Cisl: cosa dicono le dichiarazioni dei redditi della Brianza

Il sindacato inquadra i dati del Ministero Economia e Finanza, che annualmente fornisce le informazioni relative alle dichiarazioni IRPEF.
Un brianzolo su cinque rischia di scivolare nella povertà, riferisce Cisl di Monza e Brianza. In un articolato comunicato stampa del segretario Mirco Scaccabarozzi, il sindacato inquadra i dati del Ministero Economia
e Finanza, che annualmente fornisce le informazioni relative alle dichiarazioni IRPEF. E ne trae una serie di conclusioni non troppo rassicuranti. I redditi dei cittadini brianzoli tradiscono la presenza di fattori di rischio come il gender gap e la fragilità, in condizioni economicamente medio-basse, di cittadini stranieri e famiglie con tanti figli.
I DATI DEL MINISTERO SUI REDDITI DEI BRIANZOLI
Il dato di partenza è che la provincia di Monza Brianza conta oltre 606 mila (606.365) contribuenti distribuiti nei 55 comuni per un reddito complessivo dichiarato che supera i 15,3 miliardi di euro. “Ma al di
là del mero computo numerico – dice Cisl – interessante è la redistribuzione reddituale tra lavoratori dipendenti, pensionati, imprenditori e autonomi”, informazione che poi orienta le scelte politico-sindacali a sostegno di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati. “Grazie al nostro centro studi Bibliolavoro – informa Scaccabarozzi – abbiamo elaborato alcuni dati a livello provinciale che illustrano la stratificazione sociale. Anzitutto si impone la presenza di un numero consistente di persone con redditi medio bassi e una
ricchezza che si concentra invece in una fascia più ristretta della popolazione. Ciò è palese considerando i redditi medi: oltre 63 mila euro l’introito degli autonomi, poco più di 26 mila euro quello dei dipendenti e poco più di 21 mila euro quello dei pensionati” . Fattore cruciale per il sindacato è però l’incidenza, ovvero quanto pesano le forze contribuenti: i dipendenti del monzese (60,2%) incidono per il 63,5%, i pensionati (35,7%) per il 29,7% mentre autonomi e imprenditori (4%) per il 6,8%. La forbice, come traspare, si allarga considerevolmente.

Sull’intero quadro pesano poi i prezzi al consumo, soprattutto del comparto alimentare, che si innalzano con percentuali più consistenti, cosicché il potere
di acquisto dei cittadini decresce progressivamente. “Il ridotto aumento del reddito dei dipendenti nell’ultimo triennio (+3,12%) che traspare dai dati IRPEF, non regge certo il confronto con gli aumenti determinati in primis dallo scoppio della guerra in Ucraina”.
UN BRIANZOLO SU 5 RISCHIA LA POVERTA’
E’ poi l’elaborazione dell’Osservatorio Vulnerabilità e Resilienza a dire che in provincia di Monza Brianza più di un contribuente su cinque (22%) appartiene alla categoria dei cosiddetti vulnerabili, ovvero coloro che
assommano a redditi bassi anche qualche altra forma di disagio economico o sociale, che li porta ad essere maggiormente esposti al rischio di scivolamento in povertà ed esclusione sociale, un dato sicuramente allarmante”. Tra i maggiori fattori di rischio emergono il gender gap, la cittadinanza straniera e l’appartenenza a una famiglia con figli, specie se numerosa e con minori.
D’altra parte risultano essere fattori protettivi l’età più anziana ed il poter beneficiare di un reddito da pensione, decisamente più stabile nel periodo pandemico rispetto al reddito da lavoro.
L’AZIONE SINDACALE CISL SULLA BASE DEI REDDITI
“Per la Cisl – sostiene Scaccabarozzi – l’azione sindacale deve anzitutto fermare la perdita del potere d’acquisto dei salari. E ciò mediante un’accelerazione nel rinnovare i contratti di lavoro (alcuni fermi da anni) e un nuovo impulso impresso alla contrattazione aziendale e territoriale. Vanno inoltre incalzati gli Enti locali, Regione Lombardia in testa, affinché da un lato ci sia una
razionalizzazione delle misure di sostegno al reddito, rendendole più integrate a quelle nazionali. Ad oggi contiamo circa 60 misure a sostegno del reddito tra nazionali e regionali, ma ognuna di queste risponde a criteri di accesso diversi, di Isee, di condizioni sociali, di nucleo famigliare. D’altro lato va rafforzato il welfare di prossimità, ovvero il sistema dei servizi pubblici sociali, sanitari e socio- sanitari con particolare riguardo per quelli previsti per il contrasto alla povertà”.