”.
Lo scorso ottobre, condanne esemplari (da 13 anni e 4 mesi di reclusione), multe di 29mila euro e rimborso di spese legali a carico degli imputati erano state inflitte dal Tribunale di Milano, su richiesta del pm Stefano Civardi della DDA della Procura meneghina, ad alcuni dei componenti del sodalizio criminale che operava all’interno del Parco delle Groane. Un’organizzazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti, smantellata dai Carabinieri di Cesano Maderno, in una vasta operazione antidroga che ha portato all’arresto di diverse persone coinvolte in un mercato take-away 24 ore su 24.
Eroina, cocaina e hashish erano venduti come in un vero e proprio supermercato della droga, con ogni membro dell’organizzazione criminale che aveva un ruolo ben definito: dai capi e organizzatori agli addetti alla vigilanza, dagli autisti ai fornitori specifici per ogni tipo di stupefacente, persino in grado di procurare quantità consistenti di droga in una sola volta. L’organizzazione non ha conosciuto alcuna battuta d’arresto, continuando a operare anche durante il periodo della “zona rossa” in piena emergenza Covid e persino durante le abbondanti nevicate invernali. I pusher erano appostati tra gli alberi in diversi orari del giorno e della notte, pronti a vendere dosi a gruppi numerosi di acquirenti provenienti da diverse località, spesso giungendo attraverso le tratte ferroviarie che confluivano alle vicine Stazioni Ferroviarie.