Lissone, l’assessore Massimo Rossati boccia la Città 30km/h: “Decisione ideologica”

Lissone amplia il limite a 30 km/h nelle vie del centro, ma l’assessore all’urbanista Massimo Rossati esclude una città a 30 km/h.
Lissone Città 30? “No, assolutamente”. Per Massimo Rossati, assessore all’ambiente e urbanistica, l’idea di una città a 30 km/h è una decisione “ideologica”. Di conseguenza a Lissone l’ampliamento della Zona 30 di questi giorni riguarda solo le vie centrali con l’installazione di cartellonistica, dissuasorie dossi artificiali per rallentare la marcia dei veicoli.

La Città del Mobile ridimensiona quindi ilmodello bolognese (apprezzato invece dal consigliere comunale di Monza Francesco Racioppi leggi qua l’articolo), dopo aver ridotto la ZTL e aumentato i parcheggi gratuiti in centro.
Lissone Città 30, l’intervista a Massimo Rossati
La reazione dei cittadini all’abbassamento della velocità è spesso di grande scetticismo: come mai il nuovo limite non piace ai cittadini?
“Lo scetticismo dipende dal modo in cui si applica il limite. Se l’applicazione è come la vedo io ideologica, cioè fatta a tappeto su tutto il territorio, i cittadini hanno anche ragione a criticare il provvedimento. Se però questa scelta viene fatta in modo mirato, puntuale e in seguito a uno studio di fattibilità, il cittadino può metabolizzarla molto più facilmente e saprà riconoscere la criticità quando questa si palesa. La riduzione a 30 km/h non è poi così distante dall’effettiva velocità reale che la macchina percorre nelle vie del centro. Non ritengo che a Lissone ci saranno le criticità viste a Bologna perché la Zona 30 è applicata solamente alla vie centrali che manifestano delle condizioni di problematicità”.
Lissone sarà mai “Città 30”?
“No, assolutamente. La scelta sarà sempre puntuale sulla base di alcuni studi specifici e non sarà mai applicata, fino a che ci sarò io, in modo ideologico su tutto il territorio. L’applicazione della Città 30 secondo me non porta benefici”.

Lissone amplia la Zona 30 in un’ottica di maggiore convivenza tra pedoni, ciclisti e automobilisti, ma riduce la ZTL e aumenta i parcheggi gratuiti. Non si tratta di una contraddizione?
“No, è un punto di equilibrio. La riapertura della ZTL rappresentava uno degli obiettivi dell’amministrazione e dallo studio di traffico si era verificata la capacità del sistema stradale di reggere un maggiore flusso di traffico. Ad oggi infatti non mi risultano criticità dovute dall’apertura della ZTL, abbiamo perseguito l’obiettivo sempre sulla base di dati oggettivi: tuttavia questo ha generato secondo me la necessità di rallentare la marcia vista la conformazione del centro storico. Non è più un divieto, ma quantomeno un rallentamento. Può essere visto come una contraddizione o un punto di equilibrio”.

L’introduzione del limite a 30 km/h è il primo passo verso l’eliminazione dell’auto come mezzo di trasporto?
“Ritengo che bisogna applicare un po’ di buon senso. Diventa difficile sostituire l’auto in tempi medio-brevi, basta guardare il traffico sulle strade. Pensare che tutti gli automobilisti possano muoversi a piedi o in bicicletta mi sembra abbastanza utopico. È però importante dare un’alternativa come la bicicletta o il trasporto pubblico, ma dipende dalle infrastrutture che abbiamo a disposizione”.

Lissone ha quindi in programma di potenziare la rete ciclabile?
“Stiamo studiando assieme alla Provincia dei progetti di potenziamento della rete ciclabile provinciale. Ritengo utile infatti rafforzare le vie di mobilità dolce, ma l’importante all’inizio è avere poche ma buone ciclabili. Alcune ci sono già, ma bisogna metterle in rete”.
Un esempio sarebbe quindi la ciclabile di Via Pacinotti non ancora collegata a quella su Via Europa a Vedano al Lambro?
“È un valido esempio. Io stesso venendo da Monza faccio quel tragitto e l’attraversamento lì può essere difficoltoso. Occorrerà svilupparlo per dare la possibilità di connettersi a Monza e al parco in una direzione e dall’altra dirigersi verso Viale della Repubblica e il Pratone. Bisognerà costruire una rete per la creazione di una rete capillare sul territorio, sempre sulla base di studi e analisi”.

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